martedì 2 agosto 2011

TINA ANSELMI E I SUOI DIARI

Nel 1981 Tina Anselmi accettò la carica di Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta della P2 di Licio Gelli. Da poco è uscito un poderoso volume (ed. Chiare Lettere) a cura della giornalista Anna Vinci con i diari di Tina Anselmi scritti su tanti foglietti in quel periodo. Si sa che Tina Anselmi non gode di ottima salute da diversi anni e infatti il suo nome non sta più nelle cronache di questo povero Paese che lei amava girare , dopo il suo ritiro dalla politica parlamentare e di partito, per raccontare soprattutto il periodo partigiano che la vide staffetta generosa nel trevigiano. Alcuni giorni fa navigando nel Web a caso, mi sono imbattuta in un video dedicato alle ministre d’Italia: da Tina Anselmi a Mara Carfagna.
Tina è stata la prima ministra, anno 1976, di questa Repubblica misogina. Nel video ci sono le sue foto di ragazza a Treviso e una bella intervista (1983) di Enzo Biagi sui lavori della commissione P2. Biagi le chiede se sono stati interrogati i politici e Tina risponde “Li abbiamo ascoltati in seduta pubblica…”. In seduta pubblica? Certo, risponde, perché il politico “deve sempre rispondere al Paese di ciò che fa…”. Lapalissiano, no?
Invece ora c’è un gran darsi daffare per invocare la privacy dei politici, delle persone con cariche pubbliche.
E’ il segno dello stravolgimento di mentalità avvenuto in questi lunghi anni di berlusconismo imperante. O ,per dirla con il sociologo Bonomi, di “individualismo proprietario”.
Chissà se un giorno Tina Anselmi accetterà di pubblicare anche i suoi diari segreti degli anni sessanta?
Lo ricordo: eravamo nel belvedere della Camiluccia, ovvero al centro Alcide De Gasperi a Roma: la villetta che Mussolini regalò alla sua amante Claretta Petacci sulle stupende colline romane. Dopo la guerra venne acquistata dalla Democrazia Cristiana che, nell’immenso parco, costruì qualche camerata per ospitare d’estate i giovani e le giovani da formare alla vita politica dirigenziale.
Le giovani del Movimento Femminile, di cui Tina era vice delegata nazionale , salivano in luglio alla Camiluccia per il corso estivo . Lei era sempre presente insieme alla delegata nazionale Gabriella Ceccatelli. Dopo cena - i pasti si consumavano nella sala da pranzo della villa- si “prendeva” il ponentino nel belvedere cantando in coro (in suo onore “Bella Ciao”) o ascoltandola, anche, raccontare, barzellette in lingua veneta.. Fu in una di quelle sere, 1964 o 1965- che Tina accennò a suoi diari aggiungendo che contenevano informazioni esplosive. Come corrente faceva parte di quella morotea e a Moro era molto legata personalmente. Nel 1968 venne candidata alla Camera dei Deputati. Ritornò a Treviso - lasciando Roma dove si era trasferita per fare la dirigente nazionale del Movimento Femminile- per curare la campagna elettorale nel collegio Treviso –Padova. Non le fu facile, perché ,specialmente a Treviso, prevaleva la DC di destra. Ci riuscì e tornò a Roma da deputata. Ci riuscì con pochi spiccioli perché il Partito alle donne aveva riservato soltanto quelli.
Quando diventò ministra della Salute ebbi l’occasione di andarla a trovare nella sua casa di Castelfranco Veneto. Non ero più della DC, ma con Tina il legame affettivo non si era spezzato. Mi raccontò che si erano presentati a Roma due industriali farmaceutici che le avevano chiesto di brevettare dei farmaci velocemente o giù di lì, pronti a essere generosi con lei. In lingua veneta mi disse che era andata su tutte le furie e aveva gridato: “fora, fora…..” .
Altri tempi.



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