L’Italia un Paese alla deriva? Lo scrive Marco Revelli: ” Siamo declinati credendo di crescere. Siamo discesi illudendoci di salire.”. (Poveri, noi, ed.Einaudi,2010)
L’Italia è il Paese europeo che ha perso ,in un decennio, ben 18 punti. In assoluto quello che ha perso più posizioni. Ma è anche il Paese dove “i partiti praticamente non ci sono più. Salvo la Lega. E, comunque sono tutti centralizzati e personalizzati. Compresa la Lega.”. (Ilvio Diamanti, in “la democrazia dell’irresponsabilità” La repubblica 13 dic.2010). Su cosa è accaduto negli ultimi decenni al sistema del partiti in Italia, ha scritto un bel saggio Mauro Calise (Il partito personale, i due corpi del leader. Ed.Laterza,2010).
La democrazia dei partiti è stata “l’incontro tra corpo sociale e corpo politico.”.
Ma nel corso degli ultimi decenni si registra la fine dell’egemonia dei partiti, del loro essere a conduzione collegiale a favore della leadership individuale. I capi postmoderni godono di un ampio consenso popolare, ma in forme più plebiscitarie e sondocratiche. “La loro forza consiste proprio nel potersi vantare di aver ripristinato – spesso attraverso lo strumento dell’elezione diretta- il rapporto tra leader e popolo che i vecchi partiti avevano logorato.”.
I nuovi leader sono in grado di interpretare il tratto emergente del nuovo millennio: la centralità dell’individuo.“ L’esplosione narcisistica dell’io è la piattaforma sociale che rilancia il potere personale come modello di leadership.”.
Gli attuali leader politici non sono più senza corpo, con una vita privata nascosta: ora hanno un corpo sovraesposto ; infatti all’estero siamo diventati “L’talia di Berlusconi”.
Il superamento dei partiti di massa ,in altri termini il loro tracollo ,ha generato i partiti personali che fanno leva sul populismo. Siamo così passati da una tradizione di voto ideologico ad un voto carismatico. Ma il voto leader oriented spinge a creare nuovi partiti per dare corpo a nuovi leader e a inedite modalità di formazione della classe politica e parlamentare. Nelle ultime settimane abbiamo assistito al deprimente spettacolo del mercato dei deputati prima del voto di fiducia al governo Berlusconi. Ormai ci si procura senza pudore la propria candidatura e permanenza in parlamento per il personale tornaconto economico. Si mira apertamente ai vantaggi di carriera, di reddito e di potere. In ciò implicitamente giustificati dal comportamento della Chiesa, che di nuovo apertamente spinge o sostiene questi e quelli per governi o alleanze allo scopo di mantenere i privilegi per le proprie istituzioni e per i cosiddetti “valori non negoziabili”.
Non esiste possibilità di verifica e di controllo diretto da parte degli elettori grazie a questo sistema (il porcellum) elettorale. “Chi eleggere dove. Chi candidare, ricandidare oppure escludere. “ ? Si chiede Diamanti.
Anche perché –scrive Giuseppe D’Avanzo su La Repubblica del 18 dic.(“ Se il governo risponde con i manganelli al rancore dei giovani senza speranza”) – siamo in presenza della rappresentazione dell’indifferenza dei governanti di fronte alla disperazione dei giovani privati della speranza e della possibilità di progettare il futuro . C’è indifferenza e ignoranza, mancanza di competenze necessarie in altri termini per pilotare un Paese. Basta ascoltare gli interventi dei soliti leader alla Tv quando i conduttori e le conduttrici invitano anche dei ricercatori e docenti universitari. E’ un dialogo tra sordi. Sembra che la “politica” e la “cultura” siano entità di diversi e distanti pianeti.
A una trasmissione Tv il ministro Bondi tentò la solita giustificazione dicendo che i disastri accaduti in Veneto per il mal tempo, si dovevano addebitare alla natura.
Un noto critico d’arte presente alla trasmissione gli fece notare che di naturale c’era ben poco, dato che il consumo di suolo a scopo cementificario registrato in Veneto ha sconvolto un paesaggio che prima era in perfetto equilibrio idrogeologico.
La deriva leaderistica, plebiscitaria e populistica in Italia ha poi caratteristiche originali, ovvero coerenti con il tradizionale familismo a sfavore del genere femminile: non si riesce neppure a pensare a una donna leader come Casini,Di Pietro ,Berlusconi, Fini. Le donne del sommo capo sono state scelte in genere con gli stessi criteri in uso per eleggere le miss Italia. Corpi funzionali alla vista e al desiderio erotico maschile e all’implicita conferma dei due ruoli fondamentali: puttana o madonna.
sabato 18 dicembre 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento