lunedì 26 luglio 2010

LA CRISI NELLA RIVISTA "SU LA TESTA"DI RIFONDAZIONE COMUNISTA

Avremo nell’avvenire ravvicinato una forte riduzione del welfare in tutta Europa, ma in modo assai più accentuato in Italia. Ci sono tutte le avvisaglie, anche se mascherate più o meno abilmente tra le notizie dei telegiornali e della stampa.
Quelli che contano però sono i telegiornali, visto che in Italia la lettura dei quotidiani continua a essere l’abitudine di un numero assai limitato di lettori.
Il motivo? Una c risi economica epocale ,cioè per niente congiunturale .
Una crisi che probabilmente sta disegnando il declino irreversibile del vecchio continente dotato di classi dirigenti invecchiate e pertanto un po’ sorde e un po’ cieche;e anche con diminuite capacità intellettive?
Sto semplicemente quasi scherzando con il bell’editoriale di Paolo Ferrero sul numero di lug/ag della rivista SU LA TESTA (n.6/7) intitolato: SUPERARE IL PROVINCIALISMO.
Ebbene, Ferrero analizza la situazione della crisi economica –crisi sistemica e strutturale- del capitalismo in chiave neo-liberista di questi anni. Una crisi –a suo parere- che consacra la Cina come grande potenza ,mentre da noi La Germania guida le classi dirigenti nella politica deflattiva e di taglio della spesa sociale.
Queste nostrane classi dirigenti hanno come scopo la riduzione del costo del lavoro in Europa a partire dalla riduzione dell’occupazione, dall’aumento della precarizzazione del lavoro e dalla riduzione dello stato sociale.
Con uno scopo fallimentare: lo sbocco fuori dal continente della produzione europea.
Ma gli Stati Uniti non sono più in grado di assorbire l’eccedenza produttiva europea come hanno fatto negli anni passati. Anche perché è la Cina che sta stabilendo con loro un rapporto privilegiato.
L’ipotesi delle nostre classi politiche di ridurre il mercato interno europeo puntando sulle esportazioni, non può pertanto funzionare. Le conseguenze saranno mancato sviluppo del mercato interno e mancata esportazione.
La “crisi della globalizzazione determinerà una nuova gerarchia mondiale e che l’Europa – stante queste politiche – è destinata ad un declino economico che tende a determinare disoccupazione di massa, disgregazione sociale e forti gerarchie tra settori produttivi e soprattutto territori.”.
Berlusconi sa che le manovre di taglio della spesa pubblica peggioreranno ancora di più le condizioni di vita della maggioranza del Paese. Da cui la necessità di ridisegnare il quadro costituzionale “riducendo la democrazia”.
“Berlusconi sa benissimo che non si può gestire l’impoverimento di massa del paese mantenendo inalterati i livelli di democrazia”.
Questo mi sembra un passaggio cruciale dell’editoriale: La televisione , vera creatrice in questi anni dei mutamenti antropologici , deve ulteriormente essere messa al servizio della manipolazione psicologica dei cittadini. La riduzione delle libertà d’informazione va in questa direzione.
Che fare? La conclusione dell’articolo a questo proposito mi lascia perplessa.
Secondo il dirigente di Rifondazione Comunista “ La vera partita politica che si gioca in Italia in autunno (…) è la capacità di costruire un movimento di massa che superi l’orizzonte liberale che separa libertà democratiche dalle questioni sociali e che –proprio questo- si ponga in opposizione non solo a Berlusconi ma anche a Marchionne e alle politiche neoliberiste europee .”.
Movimento….massa………Non vanno ripensate queste parole nell’era degli operai che in “massa” nel Nord votano e aderiscono alla Lega di Bossi?

