lunedì 16 dicembre 2013

A PROPOSITO DEL VELO ISLAMICO E DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Un dialogo si può ritenere tale se si resta nelle strettoie della dottrina religiosa, del discorso di fede, senza l’apporto di altri saperi come la sociologia, l’antropologia e non ultima, la psicologia? Su Facebook è stato postato un montaggio, dove si vede una donna musulmana alla quale il marito offre, con la sua mano, l’acqua di una fontana e, sotto, l’immagine di un contadino occidentale seguito da una donna piegata da robuste fascine di legna sulla schiena. Seguono i commenti e una ragazza convertita all’Islam scrive: “Ecco questa immagine spiega chiaramente che mentre vi fanno credere il contrario, le cose stanno così. Nella prima immagine si vede una donna Musulmana che viene trattata da regina dal marito, invece nella seconda si vede la moglie che sta lavorando per il marito, mentre lui se ne frega. Gli uomini occidentali hanno solo offeso la dignità delle donne occidentali mettendole nude su riviste ecc. Fortunatamente io come tante altre donne, convertite all’Islam, ci siamo salvate.” Un’altra convertita aggiunge:” Io x esempio ho notato che prima che indossassi il velo mi guardavano in tanti. Dopo molti musulmani stranieri se mi vedono passare abbassano letteralmente lo sguardo. Questo é rispetto.” Va per la maggiore lo spartiacque tra donne per-bene e donne-per-male : le prime, con la copertura del capo e del corpo evitano di provocare gli uomini e le seconde invece sono succubi delle voglie maschili istintuali che volentieri le denudano e usano. Le prime sono le pure, le seconde sono le impure. “Copriti!” Urlavano le madri alle bambine discole perlomeno fino agli anni settanta anche in Italia. “Arriva pura al matrimonio”, continuavano a partire dalla pubertà. E’ la dicotomia puro/impuro, sacro e contaminato che, soprattutto nelle religioni monoteiste, ha delimitato i luoghi e i corpi delle femmine. Un italiano : “comprendo il post : vuol dire che molto spesso si accusano i mussulmani di trattare male le donne, quando noi occidentali non siamo da meno. Ne abbiamo offeso la dignità sbattendole nude su riviste o calendari, ne abbiamo offeso la dignità trattandole come oggetto di piacere e infine non siamo così teneri verso di loro visto che la violenza sulle donne non è qualcosa che è poi così lontano dal nostro essere occidentali.” Sembra sia diventato necessario, nel presunto “dialogo interreligioso “, compiacere, da parte di uomini e donne occidentali e cristiani, i musulmani e le musulmane, evitando accuratamente di approfondire culturalmente comportamenti e valori. Forse risponde al timore, talvolta inconscio, di essere tacciati di mancata tolleranza e, peggio, di rifiuto. E’ appena stato pubblicato un libretto firmato da Nadia Zatti, giovane appena laureata in Scienze Politiche, con il titolo“Ho un cervello sotto il velo, il punto di vista delle donne musulmane” (ed. Cavinato, 2013) e con una prefazione di Issam Nujahed assai breve. Nella prefazione l’autore, Presidente del consiglio delle relazioni islamiche italiane, insiste sulle parole pregiudizio ed equivoco, che caratterizzerebbero il periodo che stiamo vivendo e che impedirebbero di comprendere “il vero significato del velo nell’islam”. Alcuni capitoli l’autrice li dedica a descrivere i vari tipi di velo, il velo nel Corano e il femminismo islamico. Nulla di nuovo perché ormai tanto si è scritto in proposito. Seguono i capitoli sui musulmani in Italia e la descrizione della metodologia della ricerca. Infine, da pag. 31 a pag. 55, le interviste e le conclusioni. Le donne intervistate abitano a Brescia, uno dei capoluoghi e tra le province, a maggiore intensità rispetto alle presenze straniere. Le giovani hanno un’età compresa tra i 20 e i 40 anni, sposate o nubili. N. Zatti spiega la sua tesi : i pregiudizi descrivono le donne musulmane “come deboli, sottomesse e sfruttate dagli uomini, che le costringono a rimanere in casa e le obbligano a coprirsi.” Mentre “in realtà si tratta di donne forti e coraggiose pronte a combattere per i propri ideale e le proprie convinzioni, donne preparate e intelligenti che credono in quello che fanno e nella possibilità di poter dare il loro contributo al miglioramento di questo nostro Paese.” Le donne intervistate sono marocchine o egiziane. E quindi, tanto per osservare, l’autrice non ha intervistato (o potuto intervistare ?) donne della numerosa presenza pakistana nella provincia bresciana. Che le donne oggetto dell’intervista, studentesse o lavoratrici siano libere e consapevoli , emerge chiaramente dalle loro caratteristiche, ma generalizzare pare un po’ azzardato. Chi opera nei consultori o in altre istituzioni sociali e sanitarie, conosce una realtà più composita: ci sono donne musulmane, di etnie diverse originarie dell’Africa o dell’Asia, che vivono nell’ambito ristretto delle reti famigliari e, per esempio, anche dopo tanti anni ancora difficoltà con la lingua italiana. Perché non si cerca di analizzare i motivi della reclusione, di fatto, di tante donne nell’ambito privato o al massimo della comunità religiosa di provenienza? Le ragazze intervistate dalla giovane autrice del libretto, narrano la scelta del velo come “il frutto di una meditata e profonda scelta di fede, per rispondere a una richiesta che viene direttamente da Dio per mezzo del testo sacro del Corano e confermato dagli Hadith e dalla Sunna.” Il cambiamento, rispetto alle madri nate e cresciute nei territori di provenienza, si caratterizza come passaggio da un mettere il velo a causa della tradizione culturale o familiare, a una consapevolezza del suo significato profondo, ritenuto “fondamentale della loro religione del loro essere musulmane credenti”. Ed è così, se si pensa alle giovani nate o cresciute in Italia e scolarizzate fino alla scuola media superiore e oltre; o almeno a un buon numero di loro. Si evita di considerare la realtà del condizionamento familiare; che non necessariamente sia esplicito mediante proibizione o imposizione. Nel mondo culturale non influenzato dall’Illuminismo, prevale ancora la comunità sull’individuo. Nel mondo culturale islamico, più che in altri, il corpo delle donne è simbolicamente determinante per la coesione e l’identità delle comunità. Si evincono anche dalle spiegazioni dell’uso del velo come espressione di modestia, pudore, purezza e vicinanza a Dio…e come apparenza esteriore. Gli occhi degli uomini, nello spazio pubblico, non devono vedere i corpi erotici femminili proprietà degli uomini di casa. Le donne velate danno il messaggio latente dell’esistenza delle comunità integrate fino ad un certo punto, come vuole la tendenza neotradizionalista, per esempio dell’UCOII (l’associazione colturale delle comunità islamiche in Italia) che governa la maggioranza dei centri culturali islamici e delle moschee in Italia. Lo dice Cadigia, il velo: “Ha il compito di proteggerci dagli sguardi altrui, non provocandoli con il nostro corpo “. E Amina: “è altresì un segno distintivo e di differenziazione, un modo per distinguersi dalle scelte delle donne occidentali che delle volte utilizzano il corpo per raggiungere i propri obiettivi e ricavarne dei profitti “. Il libro vorrebbe aiutare a superare i reciproci pregiudizi, ma quest’ultima, superficiale e assai diffusa, convinzione sulle donne occidentali, sembra essere semplicemente avvalorata. Per ultimo è descritto l’ottimo lavoro svolto da un parroco bresciano, che è stato anche presidente della Caritas, di apertura dei locali della sua parrocchia anche agli islamici. La sua parola chiave è apertura. Don Fabio Corazzina ha fatto questa scelta …pragmatica ed ecumenica mediante anche le feste, i laboratori di dialogo, i doposcuola ecc. Un dialogo si può ritenere tale se si resta nelle strettoie della dottrina religiosa, del discorso di fede, senza l’apporto di altri saperi come la sociologia, l’antropologia e non ultima, la psicologia? dal PAESE DELLE DONNE

mercoledì 11 dicembre 2013

QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLA VITTORIA DI MATTEO RENZI

A Ballarò (9 dic.) un cartellone evidenziava l’aggiornamento dei consensi: quelli per i politici stavano in fondo alla lista, con un magrissimo 2 per cento. Due per cento di favore alla politica! I manifestanti del “movimento dei forconi” bloccano le strade con camion e trattori, ripetono che i politici devono “andare a casa” e i parlamentari lasciare il parlamento. Qualcuno ha anche urlato minaccioso che, “altrimenti li andremo a cacciar noi con i fucili”. Non si respira un’aria buona dalle parti dell’Italia democratica, nata dalla lotta partigiana e antifascista, in questi giorni post elezione del giovane Renzi. Man mano che trascorrono i giorni dalle primarie del PD che ha visto circa tre milioni di votanti, aumentano le dichiarazioni di chi dice di aver dato la preferenza al sindaco di Firenze per provocare “un cambiamento” non meglio identificato. Certamente è da intendersi che al posto di una classe-casta inamovibile e, oggettivamente, su di età, la “gente” vorrebbe provare i giovani. Matteo Renzi, gli dice Berlusconi, è un comunicatore. Detto dal cavaliere ex senatore, vuol dire comunicatore televisivo. E’ la TV a dettare le regole della comunicazione ormai da molti decenni. Poca importanza, in questo tipo di comunicazione post moderna, hanno i contenuti. La gente italica non legge libri e tantomeno i quotidiani, ha ricevuto una formazione scolastica nozionistica, retorica e superficiale. Intende “la politica” come regia per i propri interessi, anche se, educata dal catechismo cattolico, qualche volta mostra inclinazione e vago interesse per il prossimo. In questo momento storico di caduta del tenore di vita di un numero in crescendo di individui e famiglie, la tolleranza per i politici parolai e imbroglioni che hanno governato, la gente comincia a reagire scompostamente e chissà come andrà a finire. Anche perché, ormai dimenticato il fascismo dai vecchi e dai giovani appreso alla pari delle guerre puniche, ottiene un certo successo l’invito di Grillo a dare l’ostracismo ai giornalisti che esprimono critiche nei riguardi del suo (suo!) movimento politico. Comunque, chi non comunica secondo i moderni canoni non può pensare di ottenere consenso. Cuperlo, con la sua sapienza e serietà, ma con il piglio da ufficiale austroungarico, ha messo in scena il vecchio apparato di ascendenza PCI e ha perso. Matteo Renzi gioca con le parole come fanno tutti i giovani, ma evita o non conosce lo stile dei vecchi politici chiamato politichese. Però in realtà, come i suoi colleghi rottamati, sa ch bisogna accarezzare la gente per il verso giusto, che è quello di dire soltanto ciò che vogliono sentirsi dire. Cuperlo non ha sfondato neppure in Emilia-Romagna, dove il pragmatismo tradizionale da tempo , sotto l’influsso della televisione berlusconiana e l’individualismo da economia globalizzata all’insegna del neo liberismo, ha abbandonato le tematiche dell’egualitarismo e della solidarietà. La Sinistra emiliano romagnola segnata, sotto traccia ,dall’antropocentrismo cristiano,ha consumato suolo agricolo, boschivo ,ecc. per il profitto da cemento esattamente come nelle altre regioni leghiste e berlusconiane. E’ un esempio. E così, il “popolo” è andato in massa a dare la preferenza a Renzi senza chiedersi di che cosa è fatto il suo pensiero economico, per esempio. D’altronde I cittadini sono esasperati dalla crisi economica che morde sempre di più erodendo salari e pensioni, mentre i politici regionali e nazionali, magari si aumentano gli emolumenti o fanno spese personali pagate dalle casse delle Regioni. Scrive La Voc.Info (6dic.) a firma di Roberta Perotti: Nel dicembre 2012 il governo Monti impose un tetto alla remunerazione dei consiglieri regionali: la somma di indennità, diarie e rimborsi a forfait non avrebbe dovuto superare gli 11.100 euro lordi mensili per un consigliere senza altre cariche. Incredibilmente, alcuni consigli regionali sono riusciti a cogliere l’occasione per aumentare gli emolumenti netti ai propri consiglieri. COME TI FACCIO IL TRUCCO IN PIEMONTE … A posteriori, il trucco è di una semplicità disarmante: si riduce l’emolumento totale, in modo che non superi gli 11.100 euro. Ma si riduce di molto l’indennità, che è tassabile, e si aumenta la diaria, che è un rimborso a forfait, quindi di fatto un reddito non tassabile. Al netto delle tasse, ora un consigliere guadagna di più. Yoram Gutgeld è il consigliere economico di Renzi: Se Renzi fosse premier e Yoram Gutgeld fosse il suo ministro dell'Economia, ecco il programma che gli italiani si ritroverebbero di fronte. "Abbattimento shock da 20 miliardi delle tasse con i proventi delle privatizzazioni di Poste, Ferrovie, Rai, municipalizzate e dei campioni nazionali quotati; rinuncia alla Tav; lotta all'evasione con l'eliminazione del denaro per i pagamenti tra imprese; 4 miliardi di euro dal ricalcolo delle pensioni sopra i 3.500 euro; contratto unico stabile senza articolo 18 per i lavoratori". Ad elencare i punti salienti dell'ipotetico ticket in un'intervista a Italia Oggi è lo stesso Gutgeld, consigliere economico del sindaco di Firenze e autore di un libro ("Più uguali, più ricchi") in cui espone il pensiero economico di McKinsey, a sua volta ispiratore della dottrina renziana. Gutgeld privatizzerebbe subito Poste e Ferrovie, e farebbe lo stesso anche per la Rai. "Sono dell'idea di privatizzare quello che ha senso privatizzare", spiega. "Abbiamo già 10 municipalizzate quotate. Il problema sono le piccolissime aziende. Sono troppo piccole perché le si possa valorizzare. Sarebbe meglio metterle sul mercato dopo aver creato soggetti più grandi, procedendo al loro accorpamento". Quanto alle pensioni, se diventasse ministro Gutgeld taglierebbe le pensioni da 3.000-3.500 euro lordi. "Non farei cose popolari, lo dico subito", dice nell'intervista. "Siamo il primo bancomat d'Europa nella previdenza. Abbiamo una quota spesa pensionistica di circa 50 miliardi non coperta da contributi versati. C'è una quota importante di pensioni inferiori a 1.000 euro che non possono essere toccate. Ce ne sono però anche più alte e c'è una fetta di pensioni superiori ai 3.000 euro cui non corrispondono contributi versati. (L’HUFFINGTON POST, 21 nov.2013) Un’intervista, per carità, ha dei limiti, ma un economista forse dovrebbe descrivere un programma un tantino più complesso, o no? Intanto nel Pd la nuova era è segnata sia dal pragmatismo sia da idee ormai lontane mille miglia dall’ideale di egualitarismo d’impronta socialista. Renzi dice molto di più la parola merito che egualitarismo. Scriveva un uomo su Face book rispondendo a chi sottolineava come ancora siano poche le donne in ruoli pubblici importanti: “ nessun problema, quando ci sono donne che hanno i meriti!”. Già, le donne devono dimostrare “il merito”, gli uomini non ne hanno bisogno. Negli anni cinquanta e sessanta poche giovani donne – a confronto dei coetanei maschi- proseguivano gli studi dopo le medie o l’avviamento professionale: non avevano “ i meriti”?

