Oggi è il secondo giorno. Domani sarà di nuovo silenzio. I quotidiani macinano necessariamente le novità . I problemi contenuti nelle notizie rischiano così di sfumarsi e sparire. Una ragazza di 17 anni figlia di pachistani viene rapita da una comunità dove era stata messa dai giudici quando l'avevano sottratta al padre violento. In men che non si dica le forze dell'ordine scovano la ragazza, il padre,la madre e i due fratelli fuggiaschi. I quotidiani ritornano con dovizia di particolari e di commenti ancora il giorno dopo. Così impariamo che la giovane voleva vivere, come la Hijna pachistana uccisa qualche anno fa a Brescia, e come la marocchina del Friuli nel 2009, all'occidentale. Così impariamo che il padre non poteva tollerarlo e che per rimediare, anche agli occhi della giudicante comunità, l'ha rapita per farla rinsarvire velocemente con un matrimonio combinato. Così impariamo che il figlio di 16 anni lo ha aiutato per sentirsi -o essere riconosciuto- come un vero uomo. Un caso isolato?
Pare proprio di no. Al Corriere della Sera (20.1) Mara Tognetti docente di Politiche dell'immigrazione all'Università la Bicocca di Milano, ha raccontato che poi ogni tanto qualcuna sparisce dalle superiori , oppure non rientra dopo le vacanze; e che "Le seconde generazioni delle ragazze sono e saranno una vera emergenza. Se non si interviene con politiche più incisive, i contrasti tra l'idea di famiglia imposta dai genitori e il modello delle adolescenti diventerà inconciliabile". Perchè i problemi nascono, per le femmine, quando arrivano alla pubertà. Quando iniziano a desiderare di vestirsi all'"occidentale", con la maglietta stretta , il trucco la gonna troppo corta ecc..Quando, arrivate alla mattina a scuola, si tolgano il velo e lo ripongono nella borsa con i libri. Peggio ancora quando si innamorano di un coetaneo italiano e/o non musulmano o di una nazionalità invisa. Così si arriva alle nozze imposte come rimedio o al rinvio nel paese di origine. Ma prima arrivano le botte e e anche peggio. Gli uomini, padri ,zii, fratelli e membri della comunità vivono sempre come un disonore la ribellione delle femmine . Il sentimento di appartenenza e l'identità collettiva è sempre legata al corpo delle donne. Loro hanno il compito di testimoniare la potenza virile con la sottomissione mediante il rispetto dei ruoli sessuali. Quando poi ci si mette di mezzo la religione a supportare le culture tribali, per le donne si mette proprio male.
mercoledì 20 gennaio 2010
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