lunedì 7 settembre 2009

Berlusconi !

«Libertà di stampa non è libertà di insulto» Secondo Berlusconi, tuttavia, i comunisti e i cattocomunisti che denunciano l'assenza di libertà di stampa, lo fanno solo perché «intendono la libertà di stampa come libertà di mistificare, di insultare, di diffamare e di calunniare. Per questo - ha aggiunto - sono stato costretto a rivolgermi alla magistratura. Se in Italia c'è un pericolo - ha infatti sottolineato - è quello degli attacchi alla riservatezza delle persone che viene violato dalla stampa di sinistra». Ribadendo che davanti a questo scenario non può far altro che esclamare (come già aveva fatto nei giorni scorsi) «povera Italia». Berlusconi ha quindi chiesto che si interrompa immediatamente «qualunque campagna che attacca su basi false e calunniose».
( Il Sole 24 , 8 settembre)
Una domanda al Cavaliere: cosa intende esattamente per libertà di stampa? Probabilmente la pensa esattamente come il suo collega Ahmadinejad . Mi sono fatta questa idea leggendo il libro (Viaggio di nozze a Teheran, ed.Newton Compton,2009) di Azadeh Moaveni, iraniana figlia di esuli (negli USA) che ritorna al Paese di origine come inviata del Time e deve fare i conti con la censura preventiva . Si sposerà, avrà un bambino e sarà costretta a lasciare l'Iran.
Le libro racconta l'amore smisurato per il suo Paese e quindi la propensione a pensare e vedere il positivo, fino a quando dovrò ammettere che è una pesante dittatura teocratica.
Scrive: Volevo disperatamente che l'Iran fosse un Paese in cui si poteva dire la verità sul potere, e la mia volontà era così forte che decisi di mettere alla prova la realtà. (...) Mr. X era probabilmente la persona più importante della mia vita iraniana. Il regime gli aveva affidato diversi incarichi: doveva stendere rapporti sulla mia condotta da giornalista, mettermi in guardia quando rischiavo di valicare qualche linea rossa (facendo domande su argomenti tabù o sconsigliati) e cercare di assicurarsi la mia 'cooperazione'. "
E ancora:Se volevo assistere a un seminario, incontrare il ministro degli Esteri, o recarmi in una zona di confine particolarmente delicata, dovevo assicurarmi l'approvazione e l'assistenza dell'ufficio stampa estera." Al MInistero delle informazioni decidevano " se un determinato giornalista poteva continuare a lavorare o meno.".
Naturalmente in Italia siamo più fini: invece di chiudere una trasmissione scomoda come quella della Gabanelli, ci si limita a ritirare la copertura legale ai giornalisti che fanno le inchieste. Così saranno loro a , volontariamente, ritirarsi.

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