L'ON.PAOLA TOCCO VERDUCI E LE MESTRUAZIONI DELLE MATTE
Quando arrivai all’aeroporto di Linate era già pomeriggio:l’aereo, un DC9 dell’Alitalia, sarebbe decollato alle 19 . Ero al mio primo viaggio e quindi l’emozione era alle stelle e, fortunatamente, non c’era la folla di oggi: solo viaggiatori lavoratori, manager insomma e lo si capiva bene dalla borsa di pelle e dall’evidente sicurezza.
Presi posto accanto a una signora anziana molto ben vestita e dai modi aristocratici; cercai di concentrarmi su tutti i passaggi da effettuare dopo aver ascoltato l’hostess: come allacciare le cinture, cosa fare se.... L’aereo decollò, puntò sui cieli di Genova e lo spettacolo del paesaggio dall’alto mi incantò mentre la sera cominciava ad avvolgere l’atmosfera; soprattutto mi rapì l’ampia distesa marina con le onde dolcemente increspate. Superata Genova vennero distribuiti dei vassoi con l’antipasto composto di diversi tramezzini molto gustosi; forse non avevo pranzato,forse l’età –ne avevo 25- divorai tutto velocemente, tanto che l’anziana signora mi offrì anche il suo vassoio, che accettai seduta stante. E si presentò: era di ritorno a Palermo dove l’attendeva il marito e io le spiegai che ero una dirigente del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana in trasferta.
A Punta Rais era già buio quando sbarcammo; ora l’aeroporto è intitolato a Borsellino.
Ad attendermi c’era la delegata provinciale del M.F., la dott. Paola Verduci Tocco.
A bordo della sua auto guidata dall’autista raggiungemmo Sferracavallo dove in un l’hotel si sarebbe svolto il corso di formazione per giovani. Con mia sorpresa scoprii che le corsiste mi avevano aspettata per la cena e io mi sentii gelare dentro perché con due vassoi di tramezzini avevo già fatto il pieno. Ma l’ospitalità siciliana prevedeva tassativamente questo passaggio: io a capotavola per la cena, non leggera come quelle del nord.
Paola Verduci Tocco era una messinese laureata in chimica e in farmacia, era stata la prima donna assessora dell’ Assemblea legislativa regionale dal 1947 al 1955 e Il marito era un medico primario.
Ritornai a Palermo altre volte e sempre l’onorevole venne a ricevermi all’aeroporto e una volta andammo anche a casa sua dove,mi aveva anticipato a Punta Rais, trovai l’omaggio di un lussureggiante mazzo di fiori.
Nel 1960 era diventata commissaria del manicomio che contava qualcosa come 5000 degenti. Una volta mi raccontò di quella terribile città concentrazionaria , uguale a tante altre prima della riforma Basaglia del 1978.
Era stata lei, in qualità di commissaria, a creare una filiera dalla tessitura alla confezione per gli abiti dei ricoverati, che prima giravano spauriti mezzo nudi. Era stata lei a portarli al Teatro Massimo vestiti come tutti e tutte i partecipanti. Aveva portato dentro gli spettacoli del teatro Zappalà e aveva imposto che i pazienti venissero chiamati con il nome proprio. Dunque, una donna aveva pensato e messo in pratica la dignità dei malati mentali prima del grande psichiatra ma non si sapeva.
Ma questo l’ho letto. Quello che lei mi raccontò, o che io ricordo per l’orrore che mi fece , fu un particolare al femminile: alle donne pazienti non erano mai stati dati i supporti igienici per le mestruazioni.
Ma perché,perché questa sorta di dimenticanza, o sottovalutazione o altro da parte degli uomini al comando?
Già, gli uomini non hanno le mestruazioni e non sono stati abituati a mettersi nei panni delle donne,le altre. E poi si trattava di matte!
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