lunedì 28 giugno 2010

E' MORTA RINA GAGLIARDI

E' difficile non ricordare, forse anche per attenuare il senso del distacco da "pezzi" della propria storia, oltre che della sua.La morte di RINA GAGLIARDI, grande giornalista e grande donna di cultura, aspra e precisa, profonda e tagliente mi ha ferita. Un lutto da elaborare.
Era l'estate del 1975 . Come donne del Pdup organizzammo un convegno , se non ricordo male,a Marina di Pisa sul tema della scuola.
C'erano con noi insegnanti Lidia Menapace e Rossana Rossanda. Verso la conclusione R.Rossanda mi propose di andare a Roma per una settimana al Manifesto quotidiano a sostituire Rina che andava . Ne fui lietissima e infatti feci una esperienza indimenticabile, perchè un conto è collaborare da lontano e un conto partecipare alla preparazione giornaliera del giornale. Tanto più che si trattava di trovarsi nella redazione di via Tomacelli con giornalisti di razza come V.Parlato, L. Pintor, la stessa R.Rossanda, M.Paissan , Ritanna Armeni e altri/e. Lidia Menapace mi disse che avrei potuto occupare la camera di Rina alla "comune" dietro i Musei Vaticani dove convivevano lei, Ritanna Armeni e marito, Mauro Paissan e moglie, più, appunto Rina.

BAMBINI PAFFUTI FUTURI ADULTI COME?

Questa è una notizia che fa inorridire; ma fino ad un certo punto perchè tutti e tutte sappiamo perchè, semplicemente, vediamo. Abbiano semmai difficoltà a memorizzare in quanto troppo abituati a vederci passare sotto gli occhi i bambini nostrani cresciuti in batteria .
Ebbene, ecco la notizia. Il sindaco di Verbania Marco Zacchera (Pdl) ha indagato i resti dei pranzi nelle mense scolastiche con questo, desolante , risultato. Si va dai panini sboconcellati, alle torte appena addentate, ai budini monodose foraio con la forchetta e basta. Ma chi non ricorda, se fa appena "mente locale" di aver osservato -magari con un po' di disgusto- bambini e bambini di tutte le età, compresi i pre'adolescenti, afferrare un pezzo di cibo a tavola, mordicchiarlo e ributtarlo nel piatto di portata,per toccare nello stesso modo qualche altro cibo senza il benchè minimo sussulto da parte dei genitori?
Non conosco la conclusione del sindaco belusconiano. Sig. sindaco che cosa ne ha dedotto e cosa pensa di fare? E poi per tutti noi: che adulti stiamo "formando"? O meglio dire: viziando?

domenica 27 giugno 2010

ANCORA SULLA SPARIZIONE DEI PAESAGGI

Salendo da Padenghe del Garda a Puegnago dove si trovano i tre laghetti di Sovenigo, appare l’ennesimo cartello con l’offerta di lotti per ulteriori cementificazioni di queste (anticamente) bellissime zone. Più avanti un enorme tabellone pubblicizza la vendita di nuovi bilocali e trilocali per seconde case con vista mozzafiato sul lago. Ma forse la crisi ha un po’ fermato la creatività (si fa per dire) degli architetti,degli ingegneri , dei geometri, e la fame delle innumerevoli agenzie sparse nei comuni piccoli e medi. Si sa, i Comuni ansimanti per i tagli imposti da Roma e comunque da sempre voraci per mantenere spese anche inutili ,ma con meno servizi sociali, obbediscono volentieri alle leggi del mercato del cemento attrezzato. I laghetti di Sovenigo si stagliano in una natura davvero ancora incontaminata, dove olivi, ontani, lecci e castagni la fanno da padroni. Un cartellone didattico spiega (appunto) che il turismo delle case lì non è ancora (ancora) arrivato. Evviva. Ma la presentazione didattica del luogo non è a cura del Comune?
E a cura del comune non è anche l’igiene pubblica? Intorno ai laghetti non si trova una raccoglitore di sporco e si vede: qua e là sacchetti di plastica, bicchieri, bottigliette, ecc..
La gente ama visitare i luoghi della natura, ma poi dimentica di rispettarli. D’altronde gli imput che riceviamo vanno tutti nella direzione dell’acquisto e del consumo individuale; con spreco annesso di qualsiasi cosa o bene. Nelle scuole insieme alla storia patria delle guerre d’indipendenza o dell’impero romano, nelle feste per l’unità d’Italia e via discorrendo, quanto spazio riceve l’educazione ambientale ?
Si potrebbe cominciare con dei grandi cartelloni, tanto per immaginare senza freni e per esempio. Al lago di Garda, a Milano Marittina e,ovviamente ad Agrigento dalle parti dei templi soffocati dall’urbanizzazione indecente, con su scritto: c’erano le piante di limoni e c’erano gli ulivi, c’era una grande pineta ……c’erano soltanto i templi…..

