domenica 28 ottobre 2012

A BRESCIA LA CONSIGLIERA SEL INTERDETTA A CELEBRARE I MATRIMONI

«L’abito, il portamento, e quello che, dal luogo ov’era giunto il curato, si poteva distinguer dell’aspetto, non lasciavano dubbio intorno alla loro condizione. Avevano entrambi intorno al capo una reticella verde, che cadeva sull’omero sinistro, terminata in una gran nappa» La consigliera Donatella Albini, capogruppo Sel al Comune di Brescia, ha citato questo passo dei Promessi sposi di A.Manzoni in occasione di un matrimonio da lei celebrato , ottenendo una notifica da parte del sindaco di sospensione della facoltà dei consiglieri: “Non sussistano le condizioni perché venga predisposta la delega a suo nome per la celebrazione”. La consigliera Sel con la citazione si riferiva a quanto accaduto alla sposa ,fermata in aprile in comune mentre, con il futuro marito italiano stavano stabilendo la data del matrimonio; infine trattenuta a lungo - tra polizia municipale e questura- in quanto sprovvista di permesso di soggiorno. Il riferimento al matrimonio del famoso romanzo, che , ha detto recentemente Bossi, è stato scritto nella lingua italiana su commissione dei Savoia , ha forse suscitato l’ira dei leghisti che fanno parte della maggioranza che governa la città della leonessa. E pare anche quella del sindaco Paroli, in quota Comunione e Liberazione, che avrebbe accusato l’Albini di aver tenuto, addirittura, un comizio. La dottoressa Albini, nota ginecologa e femminista bresciana , è certamente una donna di grande passione , generosità e stile comunicativo diretto. Può darsi che per queste sue “qualità” susciti reazioni e azione in una diffusa, resistente sub cultura cattolica intrisa di formalismo , tanta ipocrisia e chiusura identitaria difensiva contro gli “altri”, gli stranieri immigrati.

martedì 23 ottobre 2012

IL PRETE , LA SIGNORA E IL PREFETTO

La vicenda ha scatenato un putiferio che continua a dilatarsi sui media e su Internet. Le ragioni ci sono, eccome. Un prete di “frontiera” - questo il fatto- in quelle zone del Sud dove si muore tra Camorra e veleni conficcati nei terreni e liberati nell’atmosfera, un giorno di ottobre interviene in una riunione a palazzo di governo a Napoli, per denunciare la terribile situazione del territorio della sua parrocchia di periferia. E’ rispettosamente in piedi e si rivolge alla prefetta di Caserta chiamandola Signora. L’anziano collega prefetto di Napoli lo interrompe accusandolo di mancanza di rispetto verso la prefetta e verso le istituzioni. E’molto adirato e continua per un po’ a impedire al mite prete di scusarsi. Segue una reazione a catena perché , così pare a giornalisti, a semplici cittadini, a politici : il prefetto ha mancato di rispetto a un prete che rischia la vita per difendere i suoi parrocchiani contro i soprusi della Camorra. Vero. Don Maurizio Patricello in seguito cercherà di spiegare il suo punto di vista anche scrivendo una lettera aperta. Tra l’altro , precisando che si è rivolto alla prefetta con il signora proprio per un grande e sincero rispetto. La cosa curiosa, poi non tanto, è che a nessuno è venuto in mente di osservare che il prete non si sarebbe certo rivolto al prefetto di Napoli chiamandolo signore . Lo avrebbe chiamato prefetto, o signor prefetto. Un uomo appartiene, prima di tutto, a se stesso, una donna, prima di tutto, a un uomo. Una volta una donna nubile era una signorina, una donna sposata una signora. Immaginiamo una tavola rotonda di professori. Il moderatore presenta via ,via i relatori. Chiama gli uomini professore o professor tal dei tali ma, al momento di presentare una donna dice, semplicemente “la signora…”. Un medico e una medica entrano in un condominio insieme per accedere allo “studio associato” e ,incontrando uno o due o tre condomini, ricevono i saluti : “Buon giorno dottore, buon giorno signora!”. Con questi esempi si potrebbe continuare all’infinito. Don Patricello ha semplicemente e inconsciamente obbedito allo stile comunicativo sessista che caratterizza ancora le società segnate dalla cultura patriarcale; soltanto in crisi. Pertanto, o si disconosce , implicitamente, l’autorità femminile con il signora o si usa il “neutro universale” dicendo prefetto al posto di prefetta, ministro al posto di ministra. Fino all’esilerante titolo apparso una volta in un quotidiano di provincia: “IL MARITO DEL SIGNOR MINISTRO…” Ma guarda caso, la polemica in questione ha preso un’altra piega . Siamo in Italia, no?

martedì 16 ottobre 2012

IL BUON GOVERNO DELLA LOMBARDIA, L'"ECCELLENZA" DELLA SUA SANITA'''"

Era il 1997 quando una legge della Regione Lombardia venne votata con questo titolo: “Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali”. La legge stabilì la parità tra ospedali pubblici e privati. Formigoni iniziò la campagna di propaganda dichiarando che così i cittadini lombardi potevano scegliere dove andare a curarsi: proprio- diceva- come fanno i ricchi. La parità giuridica ha in seguito determinato la nascita di grandiosità sanitarie come il San Raffaele di don Verzè e la Fondazione Maugeri. La sanità lombarda muove un giro d’affari annuale pari a 17, 3 miliardi di euro, cioè il 75 per cento delle spese regionali, con 128 strutture pubbliche e private. Dei 17, 3 miliardi di spesa sanitaria, il 43 per cento va alle strutture private; in buona misura a Comunione e Liberazione. I manager delle ASL sono sono stati scelti in base al colore politico dei partiti di governo: Pdl e Lega . Questo sarebbe alla fin fine il federalismo sanitario! La Lombardia ha un numero di reparti di cardiochirurgia superiore a quelli esistenti in Francia. Più o meno la stessa cosa per l’ortopedia. I motivi? Le operazioni cardiochirurgiche e di ortopedia sono quelle che hanno i rimborsi pubblici più consistenti. I privati privilegiano pertanto le prestazioni che raccolgono maggiori entrate. Con qualche rischio per la salute: in Lombardia sono talvolta gli stessi medici di base a invitare i pazienti a vigilare contro operazioni inutili o, addirittura dannose. Formigoni, anche in queste convulse giornate, ha continuato a ripetere come una litania o un mantra ,l’ “eccellenza della sanità ” lombarda, la migliore in Italia, perché la stessa regione sarebbe la prima della classe nel “buon governo” . All’Emilia Romagna toccherebbe, semmai, il secondo posto o il terzo. Ora la Lombardia, nel mezzo di un ciclone di enormi proporzioni , perché addirittura si registra un potere della ndrangheta calabrese ai vertici di governo, andrà alle urne. Si può immaginare e poi sperare in un cambiamento, prima di tutto culturale rispetto alla vincente mentalità leghista e berluscononiana tollerata fin nelle parrocchie? A cominciare dall’insegnare in questa regione ancora di mentalità fortemente cattolica , cosa significano le parole ipocrisia e doppiezza?