martedì 19 novembre 2013

CATASTROFE IN SARDEGNA. EVENTO ANNUNCIATO, PREVISTO NON NATURALE

“Frane, allagamenti, alluvioni: l’Italia è un Paese martoriato dal dissesto idrogeologico. Le aree a elevata criticità rappresentano il 9,8% della superficie nazionale e riguardano l’89% dei comuni, su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali. Il riscaldamento globale – spiegano dal Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici – porterà a un’inevitabile recrudescenza dei fenomeni estremi. Le regioni hanno stimato un fabbisogno di 40 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio, cui però il governo nell'ultima Legge di Stabilità ha destinato appena 180 milioni per i prossimi tre anni. Ad aggravare ulteriormente il quadro è il consumo del suolo, aumentato del 156% dal 1956 ad oggi, a fronte di un incremento della popolazione del 24%. Ogni cinque mesi è cementificata una superficie pari al comune di Napoli, un dato che mette in luce le responsabilità dell'uomo per queste catastrofi, che solo negli ultimi cinquant’anni hanno causato la morte di quattromila persone. “ Questo è quello che si legge oggi su LA STAMPA un giorno dopo la distruzione di una parte della SARDEGNA a opera di un ciclone. Ci sono morti, ci sono sfollati e poi case distrutte, ponti e terreni agricoli. Le radio, i Tv e i quotidiani blaterano di emergenza, di stato d’eccezione, di evento naturale eccezionale. Fino a che punto questi “eventi” sono naturali? Cioè, possiamo continuare a chiamare naturale “eventi” generati dal dissesto idrogeologico, dalle cementificazioni degli alvei dei fiumi, dall’eccesso di cementificazione e dalla continua, assidua, distruzione dei boschi? Adesso c’è la Destra di governo e di opposizione, suffragata da ampi elementi di Sinistra, che vorrebbe vendere le spiagge per un futuro sicuro di cementificazione e magari, di profitti derivati dai biglietti pagati per accedere alla riva dei mari. Si parla, in questi giorni, di un lago di Garda patrimonio dell’UNESCO. Si parla…..perché pare che non siano pochi gli amministratori locali delle regioni Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige che si oppongono. E già, nonostante la crisi continua il consumo di suolo per costruzioni sule colline moreniche, a ridosso di siti importanti come Salò, Sirmione, Lazzize ecc. Il poeta veneto ZANZOTTO diceva: “UN BEL PAESAGGIO UNA VOLTA DISTRUTTO NON TORNA PIU', E SE DURANTE LA GUERRA C'ERANO I CAMPI DI STERMINIO, ADESSO SIAMO ARRIVATI ALLO STERMINIO DEI CAMPI." La legge di stabilità in discussione dovrebbe mettere in cantiere anche la cessione ai privati di proprietà pubbliche. Appunto, come il demanio marittimo. Sembra che a Destra come a Sinistra sia assente una cultura dei beni comuni. Che, per loro definizione sono quelli che soddisfano ai bisogni fondamentali delle persone. Sono molti i documenti nazionali e internazionali che parlano di accesso all’acqua, al cibo, alla conoscenza, alla salute e anche ALLA TUTELA DEL TERRITORIO. Quanti, tra deputati e senatori, hanno una cultura in grado di capire cosa sono i diritti fondamentali, i beni comuni? A leggere il libro postumo di Franca Rame IN FUGA DAL SENATO (ed. Chiarelettere, 2013) dove racconta la drammatica delusione provata nei due anni al Senato della Repubblica, gli eletti del popolo sono soltanto in grado, più o meno, di pigiare il tasto rosso e verde a comando dei capi di partito. Tanto per fare un esempio dal libro, Franca Rame scrive: “ 14 giugno 2006. Ore 11.30.Corro a Montecitorio. Sala Mappamondo. C’è chi, da Senato, ci va con macchina e autista di Stato, ma puoi crepare se speri che qualcuno ti offra un passaggio. Sapete cosa pesa di più in questa vita da senatrice? L’ho già accennato, ma lo ribadisco volentieri: l’indifferenza, il non preoccuparsi mai dei bisogni o dei problemi degli altri.” E allora, rassegnamoci ad ascoltare ministri e presidenti del Consiglio dichiarare, a ogni “evento catastrofico naturale” che è stato immediatamente dichiarato lo stato di calamità, appunto, naturale ecc.; e che si stanzierà un toto di soldi pubblici, eccetera, eccetera. Ma non tocchiamo le leggi che permettono di continuare a martoriare il suolo, di tutti, detto Italia.

martedì 12 novembre 2013

LA SESSUALITA' NELLA POSTMODERNITA'. UOMINI CHE PAGANO

“E’ più semplice rispetto a un’amante!”: questa la risposta di un autista trentacinquenne a due giornalisti di Radio Capital in una mattina qualsiasi dei primi di novembre, in una trasmissione sui clienti delle prostitute. I due gli chiedono incuriositi quando ha iniziato a frequentare delle prostitute e lui dettaglia: appena presa la patente e con una media di tre e anche quattro volte la settimana. Dipende dalle possibilità economiche perché sulla strada le donne costano sui cinquanta euro, ma in appartamento si arriva anche a 100. I due sono sempre più incuriositi e buttano giù domande a raffica: “Ma che ti sei sposato a fare?”. L’autista è a suo agio, non ha detto il suo nome ma ha voglia di mostrare la sua competenza in materia. Allora, si è sposato per avere una famiglia, ma la moglie non si è mai accorta di niente, neppure quando ha avuto per un po’ una relazione. Non per molto perché le amanti sono troppo impegnative: vogliono gli sma, le telefonate, gli appuntamenti ecc. Ne vale la pena chiede uno dei due? E lui, sicuro, risponde che sì, ne vale alla grande, soprattutto se trovi quelle brave. Un po’, come dire, la brava maestra, la brava colf, la brava badante….Aggiunge che alcune sono anche belle, ma, appunto, non tutte brave. Sono arrivata alla meta, spengo il motore dell’auto e scendo. Chissà come è andata avanti la trasmissione dei due sui clienti delle prostitute! “Uomini che pagano le donne, dalla strada al web, i clienti nel mercato del sesso contemporaneo” ( Ediesse, 2013) è il libro- di Giorgia Sereghetti pubblicato con una bella prefazione di Rosa Cutrufelli. Una volta, non certo secoli fa, il ricorso alla prostituzione -scrive R. Cutrufelli- “veniva per lo più considerato come un naturale effetto della presunta differenza ‘biologica’ fra il desiderio femminile e quello maschile, rappresentato come incontenibile.” Non è raro sentire anche qualche anziana signora ripetere che gli uomini “hanno il diritto di sfogarsi”. La ricerca di G.Serughetti prende l’avvio dalla constatazione che il focus si è spostato dalla prostituta al cliente. Continua R.Cutrufelli: viviamo in un’epoca che registra una grande libertà femminile e una grande crisi degli uomini, ma anche una forte commistione fra mercato e vita intima, fra sessualità, erotismo e potere. L’autrice, presentando la sua ricerca, lamenta come lo sforzo conoscitivo e d’intervento sulla domanda di prostituzione “non sia stato sostenuto da uno sforzo equivalente né comparabile di comprensione delle culture della mascolinità che la alimentano”. E già: le culture della mascolinità ……quali modelli, nuovi e tradizionali, veicola il cliente? C’è un’implicita resistenza della configurazione tradizionale delle relazioni tra i generi o significa perdita di potere del maschio? In altri termini un tempo non troppo lontano tutto l’universo dei generi si basava sulla separazione tra donne –madonne e donne miniotte, tra donne di casa e donne dei casini prima e poi di strada. Studiare l’Italia su questo versante richiede un lavoro particolare, in quanto il nostro è un paese con una forte connotazione patriarcale, ma anche con segni rilevanti di trasformazione. Un paese, l’Italia, dove, complice la presenza formativa della Chiesa, si fa fatica ad accettare che anche la sessualità maschile è una costruzione culturale. Sta di fatto che l’offerta di servizi sessuali a pagamento, ha continuato ad aumentare anche dopo il cambiamento di mentalità rispetto ai rapporti tra uomo e donna; che ha fatto seguito, tra l’altro, alla contraccezione e alla evaporazione della sessuofobia di impronta religiosa. Allora, occorre un’analisi più approfondita perché non si è verificato, quanto si era fermamente creduto dopo il mitico ’68 e il movimento femminista mondiale. Secondo Serughetti siamo in presenza della diffusa , globalizzata, commercializzazione della sessualità come prodotto di consumo. Così pare anche nelle scarne parole dell’autista di Radio Capital. In altri termini: si assiste a un’inesauribile sollecitazione del desiderio maschile verso il consumo sessuale. A differenza di una volta il mercato delle merci in vendita permette un accesso immediato , da supermercato: basta avere i soldi perché l’offerta è imponente e svariata : dalla strada all’appartamento, dalla “fidanzata a ore” , dall’Escort, ecc.. Una trasformazione, più recente , riguarda la struttura economica della realtà : il capitalismo delle origini si strutturava sul potere piramidale: al vertice il possessore dei mezzi di produzione, alla base la “forza lavoro”. Ai lavoratori maschi era data l’illusione del potere assoluto in casa propria: sulle mogli, sui figli. Come scriveva Engels, nella casa del lavoratore il proletario sottomesso è la moglie . Il mondo delle merci ha creato la possibilità dell’accesso facile anche alla merce-donna. La donna merce ripristina, temporaneamente l’illusione del potere maschile del padrone, del guerriero e dell’eroe? Il capitalismo industriale ha lasciato il posto al capitalismo finanziario, rarefatto, dai contorni evanescenti, diffuso ma imprevedibile. Scrive Serughetti in modo efficace: “…gli immaginari e le pratiche della società dei consumi favoriscono la normalizzazione di questo commercio, anche attraverso una cultura visuale, dove corpi femminili e merci s’inseriscono in un medesimo sistema di segni.” Di nuovo, il corpo femminile diviene, come il denaro, una valuta di scambio. L’autista racconta il suo desiderio limitato soltanto dalla disponibilità in termini di denaro, mentre la merce-donna è sempre disponibile sulla strada o in appartamento: ” basta cercare in Internet”, spiega. E la moglie? Gli chiedono i due se quando rientra a casa la moglie, non si accorge che è lavato e profumato. Lui specifica, contento di poterlo fare, che quando va a prostituta non si lava e si fa profumare soltanto con speciali profumi che non si annusano facilmente (?). La moglie deve restare all’oscuro fissata nel suo ruolo (antico) di garante della cura e degli affetti familiari. Si evince che la prostituzione risponde anche all’implicita necessità di non perdere del tutto la divisione sessuale supposta naturale dei ruoli: il lavoro di cura alle donne. Però se la moglie si accorgesse della doppia vita e decidesse di separarsi? Si apre un altro capitolo: quello della dilagante sindrome abbandonica degli uomini che si manifesta non raramente, addirittura, con la violenza, fino al femminicidio. A differenza di una volta, prima della “modernità liquida” (Bauman), l’uomo non è più padrone assoluto in casa sua come il padrone nella sua fabbrica. Si sono liquefatti entrambi, con danni irreversibili dell’immagine virile, dell’identità maschile. Il comprare temporaneamente un corpo di donna, probabilmente risponde al bisogno di ri-costruire illusoriamente un tipo potere che strutturava l’identità virile. Scrive la ricercatrice che la diffusione del Viagra (anche tra i giovani!), si spiega con la centralità data al problema della funzionalità/disfunzione erettile: “L’ ‘ansia di prestazione’ , collegata dal senso comune all’inesperienza dell’età puberale , diventa così caratterizzante del più globale rapporto del maschio con la propria sessualità, chiamata a rinsaldare , come si è visto, la fragile costruzione tardo moderna dell’identità individuale.”