giovedì 24 giugno 2010

LE SECONDE GENERAZIONI DEI MIGRANTI,OVVERO LE "RAGAZZE INTERROTTE"

Dall'UNITA' del 23 giu .2010

"Una ragazza un po’ in carne mi si avvicina. È di origine cingalese, pelle ambrata e occhi grandi. Mi chiede: «Mi potrebbe far leggere l’oroscopo?». Le passo il giornale. La lettura non sembra soddisfarla. «Cattive stelle?», le chiedo. «Un po’», mi dice. E poi comincia a parlare, sembra un fiume in piena. La ragazza mi ha illustrato un suo problema e io sono rimasta senza fiato. Aveva 15 anni era uscita per portare due bustoni di riso basmati alla zia. Il suo problema era il seguente: voleva continuare a studiare, ma finita la scuola sarebbe stata costretta a interrompere, il padre aveva trovato per lei un marito. «Ha 20 anni più di me. Non lo conosco. Io mi vorrei innamorare come nei film». Ho cominciato a farfugliare qualcosa sulle associazioni che aiutano le ragazze nella sua situazione, credo di aver detto anche la parola polizia. La ragazza mi ha guardato un po’ strano. Poi è arrivato l’autobus e lei è salita. Mi sono sentita male per settimane. Due mesi dopo mi è capitato di andare presso un’associazione che ha una casa di accoglienza per le vittime di abusi. È lì che ho incontrato (nome fittizio) Zeinab. Anche lei a rischio matrimonio combinato. «Ho dovuto scegliere. Sono scappata di casa e ho chiesto aiuto all’associazione. Voglio diventare astrofisico». Le ragazze nate o cresciute qui sono spezzate in due. Vivono il conflitto con la famiglia ma anche con la società italiana che non da loro una sponda d’aiuto. In Francia e in Gran Bretagna vengono creati spazi dedicati ad adolescenti figli di migranti. In Italia c’è il vuoto. Secondo l'International center for research on women sono circa 60 milioni nel mondo le ragazze interrotte, in Italia qualche migliaio. Un numero che non possiamo permetterci. ".
Si parla e si scrive delle "seconde generazioni" che sono i figli e le figlie nati o arrivati bambini in italia con i ricongiungimenti dei genitori migranti,ma non si fa che raramente una lettura di genere. Ormai ovunque nel mondo le ragazze superano i ragazzi in motivazione allo studio e nei risultati, ma , come per le generazioni del dopoguerra in Italia quando c'era ancora una situazione economica ai livelli di sussistenza, a continuare gli studi sono soltanto i maschi o quasi. Le ragazze del dopoguerra dovevano mettersi in testa di trovarsi un buon marito che le mantenesseo di farsi suore per evitare di diventare una proprietà per fare figli e curare genitori e suoceri vecchi.Le ragazze figlie di stranieri devono mettersi in testa che hanno il compito di mantenere coesa e intatta per sangue l'etnia e i ruoli sessuali "naturali".
Vorrei invitare coloro che si collocano a sinistra o nell'area cattolica aperta, a formulare letture e gestire appelli , con un taglio di genere. Sempre.

