martedì 20 luglio 2010

CARA PATRIZIA DI ISLAM ONLINE .........

Cara Patrizia Khadija Dal Monte, la ringrazio per la sua attenzione (Islam online,LETTERA IN RISPOSTA A ILEANA MONTINI, 2 lug.) al mio articolo pubblicato su ‘IL PAESE DELLE DONNE ( Lettera aperta a una giornalista di Islam on line ,) nel quale sviluppavo alcune considerazioni rispetto al suo articolo precedente di commento a una mia intervista a un gruppo di ragazze di una centro culturale islamico del Nord. La ringrazio perché ho vissuto la giovinezza in un ‘epoca che,nella Chiesa come nella politica, ha tenuto in sommo conto la “dialettica” ,ovvero la libertà di discutere,criticare,oppors…
Lei scrive che “il fenomeno religioso non si lascia riassumere in categorie psicologiche o sociologiche, ha una sua specificità, la religione si evolve dentro forme storiche e culturali, queste, queste la influenzano, ma non la determinano completamente. “. E’ chiaro che lei propone una considerazione di fede. Ce lo ricorda spesso anche l’attuale Papa tedesco: la fede deve illuminare la ragione.
La fede, dunque, è superiore alla ragione ; in altri termini alla scienza, sia essa declinata come sociologia ,antropologia ecc..
La Chiesa è l’unica istituzione terrena che ha il diritto divino a interpretare i testi rivelati (Antico e Nuovo Testamento) . E’ la depositaria della Verità. Dell’Unica Verità. In parallelo lei afferma lo stesso concetto: “Certamente i lavori di tipo psicologico o sociologico possono avere la loro utilità, ma l’ultima parola sul significato del velo e sugli altri elementi della religione stessa spetta ai credenti, alla umma musulmana.”.
L’ultima parola sul “significato religioso del velo….”. Non c’è dubbio, che esiste un significato religioso. Come esiste un significato religioso nel, per esempio, continuare a sostenere che le donne non possono accedere al sacerdozio cattolico.
Ma nelle altre chiese cristiane,per esempio nella Chiesa Anglicana come in certe luterane, si fa un’altra lettura della “volontà di Cristo” e si ordinano le donne fino ai grado più alto che è quello dell’episcopato.
E’ sempre in nome della difesa del presunto diritto naturale e, quindi, della volontà del Creatore, che la Chiesa ha lottato strenuamente per evitare la legge sul divorzio e la legge di regolamentazione dell’interruzione di gravidanza (194).
Ed è sempre in nome della difesa della natura che si oppone al riconoscimento giuridico delle convivenze omossessuali.

Per non parlare della divisione sessuale dei ruoli che la Chiesa ha difeso strenuamente contribuendo a mantenere la tradizione patriarcale del privato alle donne e del pubblico agli uomini.
Mi pare che anche nel mondo islamico accade qualcosa di simile al cristianesimo (per non citare l’ebraismo) : i talebani ancora oggi vogliono impedire alle donne di accedere all’istruzione in nome del Corano. Ed è in nome del Corano che anche in Italia un gruppo di donne ha chiesto pubblicamente il “rispetto” della loro scelta del nicab.
E veniamo ai corpi: femminile e maschile. Lei scrive: “Così vestirsi ha spesso un significato diverso per uomini e per donne. “ . E prima scrive che “Il coprirsi per favorire la castità non è affidato solo alle donne, ci sono norme di abbigliamento anche per gli uomini, e poi l’abbigliamento non rappresenta che un momento di questa ricerca di purezza.”.
Sono appena rientrata da un viaggio a Istambul dove la calura umida era certamente più pesante che in Italia, ebbene ho visto tante donne vestite di nero con solo visibili gli occhi e con accanto i loro giovani mariti in jeans e camice di cotone a maniche corte. Oppure o visto uomini con le tuniche bianche o di tessuto chiaro. E poi ancora donne velate e paludate con soprabiti a maniche lunghe e calze ai piedi.
Quando insegnavo psicologia sociale in un Istituto per future e futuri stilisti di moda, spiegavo che l’abbigliamento è un prolungamento dell’io.
Ovvero, le donne velate e stra’velate in pubblico testimoniano la divisione dei ruoli,l’appartenere agli uomini padri, mariti e figli a cui compete sia il diritto (maritale) al corpo nudo , sia il diritto-dovere alla difesa della “purezza” (verginità o esclusività dell’accesso erotico) .
E’ , come sostengono le antropologhe, un discorso tra maschi : si gioca, cioè, il potere a partire dal controllo dei corpi erotici e riproduttivi delle donne. E’, in fondo, semplicemente il patriarcato.
La filosofa Michela Marzano in un articolo (LA REPUBBLICA,14 lug.) scrive che nell’Europa del passato (non del tutto passato…) si riteneva che le donne fossero dotate di una natura irrazionale, ‘uterina’, e utili solo alla procreazione e alla gestione della vita domestica: “Sprovviste di autonomia morale, erano costrette ad incarnare tutta una serie di ‘virtù femminili’ come l’obbedienza ,il silenzio,la fedeltà. Caste e pure, dovevano preservarsi per il legittimo sposo. Fino alla rinuncia definitiva.”. L’articolo si occupa del fenomeno, in pauroso crescendo, della violenza maschile sulle donne quando queste interrompono,unilateralmente, una relazione. La filosofa ritiene che gli uomini abbiano queste reazioni perché non accettano l’autonomia delle donne. Le regole di abbigliamento che coprano il corpo femminile sono rassicuranti per gli uomini: sono donne sottratte allo sguardo degli altri uomini e, quindi, meno indotte a rispondere ad eventuali lusinghe.
In altre parole: le religioni sono sistemi di potere maschiie, utili ai bisogni e alle paure che lo stesso potere genera in termini di perdita , vissuta come perdita di identità anche individuale.
L’”Occidente” banalizza il corpo delle donne , ma in perfetta e coerente evoluzione con il passato, perché comunque si tratta di controllo e sottomissione del genere femminile. Non a caso nei cortei noi femministe avevamo uno slogan preferito: “né madonne, né puttane: solo donne”.
Cara Patrizia, le simpatiche e allegre ragazze della “moschea” si sono sentire dire ,durante l’intervista, qualcosa sul femminismo e sulla laicità dello stato . Ovvero, hanno capito chi ero, come la penso. E mi hanno anche invitato a parlare,un giorno da definire,della storia del femminismo italiano. Ma ora quel giorno ci sarà?

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