martedì 1 novembre 2011

L'ETICA CATTOLICA DELL'ON.LUPPI E COMPANY

Ha scritto un libro per dimostrare una tesi cara ai ciellini eredi di don Giussani. Si è anche valso dell’autorità di un vescovo come monsignor Crepaldi di Trieste per sostenere che “è più grave la presenza di principi non accettabili nel programma che non nella pratica di qualche militante”. In altri termini: poco importa la vita privata che conduce un politico se il suo programma, il suo impegno può essere giudicato eccellente. Il politico-deputato dal 2001 il cui libro autobiografico sta per uscire, si chiama MAURIZIO LUPI. Tutti/e lo conoscono perché è sovraesposto nelle Tv italiane, dove gioca sempre una postura e un’espressione facciale da cattolichino sereno, impegnato e severo con se stesso. E come succede da sempre a chi ha avuto una formazione nella Chiesa, sa come scansare le domande inopportune (dal suo punto di vista) con delle giravolte improbabili. Dunque, IL CORRIERE DELLA SERA DEL 30 ottobre gli ha riservato un trattamento di favore con un lungo articolo intitolato: IL PDL LUPI SCRITTORE SULL’IMPEGNO DEI CATTOLICI ‘NON MI CONVINCE L’ONDATA DI MORALISMO’. Si sa che “l’ondata di moralismo” riguarda i giudizi che circolano sulla vita del (suo) Presidente di Consiglio. Inaccettabili! Certo, lui ammette che è legittimo un certo disagio, e che la sua vita di uomo che non intende cornificare la moglie, sia molto diversa. Lupi ha scritto anche per gli altri, soprattutto per i ciellini che sono i portabandiera in politica di un’antica tesi della Chiesa di Roma che s’impara a catechismo. In breve: Dio si serve per il suo disegno sull’umanità anche di servi peccatori. Altrimenti la storia della Chiesa non si saprebbe come accettarla, visto che è stata percorsa da Papi e prelati di potere assai lontano da scelte di vita evangeliche. Dalla Chiesa si passa allo Stato e il gioco è fatto. Come dire, da papa Borgia si passa a Berlusconi, entrambi nel “disegno divino” per il mondo. Paul Ginsborg ed Enrica Asquer hanno curato un libro (BERLUSCONISMO, ed. Laterza, 2011) che mette in chiaro come i quasi vent’anni di governo berlusconiano hanno contribuito a formare una sub cultura e una mentalità che sarà difficile scrollarci di dosso. Innanzitutto la celebrazione acritica del mondo dei beni di consumo. Con la Tv commerciale, con questo mezzo di comunicazione di massa usato per vendere beni e servizi , si è avviato un vero populismo culturale che , prima di tutto ha creato un certo modo di pensare l’identità femminile e maschile. Nell’introduzione si legge: “Terzo asso portante dell’universo berlusconiano è la visione dei ruoli di genere che esso propone". (….) A prevalere è un’immagine delle donne svilita, appiattita sul loro aspetto fisico e quindi su un’unica funzione, quella di oggetti del desiderio sessuale degli uomini.(…).” ) Non esiste miglior indicatore della salute o del malessere di una nazione della sua auto rappresentazione in termini di rapporti uomo-donna. In essa, Berlusconi è necessariamente implicato, sia in quanto ‘produttore di cultura’, capace di incidere sull’immaginario collettivo attraverso le sue televisioni e attraverso il fascino esercitato dal suo stile di vita di uomo ricco e assai potente. Come fanno i vari Luppi del mondo ciellino e della potente Compagnia delle Opere, non vedere che ormai prevale “un ‘immagine delle donne svilita, appiattita sul loro aspetto fisico e quindi du un’unica funzione, quella di oggetti del desiderio sessuale degli uomini.” .Ma “riduttivo” è anche la rappresentazione del genere maschile contraddistinto da una pulsione sessuale predatoria che spinge all’acquisto compulsivo di corpi femminili. Il neo liberismo alla Berlusconi, in un Paese arretrato per mentalità come il nostro, ha contribuito a costruire una “neolingua”, un discorso pubblico in cui il corpo delle donne è offerto come merce. Negli anni settanta i cortei femministi gridavano che il personale è politico, contro , appunto, la sub cultura patriarcale che tendeva alla separazione secondo, proprio, la tesi di Luppi. La vita “personale” di un politico è invece, sempre, la spia della sua visione della vita. Luppi ha un’idea approssimativa della mente umana; un’idea ottocentesca, prima di Freud e della “scoperta” dell’inconscio. Con Berlusconi e il berlusconismo è davvero difficile pensare che si possa uscire dall’antico dualismo dominato dall’Io: da una parte la madre, dall’altra la puttana. Una madre il cui eroismo si dimostra nel saper porre al centro della sua vita la famiglia: i figli, il marito, i vecchi genitori quando sono ancora in vita. Ovvero, una donna, la madre, per eccellenza a immagine della madonna: che sa rinunciare al lavoro, alla carriera, se necessario, per far fronte alla mancanza di supporti pubblici alla famiglia. Ma quel che importa, ai vari Luppi, è la garanzia che Berlusconi non farà alcuno torto alla Chiesa in materia di valori –o principi- irrinunciabili come sul tema del testamento biologico . Soprattutto che continuerà a garantire i privilegi della Chiesa.

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