lunedì 13 febbraio 2012

I BAMBINI E I RAGAZZI DA DEFIICIT DI NATURA

E se il mondo diventa una rappresentazione? Se il mondo diventa quello che ti raggiunge attraverso la televisione, il computer e il telefonino? Se non hai mai accarezzato un cane, un vitello, un gatto e non hai mai toccato un fiore, cosa sarà per te la vita? Pare che milioni di bambini cinesi, nati e cresciuti nelle megalopoli del continente Cina, tra un grattacielo e il marciapiede, sappiano perfettamente descrivere bestie e piante di Paesi lontani e lì si fermino. Il dato fisico della natura è a loro estraneo. Sono i cinesi “senza natura”, più indisciplinati e meno autonomi, più aggressivi e meno in grado di concentrarsi; più fragili fisicamente e psicologicamente. Almeno per quanto emerge dalle ricerche degli studiosi dell’Accademia delle scienze di Pechino che pensano di poter parlare di una vera malattia da deficit di natura. Sovrappeso, depressione, incapacità di centrare gli obiettivi e difficoltà a socializzare, sembra caratterizzare le generazioni da deficit di natura. Sono stati effettuati degli esperimenti con gruppi di bambini che lasciano esterrefatti. Quando, portati su un prato, hanno visto e toccato per la prima volta erba, foglie, terra, fiori, sassi e così via, hanno costruito con quegli elementi naturali, una macchina che riproduceva la forma del computer. Adolescenti di Pechino condotti in un bosco dello Yunnan, alla vista di grilli, formiche, lombrichi e uccelli si sono convinti che potessero trasmettere malattie infettive. Studenti universitari di Shanghai, portati in montagna, si sono dedicati per tre giorni a giocare con i telefonini nel tunnel di cemento di una segheria. Si erano convinti che i torrenti e la foresta fossero pericolosi . Qualche studioso italiano ha effettuato un’analoga ricerca per decifrare come i bambini e i ragazzi italiani vivono il paesaggio del “Bel Paese” ormai cementificato dal Nord al Sud, senza un criterio urbanistico rispettoso della natura e del patrimonio artistico accumulato nei secoli? Nonostante la crisi il consumo di suolo nei luoghi più belli, continua inarrestabile. Negli ultimi trent’anni è stato “consumato” un quinto del suolo italiano. Don Eraldo Fracassi, diversamente dal suo collega parroco di Padenghe del Garda, si è molto arrabbiato con la giunta comunale (Lista Civica) di Limone del Garda guidata dal sindaco commerciante Franceschino Risatti, perché ha approvato un Pgt che prevede villette da costruire a pochi passi dalla chiesa romanica di San Pietro in Oliveto . Don Negretto invece è riuscito nell’intento di costruire un ristorante a fianco della romanica chiesetta di Sant’Emiliano, anche se per il momento, non ha ottenuto il permesso di parcheggiare le auto nella spianata verde e stupenda, davanti o a fianco della chiesa con vista mozzafiato sul lago. Preferendo, com’è noto, le orde d’invitati che di solito fanno da scenografia (consumistica) ai matrimoni celebrati nella chiesetta, alla presenza dei monaci della comunità di Bose che avrebbero volentieri affittato il luogo per un centro di studi biblici. Ma, appunto, il futuro si propone, se letto alla luce della ricerca dei cinesi, molto triste: i bambini italiani non hanno mai goduto della vista delle dune costiere e delle pinete , del profumo dei tamerici selvatici e degli oleandri ; né hanno visto le antiche chiese circondate di verde o di quartieri medioevali; abbattuti per fare posto a ignobili casermoni condominiali. Non sanno delle colline moreniche della Valtenesi coperte di ulivi e di viti, né riescono a immaginare la valle dei templi di Agrigento com’era ai tempi di Pirandello. O le coste della Sicilia senza l’accumulo indiscriminato di case e casette, più o meno abusive, che accompagnano, per esempio, il visitatore quando, in treno, vuole raggiungere Cefalù; impedendogli la vista del mare . Il “paesaggio” forse ormai, per le nuove generazioni, non è più nell’orizzonte degli interessi. In Cina gli scienziati hanno lanciato un allarme che ha suscitato un grande dibattito sull’urbanizzazione e modernizzazione del Paese. C’è una grande preoccupazione per il futuro dei giovani che sembrano ormai inclini ad apprendere cos’è il mondo piuttosto che a conoscere la vita. Malati da deficit di natura, forse come i bambini e i ragazzi italiani, difficilmente potranno “guarire” se con tinuerà la distruzione della natura.