lunedì 21 giugno 2010

SI CONTINUA A DISTRUGGERE IL TERRITORIO ITALIANO

Avevo letto circa due mesi sul GIORNALE DI BRESCIA una bellissima dichiarazione della sindaca del comune di PADENGHE SUL GARDA contro la deriva cementificatoria del lago di Garda e mi ero consolata pensando favorevolmente alle giunte formatesi su liste civiche locali. Ma percorrendo dal lago la strada che da Padenghe porta a Brescia , prima del comune di Bedizzole, là dove ancora si può godere la vista del castello da una ampia zona verde che forse ricorda e descrive gli antichi paesaggi, campeggia ora verso la strada una cartellone con su’ la minacciosa scritta (per la bellezza del territorio) che annuncia essere quello un terreno in vendita per imminenti lottizzazioni.

domenica 20 giugno 2010

ASPETTANDO ANCHE LA DISTRUZIONE DEL DESERTO DEL RAMM

Flavia Tesio Romero , figlia di un italiano che aveva svolto la professione di medico in Giordania fino dagli anni venti, racconta la sua passione per i beduini del deserto del Ramm in un libro edito da Ibis (DUE ANNI NELK DESERTO DEL RAMM,2005) fornendo notizie originali sulla loro vita . Una vita nomade che sta scomparendo a ritmi vertiginosi: dalla “casa di pelo” di dromedario alla casa di pietra come è dato di contestare anche da parte dei turisti che numerosi visitano Petra e il deserto del Ramm.
Scrive: “Le donne non fanno più il pane, non mungono più, non fanno più il burro.Si dice che vi siano un’ottantina di domande di costruzione di alberghi al Ramm. Tremo all’idea. Nessun architetto vorrà scegliere un sito appartato, nessun architetto accetterà di dare la priorità e alla bellezza del luogo, costruendo un edificio che si fonda sulla natura. Petra ne è l’esempio lampante dove gli enormi alberghi sono generalmente costruiti in uno stile sia decisamente anodino sia completamente estraneo al paese e troneggiano a valle delle strade impedendo a chi vi transita, di godere della vista dell’antica città nabatea.”.
Nell’estate del 2009 ,una decina di anni dopo la scrittura di queste parole, gli hotel al Ramm non ci sono ancora perché pare che il re e la regina di Giordania siano sensibili al mantenimento sacrale della bellezza del deserto.Ma fino a quando riusciranno nel loro intento?
Scrive Flavia Tesio Romero con la sua consapevolezza di italiana: “Ho scritto un giorno sul ‘Jordan Times’ , il quotidiano locale in lingua inglese, che avrei voluto pagare i responsabili del turismo locali, un viaggio ad Agrigento perché vedessero e si rendessero conto di ciò che non si deve assolutamente fare in un sito di tanta importanza ecologica e archeologica.”.
Si dovrebbero pagare dei viaggi ai responsabili del turismo dei Paesi dell’Asia e dell’Africa e del medio Oriente, in Italia, lungo le coste cementificate, le colline sventrate, i “giardini” di aranci,limoni, olivi, le pinete e i parchi ,nel cuore dei paesi e delle città dove sono state abbattute costruzioni antiche e di infinita grandezza artistica.
In una tacita alleanza tra uomini di tutte le parti politiche.