P.S
Anche perché quello che vedo è la reazione (corporativa?) dei medici, dei diplomatici, dei poliziotti, degli insegnanti……ai tagli massicci di Tremonti ne company. Appunto, risposte frammentate.

domenica 25 luglio 2010

CEMENTO ITALICO E PETROLIO DEL MEDITERRANEO

1.A una piccola festa del PD a Cervia Corradino Mineo ha raccontato,nel corso di un dibattito, la situazione e le ultime vicende della televisione di Stato che recentemente pare lo riguardino direttamente, dato che è tra quelli, in odore di sinistra, da eliminare in qualche modo. Ha spiegato che il Premier pretende la comunicazione, che sta per dire che vuole soltanto la messa in onda della notizia che loda i presunti suoi successi nel governo del Paese. Ma ha anche criticato la tutto il mondo politico che ora si limita a inviare portavoce. Il portavoce è, appunto, un portatore di qualcosa di pre’confezionato e depurato;insomma con uno scopo
2.Intanto arrivano notizie allarmanti, di quelle che dovrebbero tormentare i sonni degli amministratori tranquilli delle città e dei paesi che si affacciano sui mari
. La Bp, quella del disastro ambientale a causa dei pozzi di trivellazione del petrolio nel Golfo del Messico, ha ottenuto dal governo libico, di iniziare in agosto a trivellare alla profondità di 1700 metri nel Golfo della Sirte.
Il presidente della commissione ambiente del Senato Antonio d’Alì, si è detto molto preoccupato perché il Mediterraneo è già uno dei mari più inquinati dal petrolio nel mondo. Un disastro come quello accaduto negli USA avrebbe conseguenze irreversibili. E Nadia Pinardi del centro oceanografico del Mediterraneo ha dichiarato alla Stampa (25 lu.,p.12) che : “Anche senza bisogno di disastri i residui di petrolio si strasformano in palle di catrame. Quindi in cibo per delfini, tonni e tartarughe.”.
3.La Repubblica del 18 giu. c.a. aveva pubblicato un articolo dall’eloquente titolo: “Riparte la corsa all’oro cento nuove trivelle assediano parchi e isole. Dall’Elba alle Tremiti i piani dei petrolieri. E piovono autorizzazioni.”. A rischio le zone dalle risaie alla pianura Padana fino al mare Adriatico, e poi dalle alture dell’Abruzzo giù fino alla Basilicata e alle coste della Sicilia.
C’è o no un problema di orizzonti culturali, di pensiero ancora fortemente antropocentrico? Ma alla fine pericolosamente autolesionistico?
4.Se a Cervia i bagnanti possono ascoltare senza indignarsi la descrizione della sparizione di un naturale straordinario territorio ancora tale nell’immediato dopoguerra, è perché ci siamo abituati a fare i turisti che cercano l’esotico o il piccolo angolo per il rilassamento, senza interrogarsi sul prima e sul dopo. E anche su come si collude con una mentalità che è quella del piacere individuale o,al massimo allargatoi alla propria famiglia.



Sono infatti rimasta basita alcuni giorni fa quando, sempre a Cervia, ho ascoltato uno studioso locale presentare al pubblico di bagnanti le origini di Milano Marittima.
Più o meno con queste parole: agli inizi del novecento nasce la Società di Milano Marittima che ottiene dal Comune la possibilità di lottizzare e costruire dei villini nella secolare pineta. Sorge così la città giardino dove c’erano pini e dune. Naturalmente allora la pineta era molto più vasta.”. Si può essere orgogliosi di una sistematica, e non tanto lenta distruzione di uno straordinario habitat naturale?
La cementificazione ha raggiunto livelli intollerabili nonostante oggi abbiamo la consapevolezza che la qualità della vita richiede ampia e zone di verde;nelle zone urbane e non. Lega Ambiente ha denunciato di recente in un dossier che ci sono in Italia 4 milioni di abitazioni, 3 miliardi idi metri cubi di cemento, 21 e 500 chilometri quadrati di suolo consumato.
E chi è senza peccato -tra gli amministratori locali,regionali, e tra i costruttori di leggi e leggine-. di ogni colore politico passato e presente, scagli la prima pietra.
Ma nessuno, dico nessuno, è disposto a far autocritica.

giovedì 22 luglio 2010

CHE FATICA PER LA FIGLIA DI BERLUSCONI!