giovedì 24 ottobre 2013

E SE L'ITALIA DECIDESSE DI CACCIARE TUTTI I MIGRANTI ?

Calo demografico e aumento delle persone con oltre 65 anni, è una delle caratteristiche dell’Italia post moderna. Ogni tanto qualche cardinale di Santa Romana Chiesa accusa le giovani coppie (soprattutto le donne) di egoismo perché si limitano a un figlio, oppure ne rinviano nel tempo la”programmazione”. Ignorano, volutamente o no, che il calo demografico è maggiore in Italia, per esempio, che in Francia dove il welfare integra una politica dei tempi di conciliazione lavoro e cura assai più avanzata. O forse si appellano alla Provvidenza quando invitano a fare figli in una situazione di crisi economica e occupazionale che riduce notevolmente il reddito medio per famiglia. L’Italia è un Paese invecchiato, ma non per vecchi e lo sarà sempre meno. Nel libro appena uscito a firma del sociologo e sen. Luigi Manconi (presidente della Commissione diritti umani del Senato) e Valentina Brinis i dati fanno davvero impressione. Il censimento del 2011 registra 13 milioni d’italiani con più di 65 anni. Invece nella sponda opposta, a Sud del Mediterraneo, quasi la metà delle persone è di sotto i 25 anni. Censis e Ismu per il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in occasione del recente convegno “Servizi alla persona e occupazione nel Welfare che cambia”, stima che il numero delle badanti salirà a 2 milioni e 151 mila nel 2030. Ma se la crisi economica continuerà le famiglie italiane con i loro magri bilanci dovranno ricorrere a un familiare per rispondere al bisogno di cura di un parente. Dove per “familiare” si deve intendere una donna che abbandonerà il lavoro regredendo alla situazione antica delle zie di casa, che non si sposavano in previsione della non autosufficienza dei genitori anziani. Resta comunque il fatto che l’area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie è un grande bacino occupazionale. Due milioni e 600 mila famiglie (10,4%) si appoggiano al welfare informale gravando sui propri bilanci. L’85% degli occupati tra i provenienti da altri Paesi comunitari e non, operano nel settore della cura: badanti, colf, baby sitter. Non è e non sarà sufficiente per far fronte all’invecchiamento della popolazione un aumento di offerta da parte delle cittadine autoctone, che ora sembrano più propense ad accettare lavori di cura malpagati e poco appetibili. Manconi e Brinis (Accogliamoli tutti. Una ragionevole proposta per salvare l’Italia e gli immigrati , ed. Il Saggiatore) formulano provocatoriamente una domanda: e se tutti/e gli immigrati che lavorano in tanti settori (compreso quello snobbato delle fattorie di mucche) se ne andassero via e non ne venissero più? E veniamo ora al settore della sanità medica e ospedaliera a preoccupare per il futuro. NEODEMOS.IT, il sito online dei demografi ricercatori, a firma di Caterina Francesca e Laura Bartolini, segnala la situazione dell’assistenza sanitaria ripetendo senza mezzi termini che l’immigrazione è indispensabile (23 ottobre 2013.) La domanda di assistenza a livello globale è in crescita anche per via del generale invecchiamento della popolazione dovuto alle migliori condizioni di vita nei Paesi emergenti. Si muore un po’ dopo rispetto al passato anche in queste nazioni. Esiste però una situazione di crisi dovuta a numeri inadeguati di personale sanitario. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità mancano 4,3 milioni di unità nel settore sanitario. In Europa si stima che nel 2020 la mancanza di personale sanitario potrebbe raggiungere la cifra di un milione di operatori . Ecco perché è stato adottato il Codice di Condotta per il Reclutamento Internazionale di Personale sanitario nel 2010, che dette le norme per l’assunzione di personale sanitario straniero. Le ricercatrici si soffermano poi ad analizzare la situazione italiana. L’effetto del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di medicina (Legge 264 dei 2 ag.1999) è stato un calo delle matricole (da oltre 100.000 a circa 10.000) con effetti devastanti sulla distribuzione per età dei medici in servizio: oggi, più del 40% dei medici ha un’età superiore ai 55 anni. Nei prossimi anni il numero dei medici che abbandonerà la professione per la pensione supererà il numero dei nuovi assunti. Il quadro si fa grave anche nel settore infermieristico. Alla fine del 2009 gli infermieri professionali erano circa 365 mila. Ogni anni circa 17.000 si ritirano per raggiunti limiti d’età, mentre ne subentra soltanto 8000. Nonostante si registri un aumento dei laureati in scienze infermieristiche, i posti disponibili per la formazione non sono sufficienti a coprire la domanda. Scrivono le due studiose: “ In questo quadro, la presenza straniera gioca un ruolo sempre più importante. “ In realtà si registra un calo delle iscrizioni all’Albo degli infermieri: nel 2007 gi stranieri rappresentavano il 35 % dei nuovi iscritti, nel 2012 soltanto il 15,3 5. Tra le nuove iscrizioni i più rappresentati sono i rumeni, seguiti dagli indiani. La conclusione: “ di fronte a una domanda di assistenza in presumibile forte crescita, il personale qualificato, medico e infermieristico, è e ancora più sarà in diminuzione nel prossimo futuro . E’ forse il caso di cambiare rotta, cominciando , magari, da una maggiore apertura delle frontiere all’immigrazione qualificata in questo campo.” Per conoscere informazioni e dato statistici bisogna cercare siti, saggi e libri di alta specializzazione. In genere la televisione privata e pubblica, cui accedono tutti/e avvantaggia le notizie di effetto: quelle che suscitano interesse e reazioni epidermiche, superficiali e magari anche pulsioni di rifiuto comunque e sempre del discorso migratorio. Al massimo la televisione crea spazio per i dibattiti, dove non c’è dialogo tra i politici perché il loro interesse è limitato a imporsi sull’avversario. Il dialogo richiede l’atteggiamento della verità soggettiva che incontra un’altra verità con l’intenzione di apprendere, cambiare opinione o confermare aspetti della propria tesi. Grillo ha manifestato molto bene la realtà politica italiana, quando ha redarguito i “suoi” parlamentari a proposito del voto in commissione per togliere il reato di clandestinità: il movimento 5Stelle non avrebbe ottenuto il 25 % se avessero sostenuto questa tesi. Grillo come Berlusconi, come Bossi e Maroni e forse anche come Letta. La paura irrazionale della gente per chi irrompe nei propri confini identitari che strutturano antiche e tradizionali sicurezze e paranoiche fantasie di di invasione dei barbari ,non va messa in discussione . Può essere utile per raggiungere o mantenere il potere di alcuni, pochi o tanti individui detti “politici”.

martedì 22 ottobre 2013

MATTEO SALVINI UNA CULTURA UNA MENTALITA', OVVERO L'ITALIA E LA LEGA NORD

Forse Matteo Salvini, eurodeputato della Lega Nord, conduttore per anni di Radio Padania Libera, sarà il successore di Maroni alla segreteria nazionale. Di seguito alcuni sui interventi su face book nel mese di ottobre. Quello di Salvini è un pensiero, una mentalità, una visione politica e della vita assai condivisa. La ministra Kienge, di origine congolose, sposata con un italiano, medica oculista, madre di due figlie e già responsabile delle politiche dell’emigrazione del Pd, è oggetto ormai di una sorta di rigetto “istintivo” che assomiglia troppo all’antico, fascista, razzismo colonialista. Segno che ancora, il razzismo, abita nell’inconscio collettivo degli italiani/e e ora riemerge quasi giustificato dalla lacerante, terribile, situazione economica del Paese. Clandestini in RIVOLTA a Catania, per protestare contro le "lungaggini burocratiche"... Sassi contro la Polizia, assalita un'area di servizio, distrutti i vetri di un'auto e di un autobus. La soluzione di uno Stato Serio? RIMETTETRLI SU UN BARCONE, TUTTI A CASA!!! Altri 200 CLANDESTINI, da mantenere, sbarcati in Sicilia. Clandestini, non MIGRANTI. Ricominciamo a usare le GIUSTE PAROLE, almeno Noi! La sciura KYENGE ha detto "abbiamo messo in piedi un PIANO TRIENNALE CONTRO IL RAZZISMO, sia per rafforzare le leggi che lo combattono, sia sul piano della comunicazione culturale per far passare UN'ALTRA CULTURA, quella della DIVERSITÀ". PIANO TRIENNALE CONTRO IL RAZZISMO??? FRA PASSARE UN'ALTRA CULTURA??? Non sentite puzza di REGIME? A me ricorda il MinCulPop... Quel Genio Incompreso della KYENGE sta lavorando perchè gli IMMIGRATI che tornano al loro Paese, dopo aver lavorato in Italia, possano avere la PENSIONE, o ritirare i contributi che hanno versato. EBBRAVAAAAAAA la sciura Kyenge! E chi se ne frega degli ESODATI, dei lavoratori AUTONOMI e delle CASALINGHE ITALIANE, tutta gente che ha versato un bel po' di contributi mai più visti... Altri 400 CLANDESTINI sbarcati nelle ultime ore. BASTAAA!!! Chi paga??? Letta, Alfano, Boldrini, Kyenge, Napolitano: siete PAGATI dai cittadini italiani PER LAVORARE, non per dormire!!! Razzisti, egoisti, brutti e cattivi? No! Gente perbene, che vuole VIVERE TRANQUILLA nelle sue città. Mentre il RESTO DEL MONDO espelle o punise coloro che entrano clandestinamente nei territori altrui, in Italia PD e movimento 5 stelle presentano un emendamento per ABOLIRE il reato di immigrazione clandestina! Domani a Torino vi aspetto per urlare a gran voce a questi CIALTRONI che per la Lega CLANDESTINO E´ REATO Oggi scrivono "Si SALVINI chi può dalle boiate leghiste... Salvini ci ricorda che la Lega ormai è una barzelletta..." Motivo? Ho osato chiedere che i CLANDESTINI paghino le cure mediche che oggi hanno gratis, ho detto che non uscirei a cena con la Kyenge, e che rischiamo di essere INVASI. Se a DAGOSPIA piacciono tanto la Kyenge e i clandestini, che li accolgano tutti nella loro ricca Redazione! Rapine, STUPRI, violenze, aggressioni col MACHETE. Arrestati 25 immigrati sud-americani a Milano e dintorni. Si attende un pronto intervento del Duo Kyenge - Boldrini! Poverini, é colpa degli italiani che non li hanno INTEGRATI... La KYENGE in visita a Lampedusa: "Mai più STRAGI". Allora smettila di CHIACCHIERARE e di ILLUDERE migliaia di persone, e lavora per PROTEGGERE sia gli italiani che questa povera gente, che va aiutata AL SUO PAESE. Ma purtroppo ho paura che la Kyenge sia la persona sbagliata al posto sbagliato...

