venerdì 19 novembre 2010

RICORDANDO ADRIANA ZARRI

E’ morta Adriana Zarri. E’ morta una monaca eremita. E’ morta la prima donna teologa della Chiesa Cattolica. E’ morta una romagnola di San Lazzaro in Savena che curava l’orto, si circondava di gatti e altri animaletti e faceva da mangiare splendidamente. Ci teneva a precisare che quelli di San Lazzaro, alle porte di Bologna, ma verso Imola, si consideravano dei romagnoli. E’ morta una laica,nel senso più bello di questa parola che suona un po’ desueta dalle parti della sinistra di governo. Aveva partecipato alle stagioni di “lotta” per la legge 194 e per la legge che permetteva il divorzio.
Scriveva, scriveva e andava dove la invitavano a parlare . E così arrivò anche a Cervia, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta. La leggevo ogni settimana su SETTEGIORNI e la proposi agli amici della comunità di base per un incontro. Poi, in un luglio assolato io e un’amica andammo a trovarla a Ivrea dove abitava in un antico maniero della diocesi del vescovo, suo amico carissimo, Luigi Bettazzi. Avevamo raggiunto Monteveglio, attratte da ciò che si raccontava di don Dossetti e del suo ordine monastico. Assistemmo alla consacrazione di una monaca e ascoltammo don Dossetti nel piazzale di una collina, pranzammo dalle monache che trovammo un po’ legnose e scappammo alla volta di Ivrea.
Rossana Rossanda ha scritto sul MANIFESTO (19.11) : “..teologa,mistica, donna inflessibilmente libera e solitaria.”. Ha scritto anche che è stata fra i molti credenti “cui il Concilio Vaticano II aveva aperto il cuore alla speranza.”.
Raniero La Valle , il mitico ex direttore del quotidiano L’AVVENIRE D’ITALIA, sempre sul MANIFESTO ha scritto che parlava “della Chiesa con piglio da teologa. E con quella autorità che poche donne hanno saputo esercitare nella Chiesa, e che in ogni caso ben raramente viene loro riconosciuto.”.
Non ha fondato o riformato nessun ordine monastico, ma non è distante per limpidezza, piglio e generosità da un’altra monaca, anche lei amante della buona cucina: la spagnola riformatrice del Carmelo Teresa d’Avila.

venerdì 12 novembre 2010

GLI ITALIANI E LA STORIA DELL'ARTE

Non so quali siano le responsabilità del ministro Bondi nel crollo della domus dei gladiatori a POMPEI. So di certo quello che ho visto più o meno 4/5 anni fa. Era dicembre, a Napoli e dintorni c’era il sole e un lieve tepore. L’ideale per una giornata nel sito archeologico di POMPEI. Mi colpì l’incuria evidente che regnava tra quelle importanti rovine e che soprattutto si notava nella coltre di polvere che ricopriva i muri.
Anni prima mi aveva fatto male visitare la valle dei templi di AGRIGENTO deturpata dalla cementificazione tutta intorno. E poi ROMA la sublime: dove i muri scrostati degli antichi palazzi e di nuovo l’incuria evidente nei FORI ROMANI, mi aveva sollecitato un pensiero fisso e una scomoda domanda: in AUSTRIA, in GERMANIA, in INGHILTERRA come si comporterebbero se avessero il nostro patrimonio artistico e archeologico?
E allora un ricordo: il mio professore di storia dell’arte , in quei lontani anni cinquanta e inizio sessanta, ripeteva una sua considerazione un po’ malevola nei riguardi di una categoria di progettisti: ”i geometri sono la rovina dell’Italia”. Quando ( insegnando lui al Liceo Artistico di RAVENNA) si trovò di fronte alla costruzione di due grattacieli a MILANO MARITTIMA, le sue lezioni spesso esordivano accusando l’ amministrazione (di sinistra!) che aveva permesso la costruzione dei due brutti scatoloni al di sopra dei pini dell’antica pineta. Il suo parere era che sarebbe stato necessario rispettare l’andamento orizzontale determinato dal verde pinetale. In fondo prospettava già dei criteri estetici nell’urbanistica post guerra collegati alla conoscenza profonda della nostra storia paesaggistica e artistica. Sappiamo come sono andate le cose: le “culture” politiche dei nostri amministratori di qualsiasi versante ideologico, hanno obbedito alla immediata necessità del profitto economico devastando, ovunque, il paesaggio anche con un consumo eccessibile del suolo .
Tra l’altro, come il VENETO dimostra, le conseguenze in termini di inquinamento e catastrofi ambientali sono sotto l’occhio di tutto….il mondo.
Ma perché ce l’aveva con la categoria dei geometri? Perché in quegli anni gli architetti erano ancora in numero limitato, mentre la progettazione spicciola di case e alberghi ecc., veniva gestita dai geometri e confermata per gli eventuali calcoli di statica dagli ingegneri. Gli uni e gli altri privi di formazione culturale nella storia dell’arte. In realtà ciò riguarda anche ora la quasi totalità degli italiani e delle italiane, poiché la storia dell’arte è relegata al liceo classico ,al liceo artistico e un po’ agli istituti d’arte.
Gli italiani (italiani maschi!) vengono incitati soprattutto alla passione e all’”arte” del calcio e nel fanatismo della tifoseria che serve ad alimentare l’aggressività maschile da guerra.Tutto molto “utile” al mantenimento delle differenti identità di genere; nel senso dell’inferiorità delle donne.