I quotidiani (21 lug.) hanno dato un certo risalto alla notizia della discussione della tesi di laurea triennale di una delle figlie del Presidente Berluscoi presso l’Università di don Verzè. LA STAMPA ha addirittura intervistato il relatore prof. Mordacci della Facoltà di Filosofia del San Raffaele. Dopo essersi sperticato in lodi per la ne laureata figlia dell’illustre (e potente) padre, è caduto in uno degli stereotipi più comuni dell’italianità patriarcale. L’intervistatore Marco Castelnuovo gli chiede che studentessa è stata Barbara. Risposta” Ho apprezzato, nonostante i suoi due bambini, come ha lavorato sulla tesi. (…)”.
“nonostante i suoi bambini…”,capito? Povera donna ( di un uomo non si farebbe mai una simile considerazione) deve aver fatto una gran fatica a dare ordine alle baby –sitter, alle domestiche, all’autista e via dicendo,per garantire ai figli il massimo di cura mentre preparava la sua tesi!
Su ‘LA REPUBBLICA” è stata pubblicata una lettera della prof.Roberta Monticelli docente di Filosofia della Persona alla Facoltà medesima con il titolo :” Don Verzè,la neodottoressa e quella nomina-lampo a docente “.
Scrive la filosofa :” Non è certamente in mio nome che oggi il nostro rettore, don Luigi Verzè, intervenendo come è suo diritto alla cerimonia delle proclamazioni delle lauree, si è rivolto alla sola candidata Barbara Berlusconi, che giungeva oggi a conclusione del suoi percorso triennale, chiedendole se riteneva che potesse nascere una Facoltà di economia del San Raffaele basata sul pensiero dell’autore sul quale verteva la sua tesi (Amartya Sen), e invitandola a diventare docente di questa Università, in presenza del Presidente del Consiglio , il quale assisteva alla cerimonia. Intendo dissociarmi apertamente e pubblicamente da questa che ritengo una violazione non solo del principio della pari dignità formale degli studenti,non solo della forma e della sostanza di un atto pubblico quale una proclamazione di laurea, non solo della dignità di un corpo docente che il rettore dovrebbe rappresentare, ma anche dei requisiti etici di una istituzione universitaria d’eccellenza quale l’Università San Raffaele giustamente aspira ad essere.”.
Ma io credo che don Verzèlo abbia fatto “in buona fede”. Lui appartiene a una mentalità, quella della Chiesa, abituata da sempre al regime monarchico- dittatoriale. Ragionare in termini di democrazia, ossia di soggett i su un piano di parità , da cui il principio della cooperativa e della cooperazione, resta un po’ ostico. Lui è il fondatore dell’Università,pertanto ne ha il diritto di vita e di morte. Ovunque gli individui hanno fondato o creato istituzioni con la mentalità della Chiesa, hanno applicato lo stile monarchico; al massimo della monarchia istituzionale. Il “nepotismo” storicamente ciò narra.
Vi si aggiunge la mentalità e lo spirito berlusconiano che è il prolungamento, modernizzato quel tanto, della leadership mussoliniana.

CHE FATICA PER LA FIGLIA DI BERLUSCONI!

