mercoledì 27 ottobre 2010

NEI PAESI CATTOLICI E MUSULMANI...LE DONNE

Come volevasi dimostrare. Quasi tutto il mondo è paese. Primo. Le donne istruite o che lavorano, continuano a dare fastidio soprattutto, però, nelle nazioni dove è più forte la mentalità cattolica e musulmana. L’ultima notizia ci viene dall’Iran, dove si è verificato un giro di vite sull’accesso delle donne all’università. Su ben dodici corsi, tra i quali le scienze politiche, la psicologia e la filosofia, in quanto non in armonia con i principi religiosi dell’Islam, sono state poste delle restrizioni. Maggiormente preoccupa il governo iraniano lo studio di genere, ovvero i corsi “Women Studies”. Secondo l’Ayatollah Ali Khamenei potrebbero indurre dubbi religiosi nelle giovani menti. E chissà quanto altro di più pericoloso nelle menti delle giovani donne!
Le donne che studiano nelle università iraniane rappresentano il 49, 5%, ma da due anni a questa parte sono calate del 10%.
Secondo. Il Parlamento europeo ha approvato norme legislative relative ai congedi di maternità. Una di queste prevede il contributo del padre del neonato per almeno due settimane nel periodo obbligatorio delle venti settimane del congedo della madre. La proposta si basa sull’idea che un adeguato congedo parentale porti vantaggi economici, favorendo la crescita dell’occupazione delle donne e della fecondità.
In Italia le norme relative ai congedi di maternità sono quasi al top, ma il lavoro femminile continua ad aggirarsi intorno al 45/46 ,mentre in Francia e in Inghilterra, nonostante periodi più brevi e minori coperture , i tassi di presenza sul mercato del lavoro delle donne con figli superano il 60 %.
Certamente perché in questi Paesi c’è un migliore sistema di servizi e agevolazioni fiscali alle famiglie con figli e maggiori opportunità di lavoro per le donne. Ma anche, e non poco, in virtù di una mentalità più aperta. In Italia l’utilizzo dei congedi parentali da parte dei padri è stato pari al 7 %. I motivi? Non soltanto il motivo che la perdita di salario sarebbe assai elevata le ripercussioni sulla carriera. C’è anche –scrive per esempio WWW.LA VOCE.INFO, una componente culturale: la “paura cioè di uno stigma sul posto di lavoro.”. Appunto, i maschi italiani per essere considerati adeguatamente virili, devono, come si può constatare vedendo in Tv gli spot pubblicitari, tornare a casa dal lavoro e sedersi sul divano mentre la moglie: è alle prese con la polvere che non se ne vuole andare ,o con qualche tipo di detersivo da cambiare in meglio dietro l’autorevole consiglio di un uomo, o con un pollo da cuocere dentro un orribile nylon trasparente e prontamente portato in tavola a un marito seduto da chissà quanto in attesa. Immutabili spot, immutabili scenari reali nel Paese delle nonne sostitute dei servizi sociali, delle donne un po’ escort e un po’ madonne, delle famiglie eternamente alle prese con cresime e prime comunioni ,eccetera.

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