martedì 23 aprile 2013

SULLE ULTIME VICENDE ,OVVERO NULLA CAMBIA IN QUESTO (POVERO) PAESE

Debora Serracchiani appena eletta governatrice del Friuli, intervistata da “Piazza pulita” lunedì sera, ha chiesto con veemenza che il suo partito dica pubblicamente chi sono i 101 traditori della parola data . 101 deputati che dopo aver alzato la mano per aderire alla proposta di votare Prodi per il Quirinale, nel segreto dell’urna a Montecitorio lo hanno scartato. Un nuovo modo di fare politica all’insegna della doppiezza, dell’evitare di metterci la faccia, di assumersi la responsabilità delle scelte? Va così nel partito di ex Pci, ex margheritini, insomma ex Dc e dintorni. Debora Serracchiani ha anche detto che la direzione del partito dovrebbe dire perché non si è aderito alla proposta dei 5 Stelle di votare uno di sinistra come Rodotà. Niente, il silenzio incombe anche su quest’aspetto della nota vicenda. Vicenda nota e amara fino all’esito finale. La corsa pazza al Quirinale per chiedere a Napolitano di restare e così fare le larghe intese, altrimenti detto inciucio, che Marini poteva garantire alla grande. Anche D’Alema poteva garantire quelle larghe intese che servono a continuare, più o meno, la politica socio-economica di Monti , ma anche di Berlusconi . Dunque, D’Alema forse c’entra eccome nella caduta rovinosa della candidatura di Prodi che le larghe intese avrebbe mandato all’aria. Prodi avrebbe potuto favorire la costruzione di un terreno di dialogo con i Cinque Stelle per un governo del cambiamento. Napolitano, invece, si sa che ha sempre lavorato nella direzione delle larghe intese. Così non cambieranno le politiche economiche e tutto il resto. Debora Serracchiani martedì mattina ha dichiarato che nessuno dei dirigenti del Pd, a cominciare da Bersani, l’ha chiamata per felicitarsi della sua elezione. Si capisce: con quello che ha detto! Il sorriso permanente dalla rielezione di Napolitano stampato sulla faccia fondotinta di Berlusconi, dice a tutti chi ha vinto veramente questa tornata. C’è molta confusione sotto il cielo: prima Bersani cerca un accordo con i grillini e poi fa scegliere Marini a Berlusconi; poi ritorna sui suoi passi e tira fuori dalla naftalina Prodi, infine tutti insieme amorevolmente vanno a richiamare il vecchio. Non c’è da stupirsi troppo, a vedere come ha governato il Paese attraverso i comuni e le regioni, la destra e la sinistra; l’idea di un pensiero critico a proposito del capitalismo peraltro in crisi, non li sfiora. Oggi, 23 aprile, Salvatore Settis firma un articolo su La Repubblica intitolato “Cattive acque d’Italia il pericolo nel bicchiere”. Ovunque, soprattutto nella pianura Padana, le acque che beviamo sono variamente inquinate. Scrive: “ La retorica dei grattacieli, in ritardo di un secolo rispetto ai suoi modelli americani, comporta profonde escavazioni, che spesso mettono in comunicazione due o più falde acquifere, favorendo la subsidenza e la contaminazione delle acque e dei suoli (ancor più grave dove insistono discariche miste, con forti presenze di sostanze organiche). Rifiuti industriali liquidi e semiliquidi, spesso scaricati nel terreno per risparmiare sui costi, s’infiltrano in terreni già compromessi, e i veleni si sparga nono ogni dove, raggiungono le acque e le radici degli alberi, alterano il nostro cibo. I controlli pubblici, pur segmentati e diseguali dovrebbero crescere di fronte a tanto disastro, e invece sono in ritirata, perché il vangelo è risparmiare a ogni costo, anche a costo della vita dei cittadini.”. E’ la descrizione di un modello di sviluppo che non ha trovato un’etica di contrasto neppure a sinistra, anzi. Se siamo a questo punto, è responsabilità di tutta la classe dirigente del Paese. Lo è di più certamente di quella parte che difende a spada tratta i valori irrinunciabili della Chiesa dalla “vita nascente” contro la 194, al " fine vita", ma non ha mai speso una parola chiara, la formazione etica dei fedeli, contro il profitto di pochi che dilapidano e hanno dilapidato le terre, le acque, l’aria di questo Paese che si dice cristiano.

martedì 9 aprile 2013

SIG.GRILLO INVITI (OBBLIGHI?) I SUOI DISCEPOLI A FORMARSI UNA CULTURA ADEGUATA ALLA FUNZIONE DI PARLAMENTARI

“Evitare che aumenti il divario fra Nord e Sud”: twitter di Mara Carfagna. Sono innumerevoli i “detti” dei politici, tipo: “Evitare la deindustrializzazione del Paese” Come? “Rilanciare il lavoro” Come? “Rilanciare l’edilizia”: continuando il consumo di suolo? Poi si può leggere in un quotidiano locale l’idea di creare dei boschi di alberi nelle aree inquinate dalla dismessa (1984) industria Caffaro che ha inquinato e continua a inquinare persino i paesi limitrofi. Domanda: e intanto perché sono stati distrutti i boschi, gli oliveti ecc. in nome del profitto di pochi nell’intera provincia e nell’intera Regione? Si chiede Salvatore Settis (La Repubblica, 8.4.013) archeologo e ambientalista di grande valore: “Per sanare il bilancio dobbiamo comprimere la spesa sociale, esiliare la cultura, mortificare la sanità, emarginare i più giovani e i più vecchi? Davvero non ci sono alternative?” Continua Settis: “Accecati dalle retoriche neoliberiste dello stato ‘leggero’ (tanto leggero da sparire), siamo prontissimi ad abolire le province (risparmio annuo previsto: 500milioni di euro), senza accorgerci che si risparmierebbe molto di più acquistando un aereo militare in meno o evitando qualche chilometro di inutili Tav.Determinati a non affrontare i problemi alla radice , ci accontentiamo di palliativi (qualche riduzione di stipendio, qualche parlamentare in meno…) , attribuendo implicitamente i danni e la crisi alla stessa esistenza delle istituzioni pubbliche, e non alle loro disfunzioni, non alla lottizzazione politica, non all’insediarsi di incompetenti nei posti di comando, non al saccheggio dei beni pubblici. Predichiamo slogan bugiardi che esaltano lo sviluppo, e intanto lo impediamo con tagli dissennati alla cultura, alla scuola, all’università, alla ricerca. “ Sig. Grillo potrebbe, perfavore, sollecitare (dal suo punto di vista: obbligare) i suoi discepoli a leggere gli articoli, per esempio, di Settis? E’ una questione di cultura, o di competenze da acquisire soprattutto se si è dei parlamentari. Gli altri/e quasi sempre sono a digiuno di questo sapere con orizzonti più complessi e, dunque, più adeguati a governare le società della crisi epocale di sistema .Altrimenti, gira di qua e gira di là, finiranno per assomigliare ai vecchi marpioni della politica o ai poveri servi che a loro girano intorno e che non sanno andare oltre ai “detti” ripetuti fino alla nausea (nostra).