I quotidiani (21 lug.) hanno dato un certo risalto alla notizia della discussione della tesi di laurea triennale di una delle figlie del Presidente Berluscoi presso l’Università di don Verzè. LA STAMPA ha addirittura intervistato il relatore prof. Mordacci della Facoltà di Filosofia del San Raffaele. Dopo essersi sperticato in lodi per la ne laureata figlia dell’illustre (e potente) padre, è caduto in uno degli stereotipi più comuni dell’italianità patriarcale. L’intervistatore Marco Castelnuovo gli chiede che studentessa è stata Barbara. Risposta” Ho apprezzato, nonostante i suoi due bambini, come ha lavorato sulla tesi. (…)”.
“nonostante i suoi bambini…”,capito? Povera donna ( di un uomo non si farebbe mai una simile considerazione) deve aver fatto una gran fatica a dare ordine alle babj –sitter, alle domestiche, all’autista e via dicendo,per garantire ai figli il massimo di cura mentre preparava la sua tesi!
Su ‘LA REPUBBLICA” è stata pubblicata una lettera della prof.Roberta Monticelli docente di Filosofia della Persona alla Facoltà medesima con il titolo :” Don Verzè,la neodottoressa e quella nomina-lampo a docente “.
Scrive la filosofa :” Non è certamente in mio nome che oggi il nostro rettore, don Luigi Verzè, intervenendo come è suo diritto alla cerimonia delle proclamazioni delle lauree, si è rivolto alla sola candidata Barbara Berlusconi, che giungeva oggi a conclusione del suoi percorso triennale, chiedendole se riteneva che potesse nascere una Facoltà di economia del San Raffaele basata sul pensiero dell’autore sul quale verteva la sua tesi (Amartya Sen), e invitandola a diventare docente di questa Università, in presenza del Presidente del Consiglio , il quale assisteva alla cerimonia. Intendo dissociarmi apertamente e pubblicamente da questa che ritengo una violazione non solo del principio della pari dignità formale degli studenti,non solo della forma e della sostanza di un atto pubblico quale una proclamazione di laurea, non solo della dignità di un corpo docente che il rettore dovrebbe rappresentare, ma anche dei requisiti etici di una istituzione universitaria d’eccellenza quale l’Università San Raffaele giustamente aspira ad essere.”.
Ma io credo che don Verzèlo abbia fatto “in buona fede”. Lui appartiene a una mentalità, quella della Chiesa, abituata da sempre al regime monarchico- dittatoriale. Ragionare in termini di democrazia, ossia di soggett i su un piano di parità , da cui il principio della cooperativa e della cooperazione, resta un po’ ostico. Lui è il fondatore dell’Università,pertanto ne ha il diritto di vita e di morte. Ovunque gli individui hanno fondato o creato istituzioni con la mentalità della Chiesa, hanno applicato lo stile monarchico; al massimo della monarchia istituzionale. Il “nepotismo” storicamente ciò narra.
Vi si aggiunge la mentalità e lo spirito berlusconiano che è il prolungamento, modernizzato quel tanto, della leadership mussoliniana.

martedì 20 luglio 2010

CARA PATRIZIA DI ISLAM ONLINE .........

