mercoledì 16 gennaio 2013

UNA CAMPAGNA ELETTORALE CHE IGNORA I PROBLEMI AMBIENTALI

Scrive il sociologo Anthony Giddens che oggi ci sono questioni , come quella dell’ambiente, che non sono più di destra o di sinistra. Il problema climatico “è un problema grave, urgente e profondo, che travalica ogni schieramento ideologico, perlomeno se guardato senza paraocchi-“ (La Repubblica ,15 gen.2013) Si vede che invece i paraocchi vanno di moda tra i leader italiani. E anche tra i candidati alle elezioni di febbraio. Nessuno/a che sappia ,o voglia, parlare del disastro ambientale che caratterizza l’Italia da alcuni decenni. La pianura Padana è ,letteralmente, immersa in una cappa d’inquinamento atmosferico che comincia a ridurre drasticamente le speranze di vita. Il consumo di suolo a pro della cementificazione , oltre a togliere zone boschive e agricole, costringerà sempre di più a importare ciò che per millenni abbiamo saputo produrre con grande sapienza per dare da mangiare alle popolazioni italiche. Addirittura succede di sentire leader e candidati/e auspicare il rilancio dell’edilizia per favorire la riduzione della disoccupazione. Nuova edilizia, s’intende, non tanto ristrutturazioni, messa in sicurezza dell’edilizia contro il rischio sismico. Leader uomini e donne tralasciano di fare riferimento al dissesto idrogeologico causato da incuria e cementificazioni a ridosso, per esempio, dei fiumi che invece potrebbe , con l’intervento pubblico, dare occupazione. Il dato di fatto è la costante collusione della classe politica di destra, di centro e di sinistra, rispetto alla tendenza a evitare di pronunciarsi sulla regolazione dell’uso delle risorse pubbliche. Ci sono beni pubblici, come le spiagge ,che dovrebbero restare inalienabili. I governi Berlusconi hanno perseguito la svendita dei beni demaniali, in nome del “federalismo demaniale”. Lo Stato ha ceduto per legge a Comuni, Province e Regioni 19005 unità del proprio demanio. Beni di uso collettivo come il demanio idrico e marittimo, catene montuose e palazzi storici, diventano disponibili alla vendita. Si chiama “cartolarizzazione” : è stata introdotta nel 1999 con una legge del governo D’Alema. Ci pensò poi il governo Berlusconi a costituire una Società per azioni, denominata “Patrimonio dello Stato S.p.A:”. A essa potevano essere trasferiti le coste, i parchi, gli edifici storici, gli archivi dello Stato,i monumenti come i Colosseo e altro ancora. Il secondo governo Prodi ha evitato di cancellare la “Patrimonio dello Stato S.p.A”; perché? Chi conosce, tra i mille e mille candidati/e la Commissione sui Beni Pubblici presieduta da Stefano Rodotà, che ha funzionato dal giugno 2007 al febbraio 2008 producendo una proposta di legge-delega per la riforma degli articoli del Codice civile sul diritto di proprietà? La Commissione Rodotà ha saputo ridefinire i beni pubblici e il concetto di beni comuni, intesi come “le cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona”. Dunque, per loro stessa natura, sono da considerare fuori commercio perché hanno valore d’uso e non di scambio; come l’acqua, l’aria , i parchi e i paesaggi, la fauna e la flora…. Tutti i cittadini/e italiani sono titolari dei beni pubblici. Tutti i cittadini/e presenti e futuri. Sono diritti che trovano ispirazione e conferma nella stessa Carta Costituzionale . Forse anche per questi motivi il Cavaliere redivivo vorrebbe cambiare la Costituzione. Ci sono beni pubblici che da millenni appartengono alla comunità, come i beni demaniali. Proviamo immaginare di dover pagare un biglietto per poter prendere il sole su una spiaggia e fare il bagno nelle acque del mare o di un lago italiani? Scrive Giddens: “ Una ripresa sostenibile significa un modello economico che eviti di distruggere l’ambiente e la classe media: non credo che l’Occidente uscirà dalla crisi e diventerà più competitivo semplicemente vendendo sempre più automobili alla Cina, fino a quando i cinesi ne avranno quanto noi, o di più. “. Sarebbe bene che i leader della sinistra e i loro candidati, non si limitassero un giorno sì e uno no, a parlare di tasse lanciando promesse fasulle. Sarebbe bene che si esprimessero rispetto alla tragedia dell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, alla riduzione del verde pubblico :collegato a un modello distorto di sviluppo, crescita e futuro basato sul perseguimento ostinato dell’interesse privato. E lo facessero ogni volta che concedono un’intervista o partecipano a qualche spettacolo di Santoro o di altri conduttori.

