giovedì 22 dicembre 2011

UNA VOLTA PRENDIAMO ESEMPIO DALL'IRAN....

Qualche anno fa ho effettuato un viaggio turistico in IRAN , un paese straordinariamente ricco di arte ed estremamente ospitale. Eravamo alla fine di aprile e faceva già molto caldo. Forse perché coperta dal velo e da un camicione d’ordinanza ,cioè adeguato alla legge islamica, mi senntii male. Mi trovavo nei pressi della meravigliosa piazza di ISFAHN e trovai immediatamente “ospitalità” all’interno di un grande negozio di tappeti. Quando arrivarono gli altri del nostro gruppo italiano con la guida iraniana, venne chiamata un’ambulanza del pronto soccorso che mi trasferì in un ospedale lindo e ben tenuto e assai “modesto” rispetto ai nostri standard. Dopo qualche intervento, tipo elettrocardiogramma, mi consegnarono una ricetta scritta in farsi e mi lasciarono rientrare in Hotel con la guida italiana che m i aveva accompagnato come interprete. L’autista del taxi si offrì di acquistare le medicine in una farmacia. Con mia sorpresa mi consegnò una bustina di plastica con un numero di compresse giuste, giuste per i tre giorni prescritti dai medici dell’ospedale. Come mai invece in Italia si devono acquistare ,sempre, dico sempre, intere confezioni anche quando (capita spesso) la prescrizione prevede un uso limitato? Le lobby italiche, qualcuno ha scritto, assomigliano alle antiche, medioevali, corporazioni d’arti e mestieri . Ora –quelle più potenti- si chiamano lobby dei taxisti di Milano e Roma, dei farmacisti,degli avvocati , dei notai, ecc.. E’ la corporazione potente dei farmacisti che ,insieme ai fabbricatori di medicinali, impedisce di fare come in Iran? Non vorrei che, prima o poi un’altra manovra vada ulteriormente ad abbassare il livello delle prestazioni, egualitarie, della sanità: mi piacerebbe allora che ci si ponesse l’obiettivo di prendere il buon esempio dall’Iran, e dagli stati che, anche in quel modo , riducono gli sprechi pubblici. L’Iran non è certo uno stato da prendere d’esempio per il suo sistema antidemocratico e per la misoginia certamente più estesa e refrattaria ai cambiamenti, soprattutto per le donne, m però in questo caso…