giovedì 17 ottobre 2013

IL TESTAMENTO DI PRIEBKE E LA LETTERE DI DON MILANI SULL'OBIEZIONE DI COSCIENZA

Il video con l’intervista-testamento al capitano nazista Priebke morto a Roma di recente, circola sul Web inserito in ogni quotidiano online. Circola in realtà la parte che si riferisce alla strage delle fosse Ardeatine. L’intervistatore gli chiede di raccontare la sua versione dei fatti. Il capitano tedesco risponde asciutto e preciso in un italiano un po’ stentato. Mi è sembrato che venisse da lontano, a disseppellire una memoria: tutti/e sapevano, durante la guerra e l’occupazione tedesca, che ogni soldato tedesco ucciso avrebbe provocato la rappresaglia di dieci italiani ogni morto tedesco da fucilare seduta stante. Ancora negli anni seguenti la guerra era normale ascoltare degli ex fascisti ripetere come una cantilena che la colpa delle rappresaglie naziste ricadeva in fondo sui partigiani, che erano perfettamente informati di questa regola tedesca. Anche Priebke ripete esattamente quella tesi aggiungendo che “non era possibile rifiutarsi “ perché l’ordine era stato dato da Hitler e chi si fosse rifiutato, perché soldato, sarebbe stato fucilato con le vittime. Come si fa a non ricordare la lettera ai giudici scritta da Don Milani il 18 ottobre 1965 per il processo che lo vedeva imputato? Era già molto malato e non potendo recarsi n tribunale inviò una difesa scritta. Aveva scritto: “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene fare scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto”. L’obbedienza non è una virtù…. Il processo era stato istituito perché aveva fatto l’apologia di un reato: la disobbedienza in nome dell’obiezione di coscienza. Nel febbraio del 1965 i cappellani militari in congedo della Toscana si erano riuniti in un convegno per celebrare l’anniversario dei Patti Lateranensi e, tra l’altro, avevano scritto al termine: «I cappellani militari in congedo della regione toscana, nello spirito del recente congresso nazionale dell'associazione, svoltosi a Napoli, tributano il loro riverente e fraterno omaggio a tutti i caduti d'Italia, auspicando che abbia termine, finalmente, in nome di Dio, ogni discriminazione e ogni divisione di parte di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise, che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale della Patria. Considerano un insulto alla Patria e ai suoi caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza" che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà». Chissà se l’avvocato italiano di Priebke gli ha mai letto questa lettera per confermarlo (ce ne fosse bisogno) dell’esattezza della sua posizione? Don Milano aveva difeso l’obiezione di coscienza di fronte all’obbligo della leva militare che i giovani avevano cominciato a rifiutare andando, diritti, in carcere. Nella sua lettera ai giudici tocca un ambito che ridiventa di attualità con il “testamento” del nazista: “A Norimberga e a Gerusalemme son stati condannati uomini che avevano obbedito. L'umanità Intera consente che essi non dovevano obbedire, perché c'è una legge che gli uomini non hanno forse. ancora ben scritta nei loro codici, ma che è scritta nel loro cuore. Una gran parte dell'umanità la chiama legge di Dio, l'altra parte la chiama legge della Coscienza. Quelli che non credono né nell'una né nell'altra non sono che un'infima minoranza malata. Sono i cultori dell'obbedienza cieca. Condannare la nostra lettera equivale a dire ai giovani soldati italiani che essi non devono avere una coscienza, che devono obbedire come automi, che i loro delitti li pagherà chi li avrà comandati. E invece bisogna dir loro che Claude Eatherly, il pilota di Hiroshima, che vede ogni notte donne e bambini che bruciano e si fondono come candele, rifiuta di prender tranquillanti, non vuol dormire, non vuol dimenticare quello che ha fatto quand'era "un bravo ragazzo, un soldato disciplinato"…”. Seconda guerra mondiale, anno 1944, Friuli. Le truppe occupanti tedesche abbattono un aereo inglese. Uno dei piloti giunge a terra morto, l’altro gravemente ferito viene trasportato davanti alla scuola elementare occupata dalle truppe. Giace a terra tramortito dal dolore. Si forma un gruppo di persone che lo guarda mentre i tedeschi pretendono che si alzi in piedi. Una donna, Maria Pasini (formatasi con la Croce Rossa) si accorge che ha la spina dorsale rotta. Chiede all’appuntato della Guardia di Finanza che fungeva da interprete di tradurre. I tedeschi non sentono ragione, vogliono che si alzi prontamente in piedi e cammini. La signora, una quarantenne con le due figlie bambine accanto, alza a voce e intima di tradurre che in nome della Convenzione di Ginevra, il soldato ferito va rispettato come qualsiasi persona in quelle condizioni, una volta curato e guarito torna a essere un soldato. L’interprete invita la signora ad abbassare i toni perché i tedeschi si sono irritati e le fanno sapere che potrebbero arrestarla e deportarla. La signora insiste ancora più arrabbiata e alla fine ottiene il rispetto del ferito che in seguito morirà. La storia della seconda guerra mondiale è ricca di episodi come questi, anche tra i tedeschi civili e soldati sia in difesa dei civili sia degli ebrei. Eppure anche in questi giorni abbiamo sentito difendere il capitano: cosa poteva fare se non obbedire? Quella signora era la mia mamma, non esattamente collocata a sinistra o a favore dei partigiani e degli alleati.

mercoledì 9 ottobre 2013

ANTIGONE NON ABITA PIU' IN EUROPA. LA LEGA NORD E GLI UMORI DEGLI ITALIANI

Creonte proibisce, sotto pena di morte, di dar sepoltura a Polinice. Antigone non obbedisce e rende omaggio al cadavere del fratello affermando di seguire eterne leggi non scritte. Ricorda il mito, la giornalista Barbara Spinelli in un appassionato articolo pubblicato su La Repubblica (9.10.013) con il titolo “La legge di Antigone e le colpe dell’Europa”. Noi non saremmo, scrive, ciò che siamo senza questo mito o l’antica legge del mare che da sempre obbliga a salvare il naufrago. Noi siamo gli eredi dei tempi di Auschwitz, di quel “Mai più” che abbiamo ripetuto negli anni seguenti la fine del secondo conflitto mondiale e l’olocausto di ebrei, zingari, omosessuali. Siamo anche gli eredi di quei preti, parroci, suore, semplici cittadini e cittadine che rischiarono la vita per salvare quella degli ebrei perseguitati. E’ vero anche che subiamo le conseguenze di una politica governativa che ha aggravato la crisi economica mondiale del neo liberalismo. Noi viviamo i mutamenti della post modernità nel sistema valoriale dopo la caduta ed evaporazione della grandi narrazioni ideologiche . “Perché devo preoccuparmi dei migranti che tentano di fuggire dalla fame e dalle guerre, quando i politici a me, alla mia famiglia non pensano?”. E’ il “familismo amorale” come caratteristica degli umori dell’Occidente cristiano: scarsa fiducia nelle istituzioni pubbliche e arroccamento sui soli interessi individuali e familiari. Il ministro Alfano, scrive la giornalista, sostiene che dobbiamo sapere “ se l’Europa intenda difendere la frontiera tracciata dal trattato di Schengen. Uno Stato che non protegge la sua frontiera semplicemente non è. L’Europa deve scegliere se essere o non essere”. L’Europa : “Deve decidere se vuol essere all’altezza delle nome che professa, e che da tempi immemorabili le prescrivono di accogliere i fuggitivi, i supplicanti, oltre che di tutelare i confini da assalti stranieri. Né l’emigrazione economica clandestina, né la fuga da guerre o dittature (spesso sono la stessa cosa) sono equiparabili a attacchi esterni.” E’ in virtù di queste affermazioni, così condivise nel Paese (non soltanto dalla Lega Nord), che si può parlare di guerra nel Mediterraneo e considerare gli uomini e le donne, i bambini, in fuga dalla Siria, o dall’Eritrea, dall’Egitto o dalla Somalia, come dei nemici che se muoiono è un loro problema, alla fin fine e uno in meno per noi. La Spinelli chiama in causa l’anno 2004 quando l’Unione Europea creò Frontex (Agenzia che gestisce le frontiere le frontiere esterne) coordinando le misure di polizia pattugliamento delle coste e il rimpatrio dei clandestini. Ma l’Italia ha la grave responsabilità di avere introdotto, nel 2009, il reato di clandestinità per coloro che entrano in Italia senza avere in tasca un contratto regolare di lavoro. La conseguenza è il respingimento immediato del migrante, rendendo così molto difficile anche le procedure per il diritto d’asilo. Ancor prima di Cristo, ci dice la Spinelli, soccorrere era un dovere, non soccorrere un reato. Poi è venuta la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e la Carta europea dei diritti fondamentali. “Non soccorrere è peccato di omissione, e più precisamente crimine d i indifferenza . Che senso ha dire ‘mai più’ se non vediamo che il delitto di clandestinità per forza incentiva l’omissione di soccorso.” Infatti, lo abbiamo constatato in questa ultima tragedia di Lampedusa con le centinaia di morti, dove c’è chi sostiene che non tutti i pescatori che si trovavano in mare hanno prestato soccorso, ovviamente per il timore di incorrere nel reato di favoreggiamento dei clandestini. E’ già accaduto, ci ricorda la giornalista, nei paesi occupati dai nazisti, perché aiutare gli ebrei, era, appunto un reato punibile con la deportazione e la morte. Certamente anche a causa della terribile crisi economica che ci attraversa da anni, si constata ogni giorno di più che non soltanto i leghisti di stretta osservanza sostengono che i salvataggi e gli aiuti ci fanno correre il rischio di nuove ondate di poveretti dall’Africa ,dall’Asia, dal Medio Oriente. Ora la Commissione Giustizia del Senato ha votato la soppressione del reato di clandestinità sostituendolo con un reato di tipo amministrativo che prevede un ordine di espatrio, ma non l’arresto. L’on. Matteo Salvini, che forse presto sostituirà nella segreteria nazionale della lega Nord il presidente Maroni, nella trasmissione di Lilli Gruber (9 ottobre) ha gridato allo scandalo. Si capisce, la Lega risponde a un sentire diffuso, liscia il pelo della gente soprattutto del Nord; perfino di gente che nel tempo passato militava nella sinistra. Salvini ha respinto la soppressione del reato di clandestinità con un ‘argomentazione che si ascolta per le strade: “ Chi coccola, chi avvantaggia queste persone e chi le illude che da noi troveranno lavoro? (…) . La Bossi Fini non è stata applicata correttamente…il reato di clandestinità c’è in Svizzera, in Inghilterra…Occorre snellire invece le procedure di espulsione. Il povero è nel nostro pianerottolo. Mi danno fastidio quelli che si occupano dei poveri dall’altra parte del mondo e se ne fregano dei nostri.”. Ha insistito che non possiamo più aprire le porte agli stranieri, proprio a nessuno. Lilli Gruber gi ha fatto notare che i flussi d’immigrazione stanno calando. Poteva anche aggiungere che quattro immigrati su dieci stanno facendo ritorno nei paesi d’origine. Ma poteva anche fargli notare che , con l’invecchiamento della popolazione e lo scarso Welfare italiano, la cura degli anziani tocca alle reti parentali femminili e alle straniere (le badanti). Nella Commissione, infatti, è passata anche una norma che sancisce la regolazione dei flussi migratori in modo compatibile con la concreta possibilità di accogliere migranti. Resta il fatto impressionante, ben evidente nell’argomentare dell’on. Salvini e così corrispondente a un sentire diffuso, il rifiuto di separare i profughi che fuggono dalle guerre, dai migranti che partono con un progetto di lavoro e di vita. Antigone non abita più da noi.

