domenica 29 novembre 2009

LIDIA MENAPACE COMMENTA MARAZZO

Sul giornale on line IL PAESE DELE DONNE, Lidia Menapace ha scritto, tra l'altro, un arguto commento alla lettera dell'ex Presidente della regione Lazio al papa per impetrare uno speciale perdono per la sua sua "debolezza", ovvero per i peccati della carne. Vorrei aggiungere che è proprio della tradizione maschile ( e maschilista )italiana il voler fare passare la doppiezza , per non dire l' ipocrisia maschile in fatto di costumi sessuali, come debolezza. Quando delle donne hanno il medesimo comportamento le si definisce tout court puttane.

Nemmeno nel "peccare" riescono ad essere grandi, questi politici ipocriti, che hanno fatto fortuna recitando la parte dei Catoni sul piccolo schermo e poi espongono una privatezza miserabile, provinciale, ma criminale: ben rappresentata, a quanto si dice, da uno tra i meno compromettenti dei video della povera trans, che lo ritraeva in camicia ma senza mutande. Adesso il tipo non si accontenta di essere fuori, non mostra nè vergogna, nè rimorso per chi ci ha lasciato le penne, si sa già che tornerà in Rai (spero non per fare qualche programma sui buoni sentimenti): adesso chiede perdono e vuole che sia il papa a darglielo: è il caso di dire come si dice a Roma:"una faccia come il culo" (nel senso che non arrossisce mai). Se proprio gli scappa di far sapere che è un buon cristiano, basta che vada a confessarsi da un qualsiasi parroco, si penta e può ottenere il perdono magari con un po’ di avemarie. Può andarci con un codazzo di giornalisti ed essere "immortalato" quando entra peccatore e/o quando esce pulito. O forse ci ha provato e ha scoperto che i suoi peccati, essendo gravemente "contro natura" sono "riservati" e un semplice parroco non può rimetterglieli, bisogna che si rivolga al vescovo. Ma il vescovo di Roma è il papa ed ecco trovato un buon trucco per stare in scena. Che miseria!.

sabato 21 novembre 2009

LA NUOVA MOSCHEA DI RAVENNA E LE DONNE

Le donne musulmane di Life (associazione islamica di Ravenna) hanno diramato un comunicato stampa di protesta per i commenti che si fanno sul progetto della moschea che verrà costruita appunto a Ravenna. Commenti che riguarderebbero il fatto che è prevista una zona a parte - e dietro agli uomini- per la preghiera . Chiedono il rispetto per le loro scelte religiose che richiedono la separazione dei sessi in nome del "pudore " e della "compostezza "femminili.
Ricordano che "ginecei" si trovano anche nelle antiche chiese ravennati esattamente come nella grande moschea di Roma. Al di sopra delle navate laterali, alcune basiliche paleocristiane presentavano un piano soprelevato lungo quanto le navate sottostanti e talora estese anche alla facciata interna : il matroneo.
San Paolo nella prima ai Corinti al cap.11 spiega che la donna si deve coprire quando prega perché è così che riconosce l’uomo come capo, essendo egli “immagine e gloria di Dio “, mentre la donna “è gloria dell’uomo”.
Scrive la grande studiosa dell’Islam quale Biancamaria Scarcia Amoretti (il Corano, ed.Carocci,2009) che nelle comunità patriarcali prima e dopo l’Islam “l’inviolabilità del corpo femminile deve assicurare : l’integrità della comunità, che sarebbe messa a repentaglio dal libero esercizio della sessualità femminile.” .E “ sarebbe mistificante non riconoscere che il Corano propone un’immagine della donna fragile, bisognosa di attenzione,da proteggere e che Dio guarda con benevolenza.”.
Aggiungo che ancora a metà degli anni settanta nelle chiese venete e lombarde si potevano vedere gli uomini da una parte e le donne dall'altra assistere alla S.Messa. I concetti di pudore e compostezza sono stati alla base dell’educazione di molte generazioni di donne italiane , con la stessa pseudo psicologica spiegazione del comunicato stampa di Life, che le donne non devono offrirsi agli sguardi erotici maschili o perché in attesa verginale di diventare “proprietà” di un uomo nel matrimonio, o in quanto già proprietà nel matrimonio .
Negli anni del Concilio Vaticano II ci fu un grande movimento di uomini e donne, teologici ed esegeti, che cercarono ,tra l'altro, di dare l'avvio a una esegesi storicizzata, collocando dunque San Paolo e i Padri della Chiesa in un preciso contesto ambientale. Anche nell'Islam ci sono state e ci sono voci autorevoli che vanno in questa direzione. Sembra però difficile che ciò avvenga nella migrazione, dove la tentazione identitaria sollecita letture conservative di una presunta purezza e inviolabilità del testo coranico .