Cara Patrizia Khadija Dal Monte, la ringrazio per la sua attenzione (Islam online,LETTERA IN RISPOSTA A ILEANA MONTINI, 2 lug.) al mio articolo pubblicato su ‘IL PAESE DELLE DONNE ( Lettera aperta a una giornalista di Islam on line ,) nel quale sviluppavo alcune considerazioni rispetto al suo articolo precedente di commento a una mia intervista a un gruppo di ragazze di una centro culturale islamico del Nord. La ringrazio perché ho vissuto la giovinezza in un ‘epoca che,nella Chiesa come nella politica, ha tenuto in sommo conto la “dialettica” ,ovvero la libertà di discutere,criticare,oppors…
Lei scrive che “il fenomeno religioso non si lascia riassumere in categorie psicologiche o sociologiche, ha una sua specificità, la religione si evolve dentro forme storiche e culturali, queste, queste la influenzano, ma non la determinano completamente. “. E’ chiaro che lei propone una considerazione di fede. Ce lo ricorda spesso anche l’attuale Papa tedesco: la fede deve illuminare la ragione.
La fede, dunque, è superiore alla ragione ; in altri termini alla scienza, sia essa declinata come sociologia ,antropologia ecc..
La Chiesa è l’unica istituzione terrena che ha il diritto divino a interpretare i testi rivelati (Antico e Nuovo Testamento) . E’ la depositaria della Verità. Dell’Unica Verità. In parallelo lei afferma lo stesso concetto: “Certamente i lavori di tipo psicologico o sociologico possono avere la loro utilità, ma l’ultima parola sul significato del velo e sugli altri elementi della religione stessa spetta ai credenti, alla umma musulmana.”.
L’ultima parola sul “significato religioso del velo….”. Non c’è dubbio, che esiste un significato religioso. Come esiste un significato religioso nel, per esempio, continuare a sostenere che le donne non possono accedere al sacerdozio cattolico.
Ma nelle altre chiese cristiane,per esempio nella Chiesa Anglicana come in certe luterane, si fa un’altra lettura della “volontà di Cristo” e si ordinano le donne fino ai grado più alto che è quello dell’episcopato.
E’ sempre in nome della difesa del presunto diritto naturale e, quindi, della volontà del Creatore, che la Chiesa ha lottato strenuamente per evitare la legge sul divorzio e la legge di regolamentazione dell’interruzione di gravidanza (194).
Ed è sempre in nome della difesa della natura che si oppone al riconoscimento giuridico delle convivenze omossessuali.

Per non parlare della divisione sessuale dei ruoli che la Chiesa ha difeso strenuamente contribuendo a mantenere la tradizione patriarcale del privato alle donne e del pubblico agli uomini.
Mi pare che anche nel mondo islamico accade qualcosa di simile al cristianesimo (per non citare l’ebraismo) : i talebani ancora oggi vogliono impedire alle donne di accedere all’istruzione in nome del Corano. Ed è in nome del Corano che anche in Italia un gruppo di donne ha chiesto pubblicamente il “rispetto” della loro scelta del nicab.
E veniamo ai corpi: femminile e maschile. Lei scrive: “Così vestirsi ha spesso un significato diverso per uomini e per donne. “ . E prima scrive che “Il coprirsi per favorire la castità non è affidato solo alle donne, ci sono norme di abbigliamento anche per gli uomini, e poi l’abbigliamento non rappresenta che un momento di questa ricerca di purezza.”.
Sono appena rientrata da un viaggio a Istambul dove la calura umida era certamente più pesante che in Italia, ebbene ho visto tante donne vestite di nero con solo visibili gli occhi e con accanto i loro giovani mariti in jeans e camice di cotone a maniche corte. Oppure o visto uomini con le tuniche bianche o di tessuto chiaro. E poi ancora donne velate e paludate con soprabiti a maniche lunghe e calze ai piedi.
Quando insegnavo psicologia sociale in un Istituto per future e futuri stilisti di moda, spiegavo che l’abbigliamento è un prolungamento dell’io.
Ovvero, le donne velate e stra’velate in pubblico testimoniano la divisione dei ruoli,l’appartenere agli uomini padri, mariti e figli a cui compete sia il diritto (maritale) al corpo nudo , sia il diritto-dovere alla difesa della “purezza” (verginità o esclusività dell’accesso erotico) .
E’ , come sostengono le antropologhe, un discorso tra maschi : si gioca, cioè, il potere a partire dal controllo dei corpi erotici e riproduttivi delle donne. E’, in fondo, semplicemente il patriarcato.
La filosofa Michela Marzano in un articolo (LA REPUBBLICA,14 lug.) scrive che nell’Europa del passato (non del tutto passato…) si riteneva che le donne fossero dotate di una natura irrazionale, ‘uterina’, e utili solo alla procreazione e alla gestione della vita domestica: “Sprovviste di autonomia morale, erano costrette ad incarnare tutta una serie di ‘virtù femminili’ come l’obbedienza ,il silenzio,la fedeltà. Caste e pure, dovevano preservarsi per il legittimo sposo. Fino alla rinuncia definitiva.”. L’articolo si occupa del fenomeno, in pauroso crescendo, della violenza maschile sulle donne quando queste interrompono,unilateralmente, una relazione. La filosofa ritiene che gli uomini abbiano queste reazioni perché non accettano l’autonomia delle donne. Le regole di abbigliamento che coprano il corpo femminile sono rassicuranti per gli uomini: sono donne sottratte allo sguardo degli altri uomini e, quindi, meno indotte a rispondere ad eventuali lusinghe.
In altre parole: le religioni sono sistemi di potere maschiie, utili ai bisogni e alle paure che lo stesso potere genera in termini di perdita , vissuta come perdita di identità anche individuale.
L’”Occidente” banalizza il corpo delle donne , ma in perfetta e coerente evoluzione con il passato, perché comunque si tratta di controllo e sottomissione del genere femminile. Non a caso nei cortei noi femministe avevamo uno slogan preferito: “né madonne, né puttane: solo donne”.
Cara Patrizia, le simpatiche e allegre ragazze della “moschea” si sono sentire dire ,durante l’intervista, qualcosa sul femminismo e sulla laicità dello stato . Ovvero, hanno capito chi ero, come la penso. E mi hanno anche invitato a parlare,un giorno da definire,della storia del femminismo italiano. Ma ora quel giorno ci sarà?