martedì 15 giugno 2010

DI RITORNO DA AUSCHWITZ E BIRKENAU

Nel 2002 venne pubblicato un libro dello storico Renato Moro con il titolo “ La Chiesa e lo sterminio degli ebrei” (ed. Il Mulino) che il giornalista Sandro Magister recensì per www.chiesa.espressonline.it.
Leggo che non è sicuro che Pio XII fosse germanofilo. ”Sicuro è ,invece, che il Vaticano fosse informato dello sterminio degli ebrei. Nei gradi e nei Tempi in cui esso trapelava. E sicuro è il silenzio del papa, rotto soltanto da un paio di misuratissimi interventi pubblici, nel messaggio natalizio del 1942 e nel discorso ai cardinali del 1943. “ . Pio XII però non cita esplicitamente gli ebrei. La giustificazione prevalente del mancato intervento di condanna, fu che eventuali interventi papali avrebbero peggiorato la persecuzione . Ma lo storico Moro ritiene che peggio di così non sarebbe potuta andare. E che il grande silenzio sugli ebrei braccati è un problema collettivo della Chiesa.
Chi ha una certa età e ha quindi partecipato alle liturgie pasquali prima del Concilio Vaticano II, ricorda bene i riferimenti ai “perfidi giudei “ deicidi. Quanto ha contato l’antiebraismo storico della Chiesa ?
Sono stata a AuschwTiz e a Birkenau . Camminando in lungo e in largo per le due città concentrazionarie, la mente registra freneticamente il filo spinato, i binari dei treni, e,nelle baracche, la teoria lunga dei buchi-latrina e dei “letti a castello” . Ma terribile, osceno, perverso è il “museo” delle vetrine con i cappelli delle donne, con le scarpine dei bambini, con le valige chiuse o semi aperte con gli indirizzi scarabocchiati che indicano nome, cognome, data di nascita e la residenza. La vetrina dei tegami e delle pentole smaltate, dove scorgo persino una grattugia del tipo multiplo in uso ancora oggi, racconta la fiducia e l’abbandono (obbligato) alle promesse naziste di semplici spostamenti in altre località. Ti inchioda senza fiato la vetrina con i barattoli vuoti del gas usato per le famose docce che in venti minuti uccidevano, mediante soffocazione, le persone ammassate nella stanza. Alla fine del grande spazio di Birkenau le macerie dei forni crematori fatti saltare dai nazisti per cercare di non lasciare troppe tracce, è un potente messaggio sull’immensa doppiezza dell’essere umano.
Le guide polacche con orgoglio raccontano della resistenza che raccoglieva le notizie su ciò che accadeva nei campi di sterminio. Dunque ,il Papa sapeva.
Un Papa che, sull’onda delle santificazione a gettito continuo, dovrebbe essere proclamato santo, cioè una persona che ha esercitato in vita eroicamente l’annuncio evangelico.

DI RITORNO DA AUSCHITZ E BIRHENAU

Nel 2002 venne pubblicato un libro dello storico Renato Moro con il titolo “ La Chiesa e lo sterminio degli ebrei” (ed. Il Mulino) che il giornalista Sandro Magister recensì per www.chiesa.espressonline.it.
Leggo che non è sicuro che Pio XII fosse germanofilo. ”Sicuro è ,invece, che il Vaticano fosse informato dello sterminio degli ebrei. Nei gradi e nei Tempi in cui esso trapelava. E sicuro è il silenzio del papa, rotto soltanto da un paio di misuratissimi interventi pubblici, nel messaggio natalizio del 1942 e nel discorso ai cardinali del 1943. “ . Pio XII però non cita esplicitamente gli ebrei. La giustificazione prevalente del mancato intervento di condanna, fu che eventuali interventi papali avrebbero peggiorato la persecuzione . Ma lo storico Moro ritiene che peggio di così non sarebbe potuta andare. E che il grande silenzio sugli ebrei braccati è un problema collettivo della Chiesa.
Chi ha una certa età e ha quindi partecipato alle liturgie pasquali prima del Concilio Vaticano II, ricorda bene i riferimenti ai “perfidi giudei “ deicidi. Quanto ha contato l’antiebraismo storico della Chiesa ?
Sono stata a AuschwTiz e a Birkenau . Camminando in lungo e in largo per le due città concentrazionarie, la mente registra freneticamente il filo spinato, i binari dei treni, e,nelle baracche, la teoria lunga dei buchi-latrina e dei “letti a castello” . Ma terribile, osceno, perverso è il “museo” delle vetrine con i cappelli delle donne, con le scarpine dei bambini, con le valige chiuse o semi aperte con gli indirizzi scarabocchiati che indicano nome, cognome, data di nascita e la residenza. La vetrina dei tegami e delle pentole smaltate, dove scorgo persino una grattugia del tipo multiplo in uso ancora oggi, racconta la fiducia e l’abbandono (obbligato) alle promesse naziste di semplici spostamenti in altre località. Ti inchioda senza fiato la vetrina con i barattoli vuoti del gas usato per le famose docce che in venti minuti uccidevano, mediante soffocazione, le persone ammassate nella stanza. Alla fine del grande spazio di Birkenau le macerie dei forni crematori fatti saltare dai nazisti per cercare di non lasciare troppe tracce, è un potente messaggio sull’immensa doppiezza dell’essere umano.
Le guide polacche con orgoglio raccontano della resistenza che raccoglieva le notizie su ciò che accadeva nei campi di sterminio. Dunque ,il Papa sapeva.
Un Papa che, sull’onda delle santificazione a gettito continuo, dovrebbe essere proclamato santo, cioè una persona che ha esercitato in vita eroicamente l’annuncio evangelico.