lunedì 19 dicembre 2011

UN CONVEGNO SULLA LAICITA' DELLA POLITICA E LE DONNE

Meno male che IL PAESE DELLE DONNE online ha pubblicato un resoconto del convegno che si è svolto il 17 nov. C.a. a Milano Università Bicocca, sul tema “Soggettività e laicità. Le donne protagoniste dello spazio pubblico.” Meno male, perché si sono avvicendate relatrici di non poco conto a trattare da diversi punti di vista il tema della laicità della politica. L’IFE Italia ha potuto organizzare il convegno grazie alla disponibilità ,oltre alla Bicocca, di ABCD (centro interdipartimentale per lo studio dei problemi di genere) e del CPO (Comitato Pari Opportunità). Secondo le organizzatrici dell’IFE ( Iniziativa Femminista Europea) il principio di laicità non riguarda solo la separazione fra la politica e la religione, ma chiama in causa la questione del diritto delle donne all’eguaglianza. L’”eguaglianza” , sostengono quelle dell’IFE, non va posta soltanto in un orizzonte di “pari opportunità”, ma come un principio in grado di divenire organizzatore di pensiero, di politica ed anche di conflitto. Quando si vive in contesti di ineguaglianza si pone fortemente l’istanza di avviare un processo , sia collettivo che individuale, per cambiare le strutture che hanno determinato l’ineguaglianza e i sistemi di potere asimmetrici. Interessante l’intervento di Nina Sankari (presidente di IFE Polonia e co-fondatrice dell’internazionale Libero pensiero) che ha invitato a considerare quale è stato il primo atto del governo rivoluzionario laici in Libia: instaurare la legge islamica (Sharia) elevandola al di sopra di altre fonti del diritto. Nina Sankari e Soad Baba Aissa ( Coordinatrice europea del gruppo di lavoro IFE sulla laicità), hanno messo in luce i rischi degli approcci multiculturalisti che caratterizzano attualmente buona parte delle sinistre europee. Un approccio che spesso porta a considerare gli islamici come “poveri oppressi” , censurando la violenza misogina che si nasconde non soltanto dietro l’imposizione del burqua o del velo. Oppure si rischia di considerare con qualche indulgenza la poligamia, se non, addirittura, con comprensione. Secondo Baba Aissa tre sono gli atteggiamenti che caratterizzano un certo Islam politico: 1. Il fondamentalismo ha interesse a diffondere l’immagine degli immigrati sempre come vittime di discriminazione ed esclusione sociale. Favoriti dalle destre che negano piena cittadinanza a donne e uomini migranti. “.2. Baba Aissa considera poi la corrente che usa “la breccia democratica” :strumentalizzando i principi democratici tenta di presentare come universali valori e precetti di una ben precisa dottrina religiosa,mentre orientamento è la costruzione di un comunitarismo identitario e reattivo fondato sulla superiorità maschile assunta come assioma. 3. Da una parte c’è il razzismo delle destre che enfatizza le violenze dell’Islam contro le donne (crimini d’onore, matrimoni forzati ,uccisioni), e dall’altra c’è la tendenza a considerare positiva (apriori) qualsiasi differenza culturale “arrivando a sostenere che per le donne portare il velo deve essere considerato un diritto! In nome dunque del rispetto delle culture…”. Al convegno si sono poste anche alcune domande interessanti. Qual è il modello credibile autorevole (in termini di dignità, coscienza, partecipazione, autodeterminazione) di donna laica che possiamo proporre? Su quali obiettivi ci possiamo incontrare con le donne musulmane? Quale spazio noi donne laiche siamo disposte a dare a queste alterità? Come rispettare le differenze culturali e rendere possibile la convivenza di valori e pratiche differenti sena che questo implichi una tolleranza passiva e senza chiudere gli occhi di fronte a pratiche che ledono i diritti delle donne che per noi sono diritti umani fondamentali? “. Appunto, che fare?

martedì 6 dicembre 2011

LA "TECNICA" FORNERO E I POLITICI-POLITICANTI

Che ne facciamo della commozione della ministra Elsa FORNERO mentre stava illustrando, in conferenza stampa con Monti e colleghi, il piano del Governo per la Previdenza? Un articolo chiaro e forte l’ha scritto Barbara Spinelli (La Repubblica, 6 dic.) e a quello vorrei riferirmi. Il tecnico, scrive Spinelli, ha dimostrato di avere più cuore di tanti politici. Mai parole sono state più, sinteticamente, significative. Poi aggiunge: “Ascoltare quello che effettivamente vien detto e fatto non ci apparteneva più. “. E prima: “Se il cuore di una persona trema, se quello del buon Samaritano si spacca alla vista del dolore altrui, vuol dire che alla radice delle emozioni forti, vere, c’è un sapere tecnico del mondo. (…) Perché dietro le lacrime e il non riuscire più a sillabare, c’è una persona che sa quello di cui parla: in pochi attimi abbiamo visto come il tecnico abbia più cuore (sempre in senso biblico) di tanti politici che oggi faticano a rinnovarsi.”. A parte le legittime perplessità sulle scelte di risanamento e rilancio “della crescita” del neo Governo, è indubbio che lo stile comunicativo è fortemente cambiato. Giarda si è presentato come un medico delle parole :”Sono qui solo per correggere errori”. Che differenza rispetto alla sicumera, alla ricercata pomposità retorica, alla ipocrisia o, peggio alla reiterata falsità dei politici-politicanti che dicono in pubblico e poi negano (“non l’ho mai detto”) , in altri termini l’esibizione irrefrenabile dell’ego virile! Quando, bene o male, questi “tecnici” si ritireranno nelle loro sedi universitarie o in altri lidi lavorativi, come faremo a riadattarci alle esternazioni prolungate dei politici eletti? Eletti come, poi?