venerdì 4 gennaio 2013

LE COLLINE MORENICHE E LA PINETA DI CERVIA. DESTRA E SINISTRA CONTRO I BENI COMUNI

Con il nuovo anno appena iniziato, la campagna elettorale, i vecchi e nuovi candidati al Parlamento italiano, i politici politicanti di sempre, ci venderanno il solito fumo che avvolge le usurate parole chiave Crescita e Sviluppo? In nome della Crescita e o dello Sviluppo ci diranno che occorre restringere ancora la spesa statale; tagliare posti in ospedale, togliere altre risorse alla istruzione (pubblica) e alla ricerca, rilanciare l’edilizia,ecc? Sorvoleranno , i candidati vecchi e nuovi, sul dissesto- poco naturale- del territorio nelle sue fibre idrogeologiche ,archeologiche, museali,ecc.? Scrive Salvatore Settis (AZIONE POPOLARE, ed.Einaudi,2012) che in nome dello sviluppo in Italia è stato svenduto il territorio in favore di grandi opere e cementificazioni, condoni edilizi, sanatorie paesaggistiche, piani di casa e altre misure illegali sancite da leggi compiacenti. Le deroghe sono state ben 63194 stabilite da regolari leggi. E’ stata incoraggiata la fine dell’agricoltura di alta qualità, mandando in malora uliveti e vigneti. Questo sviluppo nel senso della crescita dei profitti per pochi, non ha certo trovato a sinistra una reazione forte e incisiva. “Spesso anzi ha fatto di peggio, ha sposato la stessa politica di devastazione del territorio e di assalto ai beni pubblici, rivendicando a proprio merito di farlo ‘un po’ meno’ o un ‘po’ meglio’ delle amministrazioni di centro-destra.” Due esempi. Il Comune di destra di Lonato del Garda si accinge a varare il colpo decisivo all’annientamento delle colline moreniche del lago di Garda , permettendo la costruzione di 15 villette con piscina nell’area compresa tra il lago e l’abbazia di Maguzzano. Il Comitato Amici della Valsarda denuncia la costruzione di un centro ippico e ricettivo sulle colline tra Sedena e Maguzzano a opera della FINGROUP per la parte alberghiera e della Socio-agricola R.E.M per l’impianto sportivo e di allevamento equino. A Cervia, zona di Milano Marittina, la definitiva sparizione dell’antica pineta, iniziata più o meno nel 1912, procede a passi spediti a opera dell’amministrazione di centro sinistra. Scrive su facebook Vittorio Ciocca, ex sindaco del Pci ed esponente di rilievo del Pd romagnolo, a proposito della costruzione di un grattacielo a Milano Marittima: (…)la scelta del grattacielo rappresenta una svolta profonda rispetto alla politica urbanistica di Cervia, da quando è stato realizzato il primo piano regolatore, vale a dire da metà degli anni 60' con il PRG di Campos Venuti. Non è credibile sostenere che si tratta di un intervento "una tantum". Se così fosse vorrebbe dire che a Cervia si è imboccata la strada delle norme ad personam tanto criticate a livello nazionale. Un intervento di quel peso ha senso se indica una strada che si intende seguire anche in seguito, che sia a M.M. o Cervia e perchè no a Pinarella e Tagliata dove il problema delle colonie offrirebbe tante ghiotte occasioni. Per questo è necessario, prima di autorizzare un intervento di questa natura, fare una valutazione di fondo sulle scelte urbanistiche del nostro territorio, stabilendo norme valide per tutti. L'obiettivo che si vuole perseguire è quello di demolire o ristrutturare parte dell'edificato