martedì 17 luglio 2012

UN GRILLO PARLANTE E UN CAVALIERE IN RIEDIZIONE

Fa discutere e reagire d’indignazione il blog di Beppe Grillo sulle ultime vicende del Pd, quando la Bindi a una’assemblea, ha cancellato la possibilità di votare un o.d.g. o giù di lì, sulla legittimazione giuridica delle unioni omosessuali. Il parallelo con la famosa frase di Berlusconi sulla Bindi più intelligente che bella, è facile e veritiera. Il comico leader ha scritto, letteralmente ,che “La Bindi ,che problemi di convivenza con il vero amore non ne ha probabilmente mai avuti, ha negato la presentazione di un documento sull’unione civile tra gay.” Richiamando, di un sol colpo, uno stereotipo: una donna vale meno se non è sposata o suora. Ovvero, se non si è (ufficialmente) identificata con i doveri sponsali e materni, fisici o spirituali. Bersani ha dichiarato che Grillo è più maschilista del cavaliere. A dir il vero: Grillo, il cavaliere e tutti gli altri, come si evince anche dalle richieste dimissioni alla consigliera regionale della Regione Lombardia Minetti, fatta eleggere nel listino bloccato di Formigoni per volontà dello stesso Berlusconi e da lui recentemente difesa in un intervento telefonico all’Infedele di Gad Lerner. Tradizione per tradizione maschilista: le donne sono oggetto d’uso qui e là, senza tanti scrupoli. E se oggi conviene al cavaliere redivivo, magari per rifarsi la faccia con il Vaticano, cancellare le “sue” donnine imposte nei posti della politica regionale o nazionale, questo si deve fare prontamente come dimostrano le varie dichiarazioni, a cominciare dalla Santanchè che la Minetti difese con il riferimento alla Jotti: assunta in Parlamento perché “donna del capo”. Ora la coriacea donna-di-potere dichiara che la Minetti deve togliersi di mezzo perché fa la consigliera per lo stipendio; non per amore della politica. Cioè una cosa che tutti/e sapevano in Italia e dintorni. Per squalificare la democrazia rappresentativa Berlusconi (a favore di un’idea, o forma di governo che paurosamente assomiglia a qualcosa di già vissuto in Italia!) ha sempre usato le belle donne che lo avevano affascinato (e servito) senza andare troppo per il sottile, tipo guardare alle competenze culturali e all’esperienza politica sul campo. Grillo, la notizia c’è stata poco sulla stampa, aveva dichiarato al Corriere della Sera (25 giù.) che i diritti delle donne in Iran sono rispettati: “ Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna in Iran, è al centro della famiglia.” Certo, è talmente al “centro” che fuori se non si occulta sotto veli (meglio se neri ) da capo a piedi rischia la censura e le sue conseguenze micidiali. Così sappiamo qualcosa di più sull’ideologia personale del leader 5 stelle. Un’ideologia italiota consolidata e dura a morire, come si evince dalla scarsità di presenze femminili nei posti chiave della politica di tutti i partiti. Come salta fuori dall’inchiesta dell’Espresso (19 lug., Morire d’onore) sulle tante donne uccise in Calabria (dalla ndrangheta) per punirle di un tradimento vero o presunto. Nel 1981 (non nel 1881!) è stata cancellata la norma che permetteva le attenuanti per i delitti d’onore; da intendersi quelle uccisioni, da parte dei maschi parenti, di giovani nubili, sposate o vedove, che sgarravano rispetto ai “doveri” del loro status di femmine -proprietà dei maschi di famiglia. L’Espresso scrive che si riconosceva il valore sociale dell’onore e, dunque, le attenuanti a chi ammazzava per difendere la reputazione; della famiglia, cioè dei maschi. Ebbene, perché le attenuanti sono state cancellate, ma l’usanza tribale patriarcale permane forse non soltanto in Calabria, le donne che sgarrano rischiano….il suicidio. Moderno aggiornamento del delitto d’onore, amen. Magistrate come Alessandra Cerreti ha convinto alcune giovani a collaborare garantendo protezione e così sono partite delle indagini. Resta l’amaro in bocca rispetto al teatro della politica: anche le presunte novità, come il movimento di Grillo, mostrano bel presto il lato solito, antico e refrattario al cambiamento del maschilismo.

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