martedì 29 novembre 2011

LUCIO MAGRI UNA MORTE SCELTA E ANNUNCIATA

“…un’espressione tra il malinconico e il maledetto” : ha scritto Simontetta Fiori su La Repubblica , unico quotidiano che ha subito ( 29 nov.) dato la notizia della morte cercata di LUCIO MAGRI in una clinica svizzera. Malinconico sguardo : questo è il ricordo di tanti, tanti anni fa, quando lo incontravo a un convegno o l’altro del Pdup, tra gli altri “grandi” del gruppo del Manifesto: Rossana Rossanda, Valentino Parlato, Luciana Castellina, Luigi Pintor, Lidia Menapace. Ricordo il suo scherzare esile a un pranzo a Verona, in collina , alla fine di un convegno. Ma ricordo anche la sua capacità di comunicare concetti suscitando autentiche passioni. Poi mi era giunta, da passaggi di parole tra ex di quel tempo ormai lontano , la sua volontà di suicidarsi in una di quelle cliniche svizzere che, immagino, a suon di soldi, ti garantiscono una fine “dolce”. Insomma, una morte non proprio proletaria se così si può dire. Era depresso, mi avevano raccontato; era irrimediabilmente sconsolato per la morte della moglie Mara; voleva lasciare la vita che gli era diventata insopportabile anche perle amare sconfitte della politica sognata. Scrive Lo psichiatra EUGENIO BORGNA : “Dalla malinconia alla depressione, e dalla depressione alla malinconia , c’è questa circolarità senza fine di emozioni che si rincorrono, e si allontanano, ma sempre nel contesto di una percezione dell’indicibile e dell’invisibile: vorrei dire ancora una volta.” (Elogio della depressione;Aldo Bonomi, Eugenio Borgna, ed. Einaudi ,2011). ” Della fragilità umana la depressione e la malinconia sono, e costituiscono, due aspetti, due immagini essenziali e paradigmatiche; e la fragilità, del resto, non è se non la metafora, o l’immagine, della sensibilità…(…) Fragilità, e sensibilità, sono così categorie psicologiche e umane di frequente ignorate, delle quali fanno parte come elementi di particolare pregnanza semantica depressione e malinconia, e anche certo, angoscia e inquietudine del cuore in senso agostiniano. “. Non c’è depressione senza angoscia, ma forse non c’è vita nuda, vita vera senza angoscia qui e là: venatura sottile, intermittente, ma sempre sofferenza autentica. La depressione, sostiene Borgna, è una malattia del tempo perché la dimensione temporale dominante è quella del passato: come rimpianto, colpa, nostalgia…senza futuro, senza un briciolo di speranza . Aveva 79 anni, era un anziano. Una condizione che nella società post moderna è considerata destituita di ogni significato e “degna solo di essere oltrepassata, di essere rimossa e accantonata.”. Difficile, in questa fase della storia, considerare ogni vita vissuta come dotata di possibilità e risorse creative. Forse anche Lucio Magri è stato un po’ travolto, inconsciamente, dall’aridità degli orizzonti di senso che ci circondano.

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