martedì 23 ottobre 2012

IL PRETE , LA SIGNORA E IL PREFETTO

La vicenda ha scatenato un putiferio che continua a dilatarsi sui media e su Internet. Le ragioni ci sono, eccome. Un prete di “frontiera” - questo il fatto- in quelle zone del Sud dove si muore tra Camorra e veleni conficcati nei terreni e liberati nell’atmosfera, un giorno di ottobre interviene in una riunione a palazzo di governo a Napoli, per denunciare la terribile situazione del territorio della sua parrocchia di periferia. E’ rispettosamente in piedi e si rivolge alla prefetta di Caserta chiamandola Signora. L’anziano collega prefetto di Napoli lo interrompe accusandolo di mancanza di rispetto verso la prefetta e verso le istituzioni. E’molto adirato e continua per un po’ a impedire al mite prete di scusarsi. Segue una reazione a catena perché , così pare a giornalisti, a semplici cittadini, a politici : il prefetto ha mancato di rispetto a un prete che rischia la vita per difendere i suoi parrocchiani contro i soprusi della Camorra. Vero. Don Maurizio Patricello in seguito cercherà di spiegare il suo punto di vista anche scrivendo una lettera aperta. Tra l’altro , precisando che si è rivolto alla prefetta con il signora proprio per un grande e sincero rispetto. La cosa curiosa, poi non tanto, è che a nessuno è venuto in mente di osservare che il prete non si sarebbe certo rivolto al prefetto di Napoli chiamandolo signore . Lo avrebbe chiamato prefetto, o signor prefetto. Un uomo appartiene, prima di tutto, a se stesso, una donna, prima di tutto, a un uomo. Una volta una donna nubile era una signorina, una donna sposata una signora. Immaginiamo una tavola rotonda di professori. Il moderatore presenta via ,via i relatori. Chiama gli uomini professore o professor tal dei tali ma, al momento di presentare una donna dice, semplicemente “la signora…”. Un medico e una medica entrano in un condominio insieme per accedere allo “studio associato” e ,incontrando uno o due o tre condomini, ricevono i saluti : “Buon giorno dottore, buon giorno signora!”. Con questi esempi si potrebbe continuare all’infinito. Don Patricello ha semplicemente e inconsciamente obbedito allo stile comunicativo sessista che caratterizza ancora le società segnate dalla cultura patriarcale; soltanto in crisi. Pertanto, o si disconosce , implicitamente, l’autorità femminile con il signora o si usa il “neutro universale” dicendo prefetto al posto di prefetta, ministro al posto di ministra. Fino all’esilerante titolo apparso una volta in un quotidiano di provincia: “IL MARITO DEL SIGNOR MINISTRO…” Ma guarda caso, la polemica in questione ha preso un’altra piega . Siamo in Italia, no?

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