UNA MINISTRA DI PELLE NERA FA EMERGERE L'ANTICA MENTALITA' DA "FACCETTA NERA BELLA ABISSINA"

«Scegliere un ministro nero è stimolo all'immigrazione. La faccia della Kyenge porta parecchi immigrati in più, ma è pericolosissimo il suo messaggio, in primis per le persone che hanno sentito un ministro promettere che diventeranno italiani regolari. Fanno appelli un giorno sì e un giorno no per dire che qui è il Bengodi, e aumentano gli sbarchi».(…) «Se non ci fosse il ministro dell'Integrazione Kyenge e la Boldrini alla presidenza della Camera ci sarebbero meno sbarchi. Quando si mandano certi segnali si fa credere che uno può fregarsene delle regole. Continuano a invitare le persone, poi è chiaro che i disperati rischiano la vita». Parole pronunciate dall’on. Pini romagnolo della Lega Nord alla Camera dopo la strage di centinaia di migranti-profughi provenienti dalla zone di guerra dell’Eritrea,Somalia e Siria , nel mare di Lampedusa. La “faccia della Kienge” italo-africana, prima ministra di pelle nera in un governo italiano, è stata presa di mira soprattutto dalla Lega Nord fin dalla sua nomina. Nel luglio scorso a Cervia , prima che arrivasse per un pubblico incontro organizzato nell’ambito della festa del partito Democratico, vennero gettati sull’erba dello spiazzo accanto al palco, tre manichini insanguinati. Durante l’incontro in una bella e calda serata di luglio, un giovanotto le gettò una banana. Ma intanto c’era già stata la dichiarazione di un personaggio pubblico della Lega, il senatore Calderoli, che aveva paragonato la ministra a una scimmia orango. Non sono mai cessati gli insulti razzisti anche per mezzo di vignette fatte circolare nelle varie forme consentite da Internet, come facebook. Un foto montaggio con l’immagine della Kienge ne reclamava le dimissioni. Un altro fotomontaggio ritrae la ministra che si china sul “cane” Alfano e gli dice: “ Grazie HALF-ANO ci tengo anch’io molto alla poltrona e a continuare LA DISTRUZIONE DELL’ITALIA” . Il cagnolino Alfano risponde: “Brava padrona Kashetu. Adesso votiamo la fiducia a pirLETTA. Togliamo i soldi per aiutare le vittime dell’usura per darli ai clandestini”. Un fotomontaggio mostra l’immagine della Kienge che esclama: “ Nell’arcobaleno chiaramente manca il nero. Razzismo”. Seguono alcuni commenti. Una donna scrive: “Mi sta sui coglioni!!!!Anche se questa è una battuta! Ma solo in Italia poteva essere messa al governo una cogliona del genere!!!”. Un uomo aggiunge:” Nell’arcobaleno chiaramente manca il nero? Razzismo.” Uno degli ultimi montaggi apparso in rete, mostra la Kienge con Letta e nei balloon lei dice:” Grazie! Grazie vero mi sento a casa.” Letta: “ Ehehehe…ci credo…. Con tutti questi clandestini che stuprano e ammazzano stiamo facendo la fine del Congo…io ci metto le tasse!”. Famosa è la vignetta pubblicata da un assessore leghista che mostrava la foto del muso di una scimmia e il volto della Kienge con la scritta “separate alla nascita”. Emerge con chiarezza che la ministra di pelle nera porta alla luce il razzismo sotto traccia dal sapore fascista di “faccetta nera bella Abissina…”. Come se la razza ariana di romana (imperiale) discendenza , di sicuro timbro patriarcale con , da una parte ,i virili maschi potenti guerrieri ed eroi e dall’altra, le donne eterne massaie chiuse tra le mura domestiche, avesse motivo con la Kienge di legittimare il livore verso l’emanicapazione femminile. Verso le donne che hanno fatto passi da gigante , entrando nel mercato del lavoro e, sia pure ancora timidamente, nei luoghi di gestione del potere pubblico , ma anche pretendendo di gestire il proprio corpo e il proprio desiderio a partire dal controllo della fecondità. Kienge ha il torto di essere donna e africana di pelle nera che, a differenza di tante altre oggetto della tratta delle schiave del sesso, non si offre passivamente al desiderio sessuale maschile . La Kienge non è utilizzabile sulle strade e nelle periferie delle città per pochi euro . Lei si sottrae all’immaginario maschile improntato tradizionalmente sulla supremazia dell’uomo bianco, eterosessuale, occidentale perché è una donna “di potere”. Intollerabile! Davvero intollerabile per il sottobosco maschilista indigeno.

venerdì 4 ottobre 2013

I BUONI CRISTIANI ITALIANI DI FRONTE ALLA TRAGEDIA DI LAMPEDUSA

Oggi papa Francesco sarà ad ASSISI e pranzerà con “i poveri”. La gente del posto e i turisti lo ossequieranno. Le TV del mondo lo riprenderanno e diffonderanno la sua immagine. Lui ripeterà che il messaggio cristiano è l’amore per il prossimo. Forse ripeterà che a una donna che ha abortito, si è risposata dopo il divorzio, ha messo al mondo cinque figli, poi si è pentita di aver “scartato” una vita, il confessore deve accordare il perdono misericordioso di Dio. Forse ripeterà anche la parola “vergogna” gridata ieri dopo la morte in mare di qualche centinaio di persone migranti per disperazione a Lampedusa. Ma non dirà mai che nella nazione dove è venuto ad abitare e i suoi genitori avevano lasciato come emigranti, molti/e di quelli che si professano cattolici e urlano scandalizzati se una maestra toglie il crocifisso dall’aula, sono ferocemente contro gli emigranti che raggiungono l’Italia con qualsiasi motivazione. Ieri, alla Camera, il deputato leghista Pini ha denunciato come colpevoli della morte di centinaia di migranti nel mare di fronte a Lampedusa, “Il presidente Boldrini e il ministro Kienge”. Ha calcato tono e volume sull’articolo maschile nominando la Boldrini, perché lei ha ripetutamente chiesto di essere apostrofata come donna. Una donna che esce dalle mura domestiche, dal privato della cura degli affetti e dei corpi, e pretende di occupare posti pubblici, deve essere omologata al maschile. Le due avrebbero lanciato messaggi favorevoli all’immigrazione clandestina, rendendo l’Italia suolo appetibile. Invece bisogna dire basta all’immigrazione ecc.; ripete la lega di Bossi e Maroni. Una donna che esce dalle mura domestiche, dal privato della cura degli affetti e dei corpi, e pretende di occupare posti pubblici, deve essere omologata al maschile. Con la stessa ignoranza, diffusa in rete, i bravi cristiani fanno ignobili paragoni tra i morti inghiottiti nelle acque di fronte a Lampedusa, e i suicidi d’italiani a causa della crisi. Ignoranza di dati e documentazione, ma anche esito di una mentalità che è la stessa che presiede al maschilismo della violenza contro le donne. L’Italia è il Paese dove una persona su quattro pensa che gli stranieri siano in prevalenza clandestini. L’Italia è il Paese con il maggiore divario tra la preoccupazione per i clandestini (l’80 %) e quella estesa ai regolari (20%). In realtà le stime indicano un’incidenza della parte irregolare molto bassa, pari all’1 per cento della popolazione italiana contro un’incidenza vicina al 7% della componente regolare. I cristiani italiani dunque coltivano una percezione distorta; forse volutamente distorta e difensiva. La percezione distorta riguarda anche il modo di “classificare” i nati in Italia da genitori non italiani, perché chi nasce sul suolo italiano non è esattamente un immigrato. Siamo un Paese a forte invecchiamento per molte ragioni e quindi con un numero rilevante di anziani che, mentalmente, sono poco propensi ai mutamenti del proprio spazio vitale. Siamo un Paese con un’occupazione giovanile in forte e inesorabile caduta e una politica di welfare per giovani coppie che non rende facile la disponibilità all’accettazione di lavoratori provenienti da altre zone del pianeta. Ma un ruolo fondamentale gioca l’assenza di una corretta informazione sul fenomeno e dall’individualismo ,dal familismo amorale coltivato negli ultimi decenni. Il Paese Italia è fortemente invecchiato anche perché, non per l’egoismo come di solito recitano quelli della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) delle donne che non fanno più figli in abbondanza, ma per le politiche statali poco favorevoli alla conciliazione dei tempi . Risultato: gli immigrati contribuiscono a non peggiorare i dati con la nascita dei propri bambini e a permettere alle famiglie italiane di averne qualcuno in più attraverso i loro servizi di cura. Gli stranieri, si agitano i leghisti e i buoni cristiani di destra e sedicenti di sinistra , utilizzano la nostra assistenza sanitaria, ecc. Senza il lavoro degli stranieri è stato stimato che perderemmo oltre il 10 % del prodotto interno lordo nazionale. Gli immigrati sono contributori netti per le casse dell’Inps, perché è più favorevole il rapporto tra lavoratori e anziani rispetto a quello degli italiani. Ovvero, gli stranieri pagano le nostre pensioni. Scrive il docente dell’Università Cattolica di Milano, Alessandro Rosina (l’Italia che non cresce, gli alibi di un paese immobile, ed. Laterza, 2013) : “ …una poltica ostile nei confronti degli stranieri, che ne complica la vita anziché favorirne l’integrazione, produce immigrazione di bassa qualità. …. Cosa succede però a un paese che dopo la crisi vuole crescere e che si ritrova con gli effetti della denatalità passata che iniziano a erodere sempre più pesantemente la fascia giovane adulta del mercato del lavoro? L’immigrazione di qualità diventerà allora carburante prezioso per alimentare lo sviluppo. Cosa stiamo facendo per metterci nelle condizioni di poter nei prossimi anni ottenere tale ‘carburante’? Poco o nulla.” Peggio, alimentiamo i residui italici del razzismo di marca fascista , del virilismo guerriero di “faccetta nera…” focalizzandolo quotidianamente sulla persona della ministra Kienge. Che pena!

lunedì 16 settembre 2013

LE CONTRADDIZIONI DI TANTI SULLA QUESTIONE DELLA VIOLENZA E DELLE GUERRE

La frangia violenta dei No-Tav che un giorno sì e uno no squarciano gomme, bruciano materiali da lavoro o strumenti, ecc., pare abbia il consenso della residua sinistra extraparlamentare; ma anche di qualche costellazione “pacifista” che ,contemporaneamente grida il no alla violenza e alla guerra ; nello specifico all’eventuale “aggressione” occidentale alla Siria di Assad. Difficile capire la logica, o la razionalità della frangia violenta in qualche modo inserita nel movimento No Tav, anche perché le azioni violente paiono mutuate pari, pari, dall’ambito mafioso e camorrista. Augias li chiama i turisti della rivoluzione che amano calarsi il passamontagna e approfittano di un problema reale e del movimento, per sfogare l’aggressività . Aggiungo: si tratta di una variante delle ,maschili, tifoserie calcistiche. Corrado Augias ha anche ragione quando si dice dispiaciuto (La Repubblica, 15 set.) che uno scrittore come Erri De Luca, con le sue dichiarazioni, tenti di conferire dignità a questa infantile libidine distruttiva . Aggiungo: declinata soprattutto al maschile come nelle tifoserie spesso violente dello pseudo sport nazionale detto IL CALCIO. De Luca però è in buona compagnia, tanto è vero che è stato prontamente difeso, da maturi/e ex rivoluzionari marxisti; o pseudomarxisti . Augias ricorda che nel 2004 lo scrittore, ricordando la sua militanza in Lotta Continua, dichiarò: ” Ognuno di noi avrebbe potuto uccidere (il commissario) Calabresi”. E ancora: ”Chi lanciava molotov era la parte migliore della gioventù, questo paese”. Come mai non si chiede – e non si chiedono i maturi ex sessantottini diventati tutti ambientalisti- perché poi l’interesse e la difesa della natura e del paesaggio è concentrata sulla questione No Tav , certamente immane distruzione ambientale in Val D’Aosta, ma ignorano quanto sta accadendo, per esempio, ai mari che circondano l’Italia a cominciare da quello chiuso e piccolo che si chiama Adriatico? Dove il rischio di svariati impianti per l’estrazione del petrolio è più che reale? Dove la scomparsa del pesce è una dolorosa realtà attuale? E che dire della scarsa propensione all’organizzazione civile di ribellione contro la cementificazione avanzata delle coste marittime italiane? E che dire del fatto che nel Sud d’Italia mancano, per esempio, i depuratori delle acque cittadine, o sono obsoleti, o è assente la manutenzione? Spesso, troppo spesso, sembra prevalere una protesta dei convertiti all’ambientalismo (che una volta rispondevano ai verdi: “prima gli operai, il lavoro e poi il resto!”) di scarsa riflessione culturale.

