mercoledì 19 ottobre 2011
LA SCHIZOFRENIA CRONICA DEL PD
L’intervista su un giornaletto locale può anche passare inosservata, mentre per importanza meriterebbe titoli a piena pagina. IL PGT PASSA PIU’ Sì CHE NO è il titolo che AREABLU, periodico del lago di Garda, ha riservato all’intervista con ROSA LEO, segretaria del Pd di Desenzano. 15 ott., n.10.)
Rosa Leo denuncia l’ennesimo avvio di consumo scriteriato di suolo agricolo in nome del turismo. Il nuovo piano regolatore desenzanese prevede, infatti, una colata di cemento residenziale da parte dei privati, in cambio di una scuola. “Nuove case, di cui la città almeno per ora non ha bisogno, non farebbero altro che arrecare danno all’habitat agricolo: oltre che distruggere i vigneti.” . E per quanto riguarda il lungolago? La segretaria Pd risponde che il partito è contrario perché nove mila mq di cemento previsti fra il Dezanzanino e la spiaggia Feltrinelli snatura l’habitat.
Il Pd probabilmente soffre di schizofrenia cronica e non curabile. Dove amministra la Destra, si fa ambientalista e dove amministra direttamente, si dedica alla distruzione ambientale come accade, per esempio, a -Milano Marittima dove ora si vende anche un tratto importante di pineta agli immobiliaristi. Il risultato è che ovunque, dalle coste alle colline, alle montagne, ai laghi, si è costruito per fare guadagni comunali e privati; facendo diventare questo Paese tra i più brutti e invivibili.
Il filosofo ROBERTO ESPOSITO ha scritto un articolo interessante su LA REPUBBLICA (14 ott.) per esporre e raccontare tesi e libri sulla questione dei “beni comuni”. Una foresta, una pineta, l’acqua potabile, l’aria che respiriamo, il terreno agricolo che ci garantisce il cibo, ma anche i monumenti storici o le piazze dove ci può incontrare, sono beni comuni appartenenti a tutti; non appropriabili da privati e dallo Stato per la sistematica eliminazione, inquinamento, distruzione con vari mezzi e scopi.
L’opzione dei beni comuni, scrive Esposito, sconta purtroppo una doppia diffidenza da parte dei partiti tradizionali, poiché siamo di fronte a un lessico trasversale, difficilmente riconducibile alla dicotomia destra/sinistra. Ma c’è anche il peso della tradizione giuridica coincidente con la storia della modernità che ha favorito la distruzione di boschi, torrenti, città e chiese, ecc., che in epoca medioevale sfuggivano alla proprietà privata e a quella degli stati .
Nel Novecento liberalismo e socialismo condividono la stessa logica che divide il mondo tra beni privati e beni posseduti dallo Stato. E’ così che nazionalizzazione e privatizzazione diventano addirittura parole d’ordine che attraversano tutto il Novecento.
Con la globalizzazione entrata in gioco nel nuovo secolo, altri soggetti proprietari come le multinazionali slegate da obblighi di responsabilità sociale, riducono il potere degli Stati e lanciano l’economia senza etica.
I partiti, eredi delle ideologie storiche del Novecento, almeno nel significato sociale che permane, si limitano a lanciare tesi e parole d’ordine a livello nazionale condite di qualche antico afflato etico. Ai livelli locali e regionali, per esempio, la formazione dei dirigenti del Pd è inesistente; vince una sorta di pragmatismo spicciolo senza alcun respiro culturale degno di questo nome. Spesso, molto spesso i dirigenti anziani e giovani si esprimono in uno stile linguistico involuto che è stato chiamato politichese. Tematiche come quelle del welf fare declinate ai temi dell’età anziana, della cura che continua a pesare sulle donne, sono di solito ignorate e,forse, sconosciute.
Un quadro assai deprimente in un’Italia alla deriva.
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