martedì 26 febbraio 2013

DOVE STIAMO ANDANDO? IL DOPO ELEZIONI POLITICHE

E adesso? Dove andremo a sbattere?Una volta si diceva e scriveva che il re è nudo. Nuda è tutta una “classe politica “ che ha fatto e disfatto il Paese Italia. Nuda, per esempio, rispetto al linguaggio. L’Italia è cambiata sotto i colpi della televisione generalista e del mercato delle merci. Essere, esserci, sentirsi al mondo con uno scopo, è stato nel passato legato alle ideologie laiche o alla religione. Ma il mondo delle merci nel capitalismo, più appunto il ruolo formativo delle coscienze che ha avuto la televisione negli ultimi trent’anni, ha contribuito alla secolarizzazione. Dice una giovane poco più che ventenne alla strizzacervelli: “Non so perché, ma ho bisogno sempre di cose nuove per sentirmi bene.” Appunto, cose nuove e merci da acquistare per dare effimero valore alla vita. Dunque, fine dei grandi ideali religiosi o laici post seconda guerra mondiale, e trionfo del qui e ora costruito sull’immediatezza della soddisfazione. E la religione? Utilizzata per fare da contorno all’apparire : un bel matrimonio con centinaia di invitati, una cresima o una prima comunione come un matrimonio. La fede? Quell’autentica è un po’ in disuso o relegata a qualche stormo di monaci e monache. Berlusconi in campagna elettorale ha comunicato usando il registro adatto alle vendite. Lui lo conosce e lo apprezza. Ha offerto delle merci appetibili, come l’abolizione dell’IMU e il suo rimborso. Ha offerto il suo corpo di vecchio e la sua costante voglia di negare l’invecchiamento e la fragilità; ovvero la lotta contro l’angoscia di morte tramite il ricorso alle tecnologie antinvecchiamento come il suo cranio coperto di peluria marroncina. Ha accarezzato l’obbligo morale che abbiamo di restare giovani…fino alla morte. Lo spettacolo continuo e lungo negli anni, di una classe politica segnata da doppiezza comportamentale e ipocrisia, ha esasperato gli animi. Monti e Ingroia hanno introiettato completamente lo stile comunicativo dei politici di professione, accarezzando promesse, lanciando proclami, attaccando aggressivamente gli altri; senza mai ammettere di aver fatto un errore. Persino ora, di fronte all’insuccesso. Non hanno compreso che c’era anche, in una parte dell’elettorato, esasperazione e stanchezza più mancanza di fiducia. Grillo non è un politico e non ha cercato di diventarlo. Ha usato il suo stile di comico. Ha battuto su tasti sensibili: l’acqua deve restare pubblica, la sanità deve restare pubblica, non TAV o ponti sullo stretto di Messina, la scuola deve restare pubblica, ma si deve tagliare nell’area militare. A cominciare dai cacciabombardieri, ecc. Ha lanciato tanti giovani, mentre Pd e company hanno comunque confermato tanto vecchiume parlamentare. Ha evitato le giravolte nelle varie Tv, da Ballarò a Piazza Pulita, dove i politici si azzannano e imbrogliano con la retorica parolaia. Ha riempito le piazze con lo strumento antico del comizio, che nel 1948, dopo il fascismo, sembrò veramente il modo più democratico di fare propaganda politica. Cosa combineranno i deputati e i senatori grillini? Sono anche i loro figli e figlie del consumismo e della caduta delle “grandi narrazioni”. Dicono: ogni due anni dimissioni e ricambio. Lo avevano giurato anche i Verdi al loro primo esordio in Parlamento nel 1987. Si sa com’è andata a finire. E dove sono finiti: nella “lista di collocamento “ di Ingroia. Grillo è un leader carismatico del tipo studiato dal sociologo Weber. E’ un’altra delle cose che caratterizza il nostro tempo: il bisogno di affiliazione e idealizzazione. Al posto della fede nel dio cristiano con la conseguente dipendenza dalla casta clericale, c’è l’abbandono fideistico ai guru della politica. Come andrà a finire?

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