domenica 1 settembre 2013

IL DECRETO DEL FARE FAVORISCE L'ULTERIORE SCEMPIO DEL PAESAGGIO ITALIANO. PD E PDL ALLEATI O COMPLICI

“Cade lo storico vincolo dei 10 metri di distanza tra gli edifici: il decreto “del Fare” ha appena consentito alle Regioni di autorizzare la realizzazione di edifici a meno di 10 metri l’uno dall’altro. In altre parole, gli enti locali potranno derogare alla normativa nazionale. Si tratta di una delle tante misure contenute nel Decreto “del Fare” [1] appena convertito in legge dal Parlamento [2]. Cade quindi il principio dell’inderogabilità dei limiti delle distanze tra costruzioni che per tutti questi decenni ha regolato, in Italia, la distribuzione degli spazi urbanistici [3]. Ad oggi, la normativa nazionale, in sintesi, prevede: - per i nuovi edifici una distanza minima di 10 metri; - per risanamenti conservativi e ristrutturazioni uno spazio non inferiori a quello tra i volumi edificati preesistenti (contati senza tener conto di costruzioni aggiuntive di epoca recente e prive di valore storico, artistico o ambientale). A ciò, si aggiungano anche le norme del codice civile in materia di distanze rispetto a siepi, alberi, muri di cinta, pozzi, comunioni forzose, finestre, balconi, ecc.. Ebbene, da oggi, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano potranno prevedere, con proprie leggi e regolamenti, deroghe alla suddetta normativa nazionale, prevedendo quindi, anche, la possibilità di elevare fabbricati a distanze inferiori, l’uno dall’altro, di 10 metri.” Da “La legge uguale per tutti” 26 agosto 2013 Il Decreto appena firmato dal Presidente Napolitano contiene questo cambiamento che comporterà un aumento del consumo di suolo in un Paese, l’Italia, che ha già distrutto la ricchezza del proprio storico paesaggio naturale con costruzioni spesso anche inutili o inutilizzate. Nonostante si sia fatto un gran parlare da parte dei politici “verdi” e di sinistra, della necessità di rilanciare l’edilizia evitando però il consumo di suolo. L’edilizia si potrebbe rilanciare mettendo in sicurezza le scuole, favorendo le ristrutturazioni e il risparmio energetico e opere pubbliche di riassetto del territorio montano, collinare e dei fiumi, ecc. Invece i nostri politici si dimostrano molto diversi dai colleghi europei, che sanno pensare nei termini, tra l’altro, di minore inquinamento garantendo il verde pubblico anziché favorendone la riduzione. Tace, su questo emendamento introdotto al Senato, Ilaria Buitoni Borletti ex presidente del Fondo per l’Ambiente e ora sottosegretaria ai Beni Culturali. Tacciono i Verdi (residui) e tace la Pd on .Puppato, tace Realacci…..E così sia.

martedì 13 agosto 2013

IL FEMMINICIDIO E IL SUICIDIO DEI RAGAZZINI . APPUNTI PER UNA RIFLESSIONE

Una signora straniera racconta, sotto l’ombrellone agostano davanti al mare blue, la sua sorpresa per il comportamento del ragazzino nipote del marito e loro ospite temporaneo. La signora è straniera, ma ha sposato un italiano che vuole portare lei e i due figli ogni anno in Italia, almeno d’estate. Racconta sconsolata che, mentre i suoi figli maschi ogni mattina quando si alzano rifanno diligentemente il letto, il nipote italiano lo lascia disfatto . A lei sembra un comportamento elementare, la tenuta in ordine della stanza da parte dei suoi figli. La signora non ha le idee chiare sul Paese che periodicamente la ospita. Il recalcitrante nipote adolescente ha sicuramente una mamma iperprotettiva che però dalla figlia bambina pretende la messa in ordine di letto e camera ogni mattina. Il ragazzino si ribella alla zia acquisita perché vive i “lavori donneschi” come perdita dell’incipiente, incerta, virile identità maschile. Un gruppo di donne ex insegnanti di scuola media si chiede, all’indomani del suicidio del ragazzo omosessuale, come mai a scuola gli insegnanti non si sono accorti che era oggetto di discriminazione. Stessa cosa era già accaduta nel caso del ragazzo romano suicida perché oggetto di derisione per il suo abbigliamento di pantaloni rosa e unghie smaltate, come fanno le ragazze. Lui, sostiene la famiglia, non era gay. Poi c’è il femminicidio, ormai nell’ordine di uno al giorno. Poi c’è la nuova legge che va bene: però le leggi aiutano ma non risolvono i problemi di mentalità e cultura alla radice. Michela Marzano su La Repubblica (13 ag.) lo scrive chiaro e tondo che bisogna educare le donne alla consapevolezza del proprio valore e della propria libertà e gli uomini alla consapevolezza del valore e della libertà altrui. Una “libertà altrui” che inizia in casa, in famiglia con il non pretendere dalla mamma, dalle sorelle, il servizio permanente e devoto alla cura dei propri bisogni quotidiani. Perché quella devozione e dedizione totale si tramuta in pretesa di accettazione della propria persona sempre e comunque, anche quando l’amore è finito o messo in discussione perché amore non è più, anzi è violenza bella e buona. Scrive la filosofa che negli uomini violenti ci sono immaturità e narcisismo. Se per costruire l’identità maschile, i bambini e i ragazzi devono guardare ai loro padri, nonni, insegnanti che fanno di tutto per non assomigliare minimamente alle donne ritenute di qualità umana inferiore, è ovvio che un compagno che le donne imita con le unghie laccate, va emarginato e deriso. Un’operazione che si deve fare insieme, in gruppo per ricevere dagli altri la conferma che l’eventuale inconscia pulsione a fare altrettanto, è stata ben rimossa e castigata per mezzo dell’“uccisione” di chi invece lo agisce. Non si può ancora ,nella nostra cultura mediterranea di guerrieri, eroi e madonnine, pensare che venga spazzata via la mentalità della netta, “naturale” e complementare, divisione tra qualità maschili e qualità femminili. Guai ai maschi che manifestano qualità ritenute femminili, dalla dolcezza, alla passività, e così via. I gay ritenuti a torto sempre mezze femmine, o maschi incompiuti, non possono che essere oggetto di repulsione da parte dei ragazzini incerti circa la propria identità ,o il proprio desiderio per il timore che suscitano di …prendere la stessa strada. Sulle spiagge agostane s’incontrano bambini che esibiscono cannoncini o mitragliatrici per spruzzare acqua. Bambini-maschi, non bambine! I giocattoli sono ancora rigorosamente divisi per sesso. Sarebbe bene, fatta la legge e dopo la rabbia e il dolore per l’ennesimo suicidio di un ragazzo, riprendere la capacità di antiche riflessioni, quella, per intenderci che sembrò iniziare con il libro della Giannini Bellotti “Dalla parte delle bambine, L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminili nei primi anni di vita” (ed.Feltrinelli, 1973).

venerdì 2 agosto 2013

LE BAMBINE E LE NUOVE TECNOLOGIE

In Giappone un giovane diplomatico dell’ambasciata finlandese, ha involontariamente ottenuto un’enorme attenzione sui media perché si occupa anche della casa e dei figli. I giapponesi e le giapponesi assomigliano agli e alle italiane a causa della rigidità dei ruoli sessuali. Ovviamente il diplomatico che fa un lavoro di cura tradizionalmente femminile, ha suscitato anche interesse e consenso dalle giapponesi stufe di essere più o meno soltanto graziose , passive e servitrici di mariti, figli o padri. Quanto siamo indietro in Italia rispetto all’educazione dei bambini e delle bambine alla vita adulta di condivisione del lavoro di cura? Nei Paesi scandinavi l’“educazione domestica” nelle scuole dell’obbligo non si è mai differenziata tra maschi e femmine. Entrambi i sessi avevano a disposizione -durante l’insegnamento della materia-, un bambolotto sul quale apprendere come cambiare il pannolino, somministrare il biberon ecc. Anche le bambine imparavano a cambiare una lampadina o accomodare una valvola. In Italia l’”educazione domestica” era riservata alle femmine della scuola media inferiore. Le conseguenze nella mentalità generale sono difficili da sradicare, perché addirittura anche le donne oggi nonne che hanno partecipato alla stagione del femminismo, trasmettono sentimenti di colpa alle figlie che si sottraggono alla dedizione assoluta alla famiglia, aggiungendo, rispetto alle loro madri, uno pseudo sapere psicologico. Ovvero, annunciando conseguenze tragiche sul piano dello sviluppo mentale e del benessere psicofisico . Le tecnologie si sono altamente perfezionate, i bambini e le bambine sono dei “nativi” rispetto a computer, tablet, smarphone e così via. Mi è capitato di osservare una bambina di otto anni alle prese con i giochi sul tablet. Bravissima, nel manovrare velocemente i tasti. Uno dei giochi consisteva nel vestire una sorta di Barbi dal reggiseno alle mutandine, e con svariati vestiti; infine collocandola su uno sfondo di villa lussuosa e romantica. Dialogo: “c’è anche un ragazzino da vestire?”, “no”. “Perché?” “Perché sono le femmine a fare le modelle”. “Anche i maschi si vestono, quindi anche loro fanno i modelli ”. Silenzio. “ Non ci sono vestiti per una pilota d’aereo?” Silenzio”. “Non ci sono vestiti per un’ingegnera?” “Silenzio”. Ho avuto la sensazione che mi considerasse una marziana.

lunedì 29 luglio 2013

IL CALCIO SPORT MASCHILE E MASCHILISTA. TABU' PARLARNE.

Quel gesto del lancio delle banane alla ministra Cècile Kienge a Cervia il 26 lug. alla festa del PD dove parlava in un dibattito, ne ha ripetuto un analogo di qualche anno fa allo stadio. C’erano gruppi di tifosi che gettavano banane all’indirizzo dei giocatori neri. Come d’altronde è accaduto nelle giornate soleggiate di questa estate 2013 quando i tifosi hanno inveito contro un giocatore di pelle nera, e alcuni leghisti hanno, colonialisticamente, offeso ripetutamente la Kienge. Il giorno prima dell’arrivo alla festa Pd della Kienge, giovani di Forza Nuova hanno gettato nello spazio –dibattiti tre fantocci sporcati di rosso e una scritta: “No jus soli. L’immigrazione uccide.” Uccide che cosa? L’identità italica: “Tutelare l’identità italiana deve essere di primario interesse, in quanto rappresenta la forza da cui trae linfa la vita stessa del nostro popolo”. Le banane si gettano alle scimmie che le mangiano volentieri. La Kienge, ci ha detto l’on. leghista Calderoli, assomiglia a un orango. Gli uomini e le donne “di colore”, cioè africani, sono come le grandi scimmie. Dunque, se diventano italiani come la Kienge, inquinano la sacra identità italica. In più, dare un ministero a una donna è già uno sconvolgimento dell’identità nazionale basata sulla rigida divisione asimmetrica dei ruoli sessuali, che vorrebbe ancora le donne relegate nell’ambito del lavoro di cura. Insomma, intollerabile, da combattere anche con lo stile di lotta dei gruppi di tifosi del calcio. Il calcio è uno sport (uno sport?) prettamente maschile nella pratica e nella storia. E’ lo sport che separa dalla prima infanzia i bambini dalle bambine. E’ lo sport che trasmette la gregarietà e solidarietà di sesso sul modello delle guerre. I maschi tifosi appartengono a una squadra come si appartiene, o apparteneva, a una nazione. I segni identitari per le tifoserie vanno dall’abbigliamento alle bandiere. L’aggressività negli scontri tra bande di tifosi è anche, verbalmente e fisicamente molto violenta, simile alla violenza dei ragazzi bulli. Il calcio è lo sport per eccellenza che offre occasione di autorealizzazione virile in contrapposizione ai luoghi della cura di sé e degli altri, ai quali sono ancora indirizzate in modo privilegiato le femmine. E’ lo sport che considera il corpo come una materia da plasmare senza limiti di sorta. I bambini e i ragazzi che le dirigenze delle squadre nazionali giudicano idonei alla formazione, sono sottoposti a esercitazioni continue fino all’inserimento in collegi simili ai seminari per i futuri sacerdoti cattolici. I calciatori, essendo il calcio lo sport più vantaggioso in termini di guadagno , sono portati a trattare il proprio corpo come una qualsiasi macchina da “truccare” per farla rendere di più. Il calcio è lo sport più visibile, perché ogni giorno occupa un tempo preciso nei telegiornali. Non esiste l’equivalente di uno sport di sole donne. Diventare la ragazza di un grande calciatore è un sogno diffuso tra le giovani. Balotelli, il calciatore bresciano, probabilmente attrae l’aggressività della tifoseria anche perché è ricco e sciupafemmine. Uno “di colore”, cioè di razza inferiore, che “si fa “ le donne italiane, comunque bianche, suscita l’inconscio di stereotipi sessisti dei giovani italiani. I giovani e le giovani italiane sono cresciuti in famiglie dove, le mamme, alla domanda: ” il bambino soffre se la mamma lavora”, hanno risposto affermativamente per l’80% . I papà italiani si occupano del lavoro di cura per l’11 % contro il 57 % dei colleghi danesi. Questa forte asimmetria all’interno della famiglia, diversifica le relazioni significative e d’intimità, trasmettendo un bagaglio emotivo e cognitivo che va a confermare i modelli tradizionali e gli stereotipi sessisti. Ma, mentre si è propensi ad analizzare tanti settori e campi di azione, il calcio sembra un tabù intoccabile.