venerdì 5 novembre 2010

I PRETI E I POLITICI LE SUORE E LE ESCORT

In queste giornate di autunno 2010 segnate dal trasbordare continuo di notizie sulle relazioni intime tra ragazze e uomini politici e di governo a cominciare dal Premier Berlusconi, mi è capitato di vedere alcune foto di suore cattoliche .
Dal Premier ai giornalisti delle “sue” testate televisive o cartacee, dai politici più o meno a lui asserviti, ai vecchietti intervistati da La7 , si assiste a un grande spreco di parole rassicuranti sulla normalità dell’agire maschile: gli uomini, a differenza delle donne, avrebbero irrefrenabili bisogni di sesso ,soprattutto quando sono sotto stress per gli impegni professionali. Pare addirittura che una giornalista abbia fatto un lapsus a proposito della neo consigliera regionale lombarda, dicendo che è stata al San Raffaele l’igienista mentale di Berlusconi, al posto di dentale. D’altronde è proprio Berlusconi a far largo uso di stereotipi linguistici, di sicuro effetto e consenso, come “Amo le donne che male c’è…”, o “meglio avere passione per le donne che essere gay” e via dicendo. Un vecchio pensionato romano ha dichiarato che se potesse lo seguirebbe. E una vecchia signora ha sospirato che gli uomini sono fatto così.
Le foto delle suore le ritraggono ,come ormai è consuetudine, in abiti borghesi al posto dell’antica divisa dei vari ordini e congregazioni religiose. Le suore risultano ingolfate in gonne fuori moda , camicette o maglie sformate ,pettinature pressappoco , gestualità , posture e vocalizzazione eterea con l’effetto sicuro di azzerare ogni possibile traccia di corpi femminili attraenti.
Appunto, l’opposto delle divine e veline ragazze minorenni o maggiorenni che pare vengono ingaggiate per le feste dell’imperatore italiano. Un’opposizione parallela.
In un caso e nell’altro lo stesso filtro. Le donne come riposo del guerriero: le mamme e le spose a casa, le marchettare nelle alcove furtive o celebrate delle feste dei ricchi , sono la cornice entro la quale si colloca l’esercizio e la conferma del potere tradizionalmente giocato tra i maschi. E che c’entrano le suore? Dopo il Concilio Vaticano II le monache sono state sollecitate a svecchiare gli abiti delle origini e ciò sembrò andare nella direzione di una diversa posizione della donna nella Chiesa. Ma ecco che lo hanno effettuato riconfermando il ruolo ancillare accanto alla casta sacerdotale che, obbligata alla castità, si difende come può rispetto alle sollecitazioni “della carne”. Costringendo le donne consacrate a somigliare ,nella relazione con il proprio corpo ,alle anoressiche . Le donne spogliate ed erotizzate, le donne coperte e cancellate nella corporeità erotica, sono le facce della stessa medaglia. Ieri come oggi.