lineare esistente in strutture verticali recuperando spazi per il verde, i parcheggi, i servizi? Si intende favorire il residenziale anche in prima linea? Il produttivo alberghiero non è più fondamentale per la nostra economia turistica? Se invece continuerà ad essere il perno dello sviluppo turistico che fare per continuare la riqualificazione che tanti passi ha fatto negli ultimi 10-15 anni. Se ne discuta e si fissino le regole della trasformazione che subirà il nostro territorio. Ci saranno favorevoli e contrari, ma la discussione avrà un senso. Ci si preoccupa se, con questo intervento, il mercatino della prima traversa dovrà essere spostato o meno, e non si discute sulle questioni di fondo che l'intervento comporta. Non convince poi che la motivazione a sostegno dell'intervento sia quella delle contropartite in lavori pubblici. Troppo pericolosa e foriera di rischi: si potrà trovare sempre qualcuno disponibile a pagare il consenso della Pubblica Amministrazione alzando il prezzo delle proprie offerte. Le buone politiche e le idee non hanno prezzo, non sono in vendita. Di contro si può affermare che se un intervento è ritenuto utile per favorire lo sviluppo, l'occupazione, la crescita, andrebbe addirittura incentivato, senza richiedere contropartite speciali, se non quelle che la legge prevede per qualsiasi intervento di modifica del territorio. Per questo sarebbe necessario non un referendum pro o contro un intervento, che lacererà ancor di più, ma una discussione vera e approfondita sul futuro della nostra città, di cui le scelte urbanistiche non sono che lo strumento di gestione del territorio in cui si concretizzano le scelte di sviluppo economico e la qualità della vita di chi vi abita o vi viene a trascorrere una vacanza, e su queste chiamare i nostri cittadini e operatori economici ad esprimersi. Non sarà forse questo il tema di fondo delle prossime elezioni per il comune che si terranno fra un anno?” A quando la disponibilità a una seria discussione e riflessione sulla cultura e i valori che gli amministratori (e i futuri) di sinistra, propugnano a proposito dei beni comuni. proprietà immobiliari, edifici monumentali. Sono un bene comune di tutti/e gli italiani la residua pineta di Cervia, le residue colline moreniche del Garda, le spiagge dei mari che circondano il Paese?Si è andata perdendo l’antica tradizione romanistica che prevedeva il continuum tra res comunnunes e proprietà pubblica. Non esistono più valori collettivi? Non esiste più il bene comune? O, per dirla con la filosofa Agnes Heller , sono superati anche i “i bisogni radicali” di aria e acqua puliti? Perché quello che prevale è il diritto individuale al godimento ovunque e comunque secondo il modello americano della land occupancy che permise l’avanzata dall’Atlantico al Pacifico in grandi estensioni di terre di proprietà degli indiani d’America. O del corrispettivo , per gli europei, nelle politiche del colonialismo con la redistribuzione , a beneficio dei coloni, di suoli strappati alle comunità locali. Sarebbe auspicabili chiedere ai candidati il loro pensiero , in chiare lettere, anche su questi temi della vita di una nazione. Altrimenti si continuerà con il tradizionale comportamento italico di affidamento fideistico o dipendente dai leaderini di turno, vecchi o giovani che siano.