domenica 13 giugno 2010

C'ERA UNA VOLTA L'ITALIA BELLA

“IL Mare senza un’increspatura, senza una grinza,emetteva un respiro lento ma profondo.(…) Erano arrivati a Porquerolles da quattro giorni e lui era già stufo. Anzi, non ne poteva più. Il sole, ad esempio, lo spossava letteralmente; ogni cosa richiedeva uno sforzo di adattamento. Eppure l’isola era bella, come gli aveva garantito l’amico Gardanne, il pittore della Sévre Naintaise. “. Così scrive all’inizio del romamzo IL CLAN DEI MALE’ Georges Simenon (ed.Biblioteca Adelphi, 2006)perché negli anni quaranta del secolo scorso il mare e l’entroterra ovunque risplendevano di natura. E un bravo scrittore poteva raccogliere i giusti stati d’animo per descrivere le meraviglie del creato. Ora, in gran parte, soprattutto in Italia, ciò non è più possibile. Tempo fa in un ‘indagine risultò che il 60 % delle coste italiane è stato brutalmente cementificato, al posto del 30 degli altri paesi che hanno il mare .
Più o meno all’inizio degli anni ’70 del novecento venne fondata a Preganziol (Treviso) la facoltà di Urbanistica da alcuni docenti di Architettura di Venezia con l’intenzione di sfornare esperti in materia. Lodevole iniziativa in una nazione dove paesi e città odorano di antico di grande valore e dove anche il paesaggio naturale era di gran valore. Era di grande valore…..
Il Veneto, per esempio, ancora negli anni della facoltà di Urbanistica, era segnato da un paesaggio straordinario di mare, colline e montagne. Era…. Ora chi percorre le strade da Verona a Treviso, attraversando Vicenza , scorge capannoni industriali un po’ ovunque ,o case cresciute come funghi con ben scarsi criteri urbanistici artisticamente identificabili.
La Lombardia non è da meno. E il povero lago di Garda, sponda bresciana e sponda veronese , o tratto trentino, in una ventina d’anni (gli ultimi) si è perso i suoi uliveti , le sue limonaie e i suoi vigneti. Si continua a costruire seconde case distruggendo senza pietà il verde residuo.
Non ci sono stati comuni, né di Destra, né di Sinistra, che ovunque, soprattutto nelle zone turistiche, abbiano saputo disciplinare il territorio secondo criteri di estetica e benessere ambientale.
Una facoltà di Urbanistica cosa poteva ottenere in un Paese dove, tra l’altro, la storia dell’Arte , si studia soltanto al Liceo Classico e al Liceo Artistico? Dove continuano a essere sfornati diplomati geometri che imparano come fare stare in piedi una casetta,non importa con quali criteri estetici e ambientali.
Cosa si poteva ottenere in un Paese dove quasi tutti/e i bambini e le bambine crescono a suon di catechismo cattolico? Intendo dire: in un Paese dove imparano cosa è il peccato contro il sesto comandamento e la “sacralità della vita” ,ma mai, mai, la sacralità della natura: il rispetto dell’acqua, dell’aria, del verde e così via.