giovedì 12 novembre 2009

CHE FINE FANNO I RECLAMI A TRENITALIA?

La mattina del 16 ottobre c.a. dovevo recarmi a Milano con un eurostar . Faceva freddo e in attesa sognavo il mio posto prenotato in uno scompartimento adeguatamente riscaldato. Salgo a Brescia , cerco il numero e mi siedo . Mi accorgo subito che non funziona il riscaldamento . Tutti/e , provenienti dalle stazioni precedenti si stringevano addosso giacche pesanti e paltò. Così fino a destinazione. All'arrivo a Milano Centrale scendo intirizzita dalla punta dei piedi ai cappelli. Nessun controllore era passato a timbrare il biglietto. Dopo alcune ore ritorno in stazione e in attesa del treno mi reco all'ufficio reclami. Venti giorni dopo mi arriva la risposta con una e -mail da "Vendita/Asistenza N/Lombardia- il Responsabile".
Nella stringata missiva leggo che mi era stato "riassegnato un posto in carrozza con impianto di climatizzazione funzionante". Si ammetteva il guasto all'impianto di climatizzazione , precisando che i passeggeri erano stati "invitati ad occupare i posti disponibili nelle vetture cinque e sei." Boh!

venerdì 6 novembre 2009

I TEOLOGI E L'ARREDAMENTO SCOLASTICO

Vito Mancuso è un teologo certamente tra i più aperti e disponibili alla discussione e leggerlo su La Repubblica è talvolta istruttivo. Ma questa volta no. Il suo articolo "Quanto vale quel simbolo" (giov.5 nov. 09) mi ha suscitato molte, molte perplessità. Mancuso non ha perso l'occasione (avrebbe fatto meglio) di commentare la sentenza della Corte europea di Strasburgo che a tutela della libertà religiosa degli studenti si è pronunciata contro al crocifisso appeso sulle pareti delle aule italiane. Ma se il crocifisso - scrive il teologo- è un invito all'amore universale perchè cancellarne la vista? Anzi, di più, è il simbolo più alto a" favore del bene e della giustizia anche a rischio della perdita della vita fisica. ". E poi bisogna mantenerlo perchè nell'anima umana si cela il bisogno dei simboli. E quello del crocifisso "è il principale individuato dalla nostra tradizione spirituale, culturale e civile lungo i secoli di storia.".
Caro prof. Mancuso ha letto il fondino di Dario Fo sul Manifesto merc. 4 novembre?
Secondo il grande Fo il crocifisso nelle scuole e negli altri luoghi pubblici, dagli ospedali agli uffici , propone certo una cultura e una storia, ma non proprio sempre edificante. In nome della croce sono stati prodotti grandi misfatti come le rapine e i massacri del Nuovo mondo, o la benedizione degli imperi e degli uomini della provvidenza; per non ricordate le Crociate e la Santa Inquisizione. Scrive Dario Fo: "Se è la 'nostra cultura', come dichiarano l'intrepida ministra Gelmini e il 'pontefice' Buttiglione che accusa la sentenza di Strarburgo di essere 'aberrante' , perchè non raccontano il lato oscuro della della croce come simbologia di potere?" . Giusto, perchè professore?