domenica 18 luglio 2010

I DIARI DI TINA ANSELMI DEGLI ANNI SESSANTA

Leggo su LA REPUBBLICA di oggi domenica 18 lug. che in settembre verranno pubblicati i diari di TINA ANSELMI relativi al periodo di presidenza della commissione sulla P2. Mi auguro che Tina decida di rendere pubblici altri diari, molto più antichi.
Negli anni dal 1965 al 1968 partecipai ai corsi di formazione per dirigenti del Movimento femminile della Democrazia Cristiana a Roma negli assolati mesi di luglio. Ho un bellissimo ricordo di quelli che si tennero alla Cammiluccia, ovvero al “Centro A.De Gasperi” nell’ex villa che era appartenuta a Claretta Petacci. C’era ,nel parco sulla collina, una dèpendence costruita in economia, con grandi camerate e docce di sola acqua fredda, che servivano per ospitare i e le corsiste. Però si consumavano gli ottimi pasti casalinghi nella villetta, forniti dalla famiglia che gestiva tutto l’anno il Centro e si ascoltavano le prediche dell’ex cappellano di De Gasperi che erano delle autentiche lezioni di politica basate sui suoi ricordi, in occasione delle s.messe e del rosario pomeridiano. Tina Anselmi, vice Delegata Nazionale del M.F. e Gabriella Ceccatelli Delegata Giovani, ci accompagnavano per tutto il periodo del corso. La prima lezione la teneva sempre Lidia Menapace, molto amata e stimata per la sua cultura non soltanto politica, per la sua modernità e simpatia nei confronti delle giovani generazioni. Salivano al Centro personaggi del partito e dell’economia o docenti universitari a tenerci le lezioni a cui seguivano sempre le nostre domande . Il Segretario nazionale del momento ci “onorava” di una visita( improvvisata) accompagnato dalla Delegata nazionale Franca Falcucci.
Ma uno dei momenti più belli era la sera dopocena quando ci radunavamo nel belvedere dal quale si vedeva una parte importante del paesaggio urbanistico di Roma. E allora si cantava, a cominciare da “Bella Ciao” in onore di Tina; si ascoltavano anche le sue barzellette in lingua veneta spesso, come è tradizione da quelle parti, un po’ anticlericali. Fu in una di quelle occasioni che Tina ci raccontò che stava tenendo un diario politico . Un diario dove annotava, precisò, eventi segreti relativi all’America e all’Italia rispetto alla guerra nel Vietnam e rispetto a un momento, recente, di rischio di colpo di Stato in Italia.