Una giovane donna con fatica ha ottenuto di esercitare le sua professionalità in un ambito professionale di prestigio, ma ora vive un incubo. Dopo il primo figlio il suo partner le ha proposto di farne un secondo e lei stessa lo desiderebbe, ma sa per certo che al rientro dalla maternità quel "posto" non lo troverà; e che verrà trasferita a una mansione inferiore e assai poco gratificante. Si sente tormentata da pensieri contradditori: accogliere il desiderio di entrambi e la ragionevolezza di dare un fratello o una sorella al primo figlio e quindi far prevalere il compito "naturale" dell'essere (in quanto donna prima di tutto madre) o rispondere al desiderio dell'affermazione e della realizzazione professionale? A lui, al futuro padre non tocca questo dilemma.Essendo la cultura tradizionale ancora diffusa e potente , finisce anche per sentirsi anormale , cioè poco femminile. E sa anche che non può parlarne nè con la madre, nè con la suocera, nè forse con le amiche e gli amici coetanei perchè continuano a ritenere doveroso mettere al primo posto il ruolo materno-sponsale.
Quando Luisa Muraro (La Repubblica,LA PARITA' DEI SESSI E' UNA FARSA, 19.3.010) scrive che se le donne non ottengono di occupare gli stessi posti degli uomini, le stesse cariche, gli stessi mestieri, non è la "prova provata di una discriminazione