lunedì 16 settembre 2013

LE CONTRADDIZIONI DI TANTI SULLA QUESTIONE DELLA VIOLENZA E DELLE GUERRE

La frangia violenta dei No-Tav che un giorno sì e uno no squarciano gomme, bruciano materiali da lavoro o strumenti, ecc., pare abbia il consenso della residua sinistra extraparlamentare; ma anche di qualche costellazione “pacifista” che ,contemporaneamente grida il no alla violenza e alla guerra ; nello specifico all’eventuale “aggressione” occidentale alla Siria di Assad. Difficile capire la logica, o la razionalità della frangia violenta in qualche modo inserita nel movimento No Tav, anche perché le azioni violente paiono mutuate pari, pari, dall’ambito mafioso e camorrista. Augias li chiama i turisti della rivoluzione che amano calarsi il passamontagna e approfittano di un problema reale e del movimento, per sfogare l’aggressività . Aggiungo: si tratta di una variante delle ,maschili, tifoserie calcistiche. Corrado Augias ha anche ragione quando si dice dispiaciuto (La Repubblica, 15 set.) che uno scrittore come Erri De Luca, con le sue dichiarazioni, tenti di conferire dignità a questa infantile libidine distruttiva . Aggiungo: declinata soprattutto al maschile come nelle tifoserie spesso violente dello pseudo sport nazionale detto IL CALCIO. De Luca però è in buona compagnia, tanto è vero che è stato prontamente difeso, da maturi/e ex rivoluzionari marxisti; o pseudomarxisti . Augias ricorda che nel 2004 lo scrittore, ricordando la sua militanza in Lotta Continua, dichiarò: ” Ognuno di noi avrebbe potuto uccidere (il commissario) Calabresi”. E ancora: ”Chi lanciava molotov era la parte migliore della gioventù, questo paese”. Come mai non si chiede – e non si chiedono i maturi ex sessantottini diventati tutti ambientalisti- perché poi l’interesse e la difesa della natura e del paesaggio è concentrata sulla questione No Tav , certamente immane distruzione ambientale in Val D’Aosta, ma ignorano quanto sta accadendo, per esempio, ai mari che circondano l’Italia a cominciare da quello chiuso e piccolo che si chiama Adriatico? Dove il rischio di svariati impianti per l’estrazione del petrolio è più che reale? Dove la scomparsa del pesce è una dolorosa realtà attuale? E che dire della scarsa propensione all’organizzazione civile di ribellione contro la cementificazione avanzata delle coste marittime italiane? E che dire del fatto che nel Sud d’Italia mancano, per esempio, i depuratori delle acque cittadine, o sono obsoleti, o è assente la manutenzione? Spesso, troppo spesso, sembra prevalere una protesta dei convertiti all’ambientalismo (che una volta rispondevano ai verdi: “prima gli operai, il lavoro e poi il resto!”) di scarsa riflessione culturale.

domenica 1 settembre 2013

IL DECRETO DEL FARE FAVORISCE L'ULTERIORE SCEMPIO DEL PAESAGGIO ITALIANO. PD E PDL ALLEATI O COMPLICI

“Cade lo storico vincolo dei 10 metri di distanza tra gli edifici: il decreto “del Fare” ha appena consentito alle Regioni di autorizzare la realizzazione di edifici a meno di 10 metri l’uno dall’altro. In altre parole, gli enti locali potranno derogare alla normativa nazionale. Si tratta di una delle tante misure contenute nel Decreto “del Fare” [1] appena convertito in legge dal Parlamento [2]. Cade quindi il principio dell’inderogabilità dei limiti delle distanze tra costruzioni che per tutti questi decenni ha regolato, in Italia, la distribuzione degli spazi urbanistici [3]. Ad oggi, la normativa nazionale, in sintesi, prevede: - per i nuovi edifici una distanza minima di 10 metri; - per risanamenti conservativi e ristrutturazioni uno spazio non inferiori a quello tra i volumi edificati preesistenti (contati senza tener conto di costruzioni aggiuntive di epoca recente e prive di valore storico, artistico o ambientale). A ciò, si aggiungano anche le norme del codice civile in materia di distanze rispetto a siepi, alberi, muri di cinta, pozzi, comunioni forzose, finestre, balconi, ecc.. Ebbene, da oggi, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano potranno prevedere, con proprie leggi e regolamenti, deroghe alla suddetta normativa nazionale, prevedendo quindi, anche, la possibilità di elevare fabbricati a distanze inferiori, l’uno dall’altro, di 10 metri.” Da “La legge uguale per tutti” 26 agosto 2013 Il Decreto appena firmato dal Presidente Napolitano contiene questo cambiamento che comporterà un aumento del consumo di suolo in un Paese, l’Italia, che ha già distrutto la ricchezza del proprio storico paesaggio naturale con costruzioni spesso anche inutili o inutilizzate. Nonostante si sia fatto un gran parlare da parte dei politici “verdi” e di sinistra, della necessità di rilanciare l’edilizia evitando però il consumo di suolo. L’edilizia si potrebbe rilanciare mettendo in sicurezza le scuole, favorendo le ristrutturazioni e il risparmio energetico e opere pubbliche di riassetto del territorio montano, collinare e dei fiumi, ecc. Invece i nostri politici si dimostrano molto diversi dai colleghi europei, che sanno pensare nei termini, tra l’altro, di minore inquinamento garantendo il verde pubblico anziché favorendone la riduzione. Tace, su questo emendamento introdotto al Senato, Ilaria Buitoni Borletti ex presidente del Fondo per l’Ambiente e ora sottosegretaria ai Beni Culturali. Tacciono i Verdi (residui) e tace la Pd on .Puppato, tace Realacci…..E così sia.