sabato 27 luglio 2013

"IL SIGNOR MINISTRO " C.KIENGE ALLA FESTA DEL PD A CERVIA TRA BANANE E STEREOTIPI

“il signore ministro Cecile Kienge “ per poco non si è preso in faccia alcune banane ,lanciate da un giovane durante l’incontro organizzato dalla Festa del Pd a Cervia venerdì 26 luglio. Prima del lancio delle banane e dell’arrivo della Kienge, giovani di Forza Nuova avevano gettato nell’area della festa tre manichini imbrattati di vernice rossa con un volantino contro lo jus soli. La Kienge è stata presentata dalla segretaria comunale Pd Daniela Rampini che l’ha salutata come “ministro”. L’ha fatto anche il coordinatore Giancarlo Mazzucca, direttore del quotidiano IL GIORNO, chiamandola “il signor ministro”. Il quale ha tracciato la storia ripetendo la diceria leghista di un’entrata entrata in Italia da clandestina; definendola poi “di colore”, stereotipo di stampo colonialista. La ministra ha rettificato un po’ indispettita perché è giunta trent’anni fa nel nostro Paese con un permesso di studio. L’on. Paola De Micheli del Pd arrivata con notevole, e giustificato, ritardo ha, a sua volta, definita la Kienge “di colore”. “di colore” è una definizione che si usa soltanto per i neri e che suona esplicitamente razzista. Anche il bianco è un colore, infatti la Kienge ha corretto il giornalista definendosi di “pelle nera”. Vale la pena ricordare che durante la prima emigrazione italiana negli Stati Uniti, i nostri emigranti erano definiti di “pelle olivastra”. L’insistenza nell’uso del neutro universale, cioè il maschile, applicato a una donna di origine straniera come la Kienge, marca con evidenza l’arretratezza mentale dell’Italia. Cioè, la difficoltà culturale a riconoscere alle donne, in quanto tali, il diritto di raggiungere ruoli importanti e di potere. Difficoltà delle stesse donne (vedi la segretaria Rampini) a legittimarsi il diritto di parlare, agire nell’ambito pubblico, a partire dalla propria soggettività storica; senza essere assimilata al modello maschile. D’altronde, pochi giorni prima alla festa del Pd della città rivierasca romagnola, si era svolto un dibattito sul femminicidio, coordinato da una giornalista di una Tv locale che si è ripetutamente definita come “un giornalista…”. Ci si chiede perché il Pd locale non ha invitato a condurre l’incontro con la ministra per l’emigrazione e l’Integrazione, un/una giornalista preparato/a su queste problematiche. E’ mancata, per esempio, una domanda assai opportuna, sull’argomento delle seconde generazioni di ragazze e sulla situazione, in genere, delle donne immigrate. La problematica dell’integrazione, assai complessa, non si può trattare in modo generico. Richiede un taglio di genere perché, tra l’altro, spesso in talune etnie le donne, le giovani donne, pagano il prezzo di essere considerate con il loro corpo, il segno dell’identità collettiva . E in quanto tali quindi controllate dagli uomini padri, mariti, fratelli in modi coercitivi se non violenti. Nel Pd sembra esserci un grosso deficit di formazione politica e culturale della dirigenza. E’ emerso esplicitamente nel comizio tenuto dall’onorevole piacentina, pragmaticamente brava, ma poco solida sul piano delle idee più generali, delle idee e dei concetti più generali.

lunedì 15 luglio 2013

E' PIU FACILE CHIEDERE LE DIMISSIONI CHE METTERE IN DISCUSSIONE UNA CULTURA. A PROPOSITO DELLE BATTUTE DELL'ON.CALDEROLI

Nei primi anni del novecento il medico saggista P. J Moebius pubblicò a Vienna un libretto, intitolato “L’inferiorità mentale della donna”, che ebbe un successo strepitoso. Con assoluta convinzione scientifica, Moebius voleva dimostrare che il cervello delle donne era simile a quello dei negri che i colonialisti consideravano mentalmente inferiori alla “razza bianca”. Suggeriva alle famiglie e agli stati di risparmiare i soldi per l’istruzione dei negri e delle femmine. Oggi, nell’anno 2013, un deputato dell’Italia repubblicana, parlando a un raduno leghista nel Nord, ha paragonato la ministra Kienge di origine africana a una scimmia orango e dichiarato che potrebbe fare bene il ministro in Congo, suo paese di nascita. Quel deputato si chiama Calderoli, è mediamente istruito e fa parte dello stesso partito, la Lega Nord, della dirigente padovana che poco tempo fa ha invocato lo stupro della Kienge per farle sperimentare l’esperienza di violenza sessuale subita da una donna per opera di un immigrato. Ora c’è chi, come Gad Lerner (La Repubblica, 15 lug.) chiede le dimissioni di Calderoli. Lui, nelle pagine dello stesso quotidiano, risponde che non ci pensa proprio. E ha ragione. Chissà quanti/e l’hanno applaudito quando ha sproloquiato a Bergamo all’incontro leghista, perché in fondo il pensiero dell’austriaco medico Moebius attraversa ancora le menti europee; soprattutto dell’Europa del Sud. Con il chiederne le dimissioni -perché offende le istituzioni- certo ci si appella all’art. 3 della Costituzione, ma si finisce per sottrarre importanza sociologica alla cultura che permea ancora l’italianità razzista e misogina. Che si manifesta anche nel padre napoletano che uccide il fidanzato della figlia perché non gli aggrada, si arroga in fondo l’antico diritto di proprietà dei figli /e della moglie. Quattro giovani marocchini un mese fa a Brescia hanno importunato una ragazza che stava con il partner. Alcuni giorni dopo hanno di nuovo incontrato il ragazzo e l’hanno assalito e malmenato. In questi giorni estivi alcuni ragazzi dell’est Europa, sempre a Brescia, hanno inviato direttamente all’ospedale il partner di un’altra ragazza da loro pesantemente importunata e da lui difesa. Sono episodi che fanno parte di un’antica storia di comportamenti segnati dalla cultura patriarcale, che permane intatta nelle pieghe di una società; per tanti aspetti profondamente cambiata. Cambiamenti intollerabili come l’emancipazione femminile che può portarle fino a qualche ministero. Se poi si tratta di donne provenienti dalle ex colonie, a molti scoppia la testa e così fuoriescono le “battute”. Una battuta, una semplice battuta, ha detto lo stesso Calderoli e gli hanno fatto eco i leghisti. Ai tempi del razzismo americano degli anni sessanta e settanta, gli afroamericani reagivano anche molestando le donne bianche fino allo stupro. Non pensavano di offendere le donne, bensì i loro mariti, padri, fidanzati ritenuti i proprietari dei loro corpi. Gli emigrati maschi e i maschi autoctoni probabilmente applicano inconsapevolmente lo stesso dispositivo culturale in offesa e in difesa. Il 15 giugno a Ballarò un’anziana antropologa di nome Amalia Signorini, ha raccontato una sua ricerca per dimostrare che Berlusconi “ha sdoganato il machismo all’italiana e la prostituzione”: facendo uscire dal chiuso dei bar o delle feste, le battute dei maschi italici sulle donne. Legittimando anche pubblicamente i comportamenti machisti. Le parole, l’analisi dell’antropologa a Ballarò infastidì molto l’ex ministra dell’Istruzione M.Gelmini. Si capisce: per la prima volta in una trasmissione politica non si sentiva soltanto parlare, e ragionare, in politichese. Insomma, era stato fatto un po’ di spazio alla cultura con la C maiuscola. E’ questo che occorre fare, subito. Le dimissioni fanno parte delle cure palliative.

lunedì 8 luglio 2013

"NON PIU' MADRI, NON PIU' MOGLI, NON PIU' FIGLIE,DISTRUGGIAMO LE FAMIGLIE" .ERA UNO SLOGAN FEMMINISTA

Il 16 marzo 1976 il Senato affossa la legge sull’aborto. Nel giro di due giorni le femministe organizzano una manifestazione a Roma, con partenza da p.zza Esedra, sosta prevista davanti alla sede della Democrazia Cristiana a p.zza Del Gesù e conclusione a p.zza. E’ un successo innegabile, anche la Tv di Stato trasmette anche una ripresa in video. Circa cinquantamila donne avevano raggiunto Roma con ogni mezzo e tanti striscioni e oggetti da usare come strumenti musicali. In una lettera a un’amica del 6 aprile -emersa dal fondo di un baule- racconto, entusiasta, questa esperienza: (…) Quando io ,la Franca e un’altra siamo giunte a Roma Termini, in piazza Esedra c’erano alcune centinaia di compagne. Abbiamo pensato che non sarebbe stata una cosa grossa e invece, alle 16, quando il corteo è partito per raggiungere le compagne dell’Udi a p.zza Maggiore, si è visto che eravamo tantissime. Striscioni, fiori, cartelli, fogge folk, fazzoletti rossi, mani alzate nel segno femminista, pugni elevati e un ritmare o cantare continuo di slogan. Quando siamo giunte a p.zza Del Gesù, davanti al palazzo della Dc presidiato dalla polizia con caschi e scudi, gli slogan incenerivano l’aria: “Sì, sì, abortiamo la D.C. ”Crac, crac abortiamo pure Zac “, “Hanno eletto Zaccagnini per gli aborti clandestini”, “Paolo Sesto fatti i cazzi tuoi, (non i fatti tuoi, come ha scritto il Corriere Della Sera!) che il nostro corpo ce lo gestiamo noi”. E poi: “Non più madonne, non più puttane, finalmente siamo donne”. “Fuori le donne che hanno abortito, dentro la D.C. e tutto il suo partito”. Lo slogan più giovane, inventato dalle giovanissime: “Non più madri, non più mogli, non più figlie, distruggiamo le famiglie”. Ogni tanto un gruppo improvvisava un girotondo e uno ha addirittura sequestrato nel mezzo un prete in tonaca nera; un altro due vigili del fuoco. Chi dice ancora che il movimento femminista è un fatto minoritario? La cosa favolosa è questa capacità di mobilitazione in due giorni e questa fantasia nel dar vita a cortei non bui, severi, rigidi come talvolta quelli maschili. La domenica seguente all’attivo femminista del Pdup, le rappresentanti dei coordinamenti erano circa trecento; sono contenta di esserci stata. E tu, che l’estate scorsa hai letto il libro sulle streghe, puoi capire lo slogan di tutte le manifestazioni femministe: “Tremate, tremate, le STREGHE son tornate”. Molte dicevano: “è il nostro ’68!”. Nel corso del corteo uomini giovani o maturi, compagni e non, guardavano attoniti, smarriti e distrutti.”

martedì 25 giugno 2013

QUALCHE RICORDO POLITICO DOPO LA MORTE DI EMILIO COLOMBO

Ogni tanto qualcuno o qualcuna (più frequente) formula l'invito: “Racconta, hai conosciuto persone, hai partecipato”. Le persone: non poche non ci sono più, altre sono avvolte nelle nebbie della perdita dell’intelletto, altre sono scese dalla politica ad alto livello e fanno altro, forse anche le nonne. Ma ci sono anche quelle che vanno avanti, acciaccate nel corpo ma con la mente lucida. Un po’ depresse in un mondo che ha preso pieghe non immaginate, o pimpanti con la grinta di scrivere ancora e una non sfumata creatività. Scrivere del passato? Quale: movimento cattolico, Democrazia Cristiana, Manifesto-Pdup? Raccontare di persone (uomini e donne) incontrati sfiorandoli in convegni affollati, condividendo momenti entusiasmanti prendendo la parola per farsi ascoltare. O per ascoltare rapiti dal sogno comune. E’ morto Emilio Colombo, l’ultimo Costituente. Prima di lui Andreotti. Quando morì Benigno Zaccagnini restai incollata alla TV per seguire il funerale in diretta a Ravenna. Non lo avevo soltanto incontrato ai congressi D. C. Zaccagnini lo avevo conosciuto bene. Quando si svolgevano a Vinigo di Cadore i corsi di formazione estivi delle giovani del Movimento Femminile D.C. di cui ero l’unica relatrice, Zaccagnini ci faceva “visita” accompagnato sempre dal suo segretario. Ma arrivando su, al paesino, di pomeriggio, le giovani non c’erano perché la lezione si teneva alla mattina. A riceverlo c’eravamo io e la Delegata Provinciale Francesca Borghi. Zaccagnini, seduto con noi al tavolo del refettorio, mi ascoltava raccontare l’impostazione del corso con interesse. Al ritorno a Ravenna da una riunione a Bologna di tutta la dirigenza della Sinistra regionale, mi offrì un passaggio in auto. L’autista guidava lui accanto ed io dietro. Era il 1968. Per tutto il tempo gli parlai del movimento degli studenti. Ascoltò in silenzio. Ricordo anche la sua casa a Ravenna, di fronte alla chiesa della Madonna Greca in via Roma un suo affettuoso invito a fare la giornalista, perché gli pareva che ne avessi “la vocazione”. Ho visto il documentario su Tina Anselmi nell’ultima puntata di “la storia siamo noi”. Bello, persino commovente ma mancante di una parte importante della sua vita, quella di dirigente del Movimento Femminile della D. C. Un “pezzo” di vita per lei importante e qualificante, ma che ai giornalisti e storici uomini sarà sembrato marginale. Così va il mondo.

