mercoledì 2 gennaio 2013

LE DONNE MUSULMANE E LA NUOIVA MOSCHEA DI RAVENNA

Il nuovo anno è cominciato in tanti modi qui e là nel mondo. Ci saranno da affrontare tanti problemi economici e politici in una situazione di crisi profonda e generalizzata. Ma ci saranno anche vecchi problemi incancreniti da riprendere, si spera, con occhi più attenti e aperti; culturalmente e politicamente. In Egitto i Fratelli Musulmani hanno messo le mani sulla nuova costituzione che alle donne non sta del tutto bene visto che insiste troppo sulla sharia come legge base dello stato. In Italia i Fratelli Musulmani forse hanno messo le mani sulla nuova grande moschea di Ravenna la cui apertura è imminente. L’UCOII (Unione delle Comunità islamiche d’Italia) governa già la meravigliosa moschea di Roma. La loro “politica”è stata ed è quella di perseguire una integrazione dei musulmani in Italia a metà. Primo: si appartiene alla comunità dei credentidell’Islam, secondo :si appartiene anche l’appartenenza alle nazioni dell’immigrazione.E’ la linea deifinita dai sociologi come neo tradizionalismo. Così anche una moschea deve rendere evidente in tutte le sue manifestazioni la cultura islamica secondo l’interpretazione dei Fratelli Musulmani. La denuncia , per Ravenna-moschea, parte dall’interno. O meglio, dalle donne Life, associazione di donne musulmane molto attiva in vari campi del sociale e della cultura. Khalid Akarkaov, Marisa Iannucci, Ahmed Elgaras , denunciano infatti la mancanza di trasparenza e democrazia del Centro studi islamici che gestisce la struttura della nuova moschea alle Bassette. L’attuale dirigenza è la stessa dal 2009 . Le dirigenti Life denunciano che il direttivo dovrebbe essere rinnovato ogni anno e che non si è mai tenuta un’assemblea generale. La stampa locale riporta addirittura l’intervento delle forze dell’ordine per un’assemblea convocata il 22 dic. da coloro che poi hanno dato vita, il 25, al comitato cintrario all’attuale gestione del Centro islamico. La Iannucci avrebbe anche denunciato – e poi ritratto per quanto riguarda la sua persona- pesanti intimidazionie e inviti a non partecipare. L’imminente apertura della nuova moschea, vedrebbe addirittura estromessa l’associazione femminile che ha sempre attivamente partecipato alla vita della comunità ravennate. Un quotidiano riporta le parole della iannucci:” Vogliamo che la moschea sia un luogo della comunità msulmana ravennate, al cui interno non ci devono essere differenze di nazionalità e provenienza, dove non intendiamo importare una cultura politica, quella dei fratelli musulmani, che non ci appartiene. Qui non vogliamo raiss. Vogliamo un luogo che sia di tutti i ravennati, anche dei non musulmani, dove le donne possono entrare dalla porta.” Il sindaco di Ravenna Matteucci , riferendosi alla lettera aperta della presidente Life,ha dichiarato di aver inoltrato alle autorità competenti le pesanti denunce relative alle intimidazioni ricevute e di voler prestare attenzione affinchè nella città bizantina, sia chiara l’intenzione di fare rispettare, anche alla moschea, la nostra Costituzione e le nostre leggi. Cosa vuol dire? Quali articoli della Costituzione? L’art. 3? Cioè, non si devono fare differenze di religione, né di sesso? I politici di lungo corso, sinistra o destra, non si smentiscono: il loro parlare deve sempre essere volutamente generico per non scontentare nessuno : a favore o contro i musulmani e gli immigrati in genere. Ancora di più quando si tratta di prendere posizione a favore delle donne. Comunque, uno dei due presidenti della comunità ravvenate musulmana sotto accusa è Moustapha Toumi, mediatore culturale. E’ un bel problema quello dei mediatori e delle mediatrici culturali. Cosa vuol dire “mediare” da una cultura all’altra quando, semplicemente, si appartiene in origine a una determinata cultura e comunità? Quello che sta succedendo a Ravenna per la nuova moschea è comunque un segno dei tempi. I tempi del radicamento delle genti immigrate, delle cosiddette seconde generazioni di giovani donne e giovani uomini nati o cresciuti in Italia. Life, associazione di volontariato di donne musulmane con un vasto campo di interventi dai corsi di lingua italiana per le donne straniere e araba per le donne italiane, ai collegamenti con Linea Rosa interessata alla violenza contro le donne, ai servizi di catering con cibo etnico , ai convegni di studio e altro ancora, mostra una scelta di genere che forse dà fastidio a coloro che, non soltanto nella cultura islamica, soffre di gender blind.

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