venerdì 3 agosto 2012
A CERVIA UNA FIACCOLATA E UN CONSIGLIO COMUNALE PER SANDRA, LA PARRUCCHIERA UCCISA DALL'EX
Cervia: l’estate scorre veloce in tornate di caldo soffocante. Ombrelloni semivuoti punteggiano la vasta spiaggia, singhiozzano i ristoratori e non ridono i negozianti. E’ la crisi con il suo 34 % di giovani disoccupati, di calo dei consumi e di aumento degli avventori mense della Caritas.
2 agosto sera: tante donne e qualche uomo si trovano nella bella piazza settecentesca per una fiaccolata con il consiglio comunale al completo e il sindaco con la fascia tricolore. E’ trascorso poco tempo dall’uccisione a Milano Marittima della parrucchiera Sandra Lunardini per mano del suo ex compagno che si è poi suicidato con la stessa arma da fuoco che portava, pare, sempre con sé. La fiaccolata è stata proposta da Linea Rosa per ricordarla e non dimenticare facilmente che il femminicidio continua in questo Paese molto più che in altri dell’Europa cristiana.
Subito dopo si riunisce il Consiglio comunale che ha all’o.d.g. anche la votazione della denuncia della violenza contro le donne e le misure da prendere.
Alcuni consiglieri chiedono di parlare. La zona riservata al pubblico è colma di gente, molti in piedi.
Il consigliere repubblicano Fantini dichiara di votare senz’altro a favore, ma con una precisazione che sostanzialmente ripete uno stereotipo assai diffuso tra la gente: gli uomini che arrivano a uccidere le donne con le quali hanno avuto o hanno una relazione, sono affetti da patologie. Punto.
Patologie non meglio precisate, perché l’effetto da ottenere tutto nella parola pronunciata. La violenza contro le donne riguarda una minoranza di uomini affetti da patologie mentali. Punto.
Depressione maggiore o bipolare, sindrome narcisistica, paranoia….
Il consigliere ha ottenuto, o creduto, l’effetto desiderato, più o meno consciamente: non è un problema di cultura, di mentalità fondata su tradizioni forti e persistenti. Per esempio, quella cultura che relega le donne nella sfera del privato o, nella modernità più recente, sottilmente le colpevolizza se si permettono di sottrarre troppo tempo alla cura della casa, dei figli, del marito, dei suoceri, ecc., per “dedicarsi” alla cura di sé. Quella cultura che spinge le madri a enfatizzare la dedizione ai figli maschi confermandone a dismisura il narcisismo primario.
Quella cultura scolastica e famigliare che trasmette ed educa ancora alla costruzione di identità polarizzate su le immagini di uomo legittimamente aggressivo e razionalmente forte, di donna razionalmente debole e tendenzialmente passiva e fortemente oblativa. Una cultura della Tv della Pubblicità dove i corpi delle donne sottostanno al desiderio maschile. Donne che imparano da bambine a misurarsi sul desiderio altrui.
Le cose però stanno cambiando perché c’è stato un possente movimento delle donne che ha contribuito a mettere un po’ in discussione le identità di genere tradizionali. E così accade che siano le donne a rompere relazioni insopportabili. Appunto, iniziative spesso difficili da reggere per quell’eterna tendenza a sentirsi figli incondizionatamente amati dalle mamme e dalle mogli-mamme . Anche perché mettono in la certezza del proprio diritto (ancestrale) al possesso delle femmine e alle regole dello scambio tra maschi.
Dunque, non si tratta di menti malate, bensì di menti che non reggono la crisi d’identità maschile, i cambiamenti rispetto ai ruoli sessuali tradizionali.
Nevrosi direbbe Freud, al massimo.
Dimenticavo l’omicida era un bresciano di sessanta anni. La stampa locale ha intervistato i suoi concittadini. Interessante alcune risposte: “Ma se era un così brav’uomo; andava spesso all’oratorio."
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