lunedì 28 marzo 2011
IN VALTENESI (LAGO DI GARDA( FORSE IL CEMENTO SI E' FERMATO
C’è un territorio del lago di Garda che si chiama Valtenesi. E’ costituito dalle colline moreniche che circondano il lago di natura glaciale. Quando i ghiacciai si sono ritirati 15-20.000 anni fa, hanno depositato masse di detriti e, 5.000 anni prima di Cristo, permesso i primi insediamenti umani. Ma sono stati i Romani, nel II e III secolo A.C. a conferire al territorio un assetto organizzativo fatto di aree collinari coltivate a vite e olivo che, più o meno tale è rimasto fino a circa 15-20 anni fa. Un territorio paesaggistico e architettonico di incomparabile e struggente fascino, come ben erano consapevoli gli stranieri che visitavano e soggiornavano in queste zone nei secoli scorsi. Basta ricordare il pittore inglese Turner che nella Valtenesi cercava l’ispirazione per i suoi acquerelli .
La speculazione edilizia in Valtenesi è stata a dir poco scriteriata, come se tutti i comuni avessero trovato un punto in comune -al di là dei diversi schieramenti politici-ne nell’assumere il volto e la ferocia di un Attila contro l’ambiente naturale.
Gabriele Loviesetto, segretario del Comitato per il Parco delle Colline Moreniche ha scritto: “I terreni agricoli, compresi i preziosi terrazzamenti con segnati dagli antichi romani, costellati e impreziositi dagli olivi e da ordinati filari, hanno spesso lasciato il posto a compolessi edilizi stile costa Smeralda o a disarmoniche villette a schiera. Una lunga fetta del patrimonio viticolo e olivicolo della Valtenesi è sparita (…)E’ davvero sorprendente che dallo scenario deprimente descritto tre sindaci –Patrizia Avanzini di Padenghe, Lorella Lavo di Moniga e Paolo Simoni di Manerba- si rendano conto che il territorio libero da insediamenti cementizi rimasto nei loro Comuni costituisce un bene che non può essere ulteriormente dilapidato e così con un lavoro di coinvolgimento e condivisione, al quale questo Comitato non è estraneo, si è passati a porre freni ai rispettivi Piani di Governo del Territorio (PGT) o addirittura azzerare il consumo come nel caso di Moniga.”.
Ben venga tutto ciò , ma intanto una domanda: il caso del parroco di Padenghe che ha rifiutato la proposta dei monaci di Bose ( il cui Priore è il famoso Enzo Bianchi) di utilizzare la struttura a lato della chiesetta romanica di S.Emiliano nel territorio del Comune di Padenghe per un centro studi, per poi progettarne l’ampliamento ampliare in vista di un ristorante ,come è stato risolto? Perché ci sono state prese di posizione da parte dei comitati della zona, ma chi sale fino all’antica deliziosa struttura romanica, si trova di fronte a lavori di ampliamento.
Sempre, ovviamente a “fin di bene”: la chiesetta viene utilizzata per i matrimoni e allora ci mettiamo anche il ristorante. E’ questa la cultura ( o meglio la mentalità) che ha favorito la speculazione incurante dei patrimoni dell’umanità.
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