martedì 18 giugno 2013

LO STILE AUTORITARIO DI GRILLO

Su face book Grillo scrive: Tra poco Nicola Morra e Riccardo Nuti in diretta su La Cosa comunicheranno il responso dell'assemblea M5S. Il dizionario Zingarelli, alla voce RESPONSO scrive: risposta di un oracolo. Il responso dell’oracolo Grillo e del collettivo-assemblea, in attesa dell’oracolo rete, riguarda l’espulsione di una senatrice rea di aver rilasciato un’intervista di critica nei riguardi del linguaggio usato da Grillo, il fondatore del movimento 5Stelle in campagna elettorale. C’era un’altra possibilità? Per esempio quella di discutere la posizione critica della senatrice insieme a Grillo. Ma, in questo caso, si parla di una metodologia cooperativa. Quella di Grillo ricorda gli autoritarismi che le generazioni di anziani hanno conosciuto nelle “istituzioni totali”: scuola, collegi, seminari, conventi e anche certe istituzioni psicoanalitiche.

martedì 4 giugno 2013

UNA PUNTUALIZZAZIONE SULLA PREVISTA ULTIMA COLATA DI CEMENTO A PADENGHE DEL GARDA

“Il paesaggio è il grande malato d'Italia: è devastato impunemente ogni giorno, sotto gli occhi di tutti, per il profitto di pochi. Ecco la diagnosi lucida e spietata da cui Salvatore Settis prende le mosse per analizzare il baratro che separa i principî di tutela del territorio, sanciti dalla Costituzione, dal degrado dello spazio che abitiamo. Un degrado che rappresenta anche una forma di declino complessivo nelle regole del vivere comune, reso possibile dall'indifferenza, dal malcostume diffuso e dalle leggi contraddittorie, aggirate con disinvoltura. Un'indagine che risale alle radici etiche e giuridiche del saccheggio del Bel Paese, per reagire e fare «mente locale» contro speculazioni, colpevole apatia e conflitti tra poteri. Una necessaria manifestazione di civiltà, per non sentirci fuori luogo nello spazio in cui viviamo. E per evitare che il cemento soffochi anche il nostro futuro.”d Dall’introduzione a “Paesaggio Costituzione Cemento” ed. Einaudi 2010. Non si ferma il cemento che uccide il nostro futuro; le voci che si levano contro lo scempio del territorio sono incerte e talvolta contraddittorie. Un altro libro dello storico dell’arte e ambientalista S.Settis, s’intitola “Azione popolare” (ed. Einaudi 2012) e spiega cosa sono i “beni comuni”. I Beni comuni sono l’acqua, l’aria, ma anche il suolo con gli alberi e le piante. Se gli esseri viventi non possono fare a meno di respirare, l’aria non si può... mettere sul mercato. Invece sì, permettendo che, in nome del diritto individuale, si trasformi in miasma dannoso alla salute. Le foreste e i boschi, gli alberi e le piante sono indispensabili per la salute dei viventi. Qualche giorno fa a Istambul, meravigliosa città bizantina e ottomana della Turchia, tanti uomini e donne hanno occupato una grande piazza per protestare contro il governo di Erdogan che intende abbattere 600 alberi per costruire un centro commerciale, una caserma e una nuova moschea. E’ stata un’azione civile mossa da una grande indignazione popolare che fa onore ai giovani, e meno giovani, di quel Paese. Se nel nostro si forma un Comitato di persone per difendere il proprio territorio dalla speculazione, si usa accusare i promotori, per delegittimarli, di pensare ai propri interessi. Difendere il proprio territorio è legittimo e doveroso, semmai il limite consiste nel limitarsi a quello. Nel nostro Paese vigono una mentalità ideologia e politica, secondo la quale le strategie si misurano sull’asse maggioranza-opposizione. Quando un partito è all’opposizione in un comune, in una regione o in parlamento, ritiene logico attaccare la maggioranza sempre e comunque. Quando ho fatto notare a un consigliere del Pdl (all’opposizione) di un comune della Romagna che trovavo incoerente la “lotta” contro la distruzione di una zona verde per la solita cementifcazione, mentre nei comuni di centro-destra, numerosi per esempio in Lombardia, il Pdl fa altrettanto dalla maggioranza, mi sono sentita rispondere ogni Pdl fa quel che crede. Ringrazio Patrizia Merialdi per avere commentato il mio Blog UN COMUNE (PADENGHE DEL GARDA) CHE HA PERSO DA TEMPO IL VERDE DEGLI OLIVI E DOVE SI STA COMPIENDO LA TOTALE CEMENTIFICAZIONE. P. Merialdi fa parte dell’Associazione Roverella di Padenghe, che come altre sparse nella Valtenesi, cura numerose attività la cui valenza culturale ed educativa nei riguardi dei beni paesaggistici e artistici del lago di Garda, è davvero encomiabile. Riprendiamo il tema e l’argomento. Ci sono pareri diversi da quelli addotti dall’amministrazione per approvare, in via definitiva, la lottizzazione di una zona verde tra gli ultimi scampoli, riconfermando quanto aveva deciso l’amministrazione precedente nel 2009. Secondo l’amministrazione della sindaca Avanzini, altrimenti non si poteva fare. Il Comitato di via Bertanigra degli abitanti della zona dove dovrebbe sparire il polmone verde, sono del parere che un’azione diversa poteva (potrebbe?) essere intrapresa. Ripeto: spiace constatare che essendo gli unici a protestare, debbano essere accusati di pensare ai loro interessi di parte. Anche a Instanbul sono partiti dai loro interessi di cittadini . Comunque , ci sono sentenze del Tar di Milano (2010) o del Consiglio di Stato (2011) , una nuova Legge regionale (n.3 del 21 febbr. 2011) che conferma la sentenza TAR. C’è una sentenza sempre del Consiglio d Stato del 2012 che recita: “Un terreno, anche se edificabile, non può avere il diritto automatico all’edificabilità se il Comune riconosce ragioni e diritti superiori della collettività”. Gli strumenti istituzionali sono stati tutti praticati? VAS (Valutazione Ambientale Strategica), VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) dei progetti e VIC (Valutazione d’Incidenza riferita ai siti di Natura 2000). Siamo in presenza di una contraddizione: la crisi economica ha tolto alla base le motivazioni ad acquistare case, persino a chi vorrebbe costruirsi la prima perché le banche non concedono crediti. Ma, in certe zone, come al lago di Garda, si continua a cementificare distruggendo gli ultimi polmoni verdi. Padenghe del Garda è un sito tra i più colpiti dalla sindrome delle seconde case che sono il 65 %. Le sue colline di oliveti e viti sono state letteralmente invase di case. La bellezza antica è stata purtroppo definitivamente compromessa. Come si fa a non difendere con i denti ciò che resta? Non si poteva, da parte dell’amministrazione, organizzare un’informazione precisa e a tappeto, su ciò che significa, in termini di conseguenze paesaggistiche e di salute, l’ennesimo consumo di suolo? Non si poteva invitare cittadini davanti al bel palazzo comunale Barbieri e raccontare loro cosa sono i Beni Comuni e chiedere di essere sostenuti nella lotta per difendere l’ultimo scampolo di verde esteso? Non è ora di cambiare il modo di fare politica -anche nei paesi e nelle città –per superare l’infantilismo della delega totale agli amministratori e per superare la mentalità consumistica che giustamente i sociologi definiscono “individualismo proprietario”?

giovedì 30 maggio 2013

IL CARDINALE BAGNASCO HA TROVATO IL MOTIVO DEL FEMMINICIDIO IN ITALIA

Il card. Bagnasco, presidente della CEI a Genova ha parlato delle nozze gay in Francia, ribadendo che la famiglia si deve fondare sulla coppia eterossessuale. Ha anche parlato de femminicidio. “La violenza sulle donne, il femminicidio, "è una tragedia'', un ''comportamento inaccettabile ed assolutamente deprecabile, frutto di una diseducazione e di una cultura che sempre più esalta le emozioni, crea sensazioni forti, che a un certo momento prendono il sopravvento sulla ragione'', ha aggiunto il porporato, che ha anche parlato di ''responsabilita' delle famiglie'', spiegando che essa "è all'interno della responsabilità' sociale che è di tipo educativo''. ''I genitori sono i primissimi educatori dei figli - ha proseguito - però anche i genitori vivono dentro un contesto culturale che può aiutarli ma anche ostacolarli'' e ''in questo momento è più forte l'ostacolo perché viene privilegiato il sentimento e non la ragione''. Il cardinale ha quindi affermato che ''dove ci sono delle emozioni, delle sensazioni forti, dolorose, problematiche, conflittuali, a un certo momento la ragione viene oscurata e l'individuo diventa succube fino a questi drammi''. (Avvenire 31 mag.) Chiaro? Gli uomini , giovani e non, che si dimostrano violenti con le donne nel rapporto di coppia e che ha raggiunto percentuali spaventose e non pare arrestarsi, sono semplicemente presi da emozioni , sensazioni forti, dolorose , problematiche e conflittuali. Intende dire, eminenza, che una certa evoluzione delle donne, che le autorizza a opporsi al potere maschile e a cercare un’autonoma affermazione di sé, genera la reazione violenta degli uomini? E perché il presunto privilegiare il sentimento al posto della ragione , oscurerebbe così tanto la psiche maschile? La “natura” femminile e non la “natura” maschile, ci hanno insegnato in famiglia e nel catechismo, sarebbe meno dotata di capacità raziocinanti e più dotata di emozioni e sentimenti straripanti. Insomma, eminenza, spieghi meglio il suo autorevole pensiero; che è quello della Chiesa Cattolica.

martedì 28 maggio 2013

UN COMUNE (PADENGHE DEL GARDA) CHE HA PERSO DA TEMPO IL VERDE DEGLI OLIVI E DOVE SI STA COMPIENDO LA TOTALE CEMENTIFICAZIONE

Ho avuto occasione d’incontrare la sindaca patrizia Avanzini del Comune di Padenghe del Garda all’inaugurazione del nuovo tratto pedonale lungolago verso Desenzano. Era una bella giornata di sole primaverile di circa due anni fa. Le chiesi di esprimersi sul letterale scempio delle colline moreniche del lago Garda e dintorni, ormai orribilmente cementificato. La sindaca è stata eletta con una Lista Civica e, mi avevano detto alcuni residenti, sembrava intenzionata a cambiare rotta rispetto all’amministrazione precedente. Infatti, sicura e cordiale mi rispose che si trattava, ormai, di fare una politica “conservativa del territorio dal punto di vista ambientale”. Ora, proprio ora, giunge notizia che il suo Consiglio Comunale ha votato a maggioranza, con l’astensione dell’opposizione, l’immediata esecutività della trasformazione di via Bertanigra, 33 mila mq. Per 17 mila mc. di costruzioni, in un’area immersa nel verde. Una delle ultime del comune. Il comitato Bertanigra di cittadini residenti è sgomento, ma continua a sperare. In che cosa? C’è una cultura, un’ideologia neo liberista che non può, non vuole, considerare bene comune da tutelare e sottrarre al profitto privato, gli alberi, le piante, le acque. ..….. E’ la cultura del consumismo e dell’individualismo che non concepisce il valore del futuro da garantire alle prossime generazioni a partire da un bene come il territorio. D’altronde, la sindaca Avanzini è stata assessora nella precedente amministrazione a guida PDL.