mercoledì 2 gennaio 2013

LE DONNE MUSULMANE E LA NUOIVA MOSCHEA DI RAVENNA

Il nuovo anno è cominciato in tanti modi qui e là nel mondo. Ci saranno da affrontare tanti problemi economici e politici in una situazione di crisi profonda e generalizzata. Ma ci saranno anche vecchi problemi incancreniti da riprendere, si spera, con occhi più attenti e aperti; culturalmente e politicamente. In Egitto i Fratelli Musulmani hanno messo le mani sulla nuova costituzione che alle donne non sta del tutto bene visto che insiste troppo sulla sharia come legge base dello stato. In Italia i Fratelli Musulmani forse hanno messo le mani sulla nuova grande moschea di Ravenna la cui apertura è imminente. L’UCOII (Unione delle Comunità islamiche d’Italia) governa già la meravigliosa moschea di Roma. La loro “politica”è stata ed è quella di perseguire una integrazione dei musulmani in Italia a metà. Primo: si appartiene alla comunità dei credentidell’Islam, secondo :si appartiene anche l’appartenenza alle nazioni dell’immigrazione.E’ la linea deifinita dai sociologi come neo tradizionalismo. Così anche una moschea deve rendere evidente in tutte le sue manifestazioni la cultura islamica secondo l’interpretazione dei Fratelli Musulmani. La denuncia , per Ravenna-moschea, parte dall’interno. O meglio, dalle donne Life, associazione di donne musulmane molto attiva in vari campi del sociale e della cultura. Khalid Akarkaov, Marisa Iannucci, Ahmed Elgaras , denunciano infatti la mancanza di trasparenza e democrazia del Centro studi islamici che gestisce la struttura della nuova moschea alle Bassette. L’attuale dirigenza è la stessa dal 2009 . Le dirigenti Life denunciano che il direttivo dovrebbe essere rinnovato ogni anno e che non si è mai tenuta un’assemblea generale. La stampa locale riporta addirittura l’intervento delle forze dell’ordine per un’assemblea convocata il 22 dic. da coloro che poi hanno dato vita, il 25, al comitato cintrario all’attuale gestione del Centro islamico. La Iannucci avrebbe anche denunciato – e poi ritratto per quanto riguarda la sua persona- pesanti intimidazionie e inviti a non partecipare. L’imminente apertura della nuova moschea, vedrebbe addirittura estromessa l’associazione femminile che ha sempre attivamente partecipato alla vita della comunità ravennate. Un quotidiano riporta le parole della iannucci:” Vogliamo che la moschea sia un luogo della comunità msulmana ravennate, al cui interno non ci devono essere differenze di nazionalità e provenienza, dove non intendiamo importare una cultura politica, quella dei fratelli musulmani, che non ci appartiene. Qui non vogliamo raiss. Vogliamo un luogo che sia di tutti i ravennati, anche dei non musulmani, dove le donne possono entrare dalla porta.” Il sindaco di Ravenna Matteucci , riferendosi alla lettera aperta della presidente Life,ha dichiarato di aver inoltrato alle autorità competenti le pesanti denunce relative alle intimidazioni ricevute e di voler prestare attenzione affinchè nella città bizantina, sia chiara l’intenzione di fare rispettare, anche alla moschea, la nostra Costituzione e le nostre leggi. Cosa vuol dire? Quali articoli della Costituzione? L’art. 3? Cioè, non si devono fare differenze di religione, né di sesso? I politici di lungo corso, sinistra o destra, non si smentiscono: il loro parlare deve sempre essere volutamente generico per non scontentare nessuno : a favore o contro i musulmani e gli immigrati in genere. Ancora di più quando si tratta di prendere posizione a favore delle donne. Comunque, uno dei due presidenti della comunità ravvenate musulmana sotto accusa è Moustapha Toumi, mediatore culturale. E’ un bel problema quello dei mediatori e delle mediatrici culturali. Cosa vuol dire “mediare” da una cultura all’altra quando, semplicemente, si appartiene in origine a una determinata cultura e comunità? Quello che sta succedendo a Ravenna per la nuova moschea è comunque un segno dei tempi. I tempi del radicamento delle genti immigrate, delle cosiddette seconde generazioni di giovani donne e giovani uomini nati o cresciuti in Italia. Life, associazione di volontariato di donne musulmane con un vasto campo di interventi dai corsi di lingua italiana per le donne straniere e araba per le donne italiane, ai collegamenti con Linea Rosa interessata alla violenza contro le donne, ai servizi di catering con cibo etnico , ai convegni di studio e altro ancora, mostra una scelta di genere che forse dà fastidio a coloro che, non soltanto nella cultura islamica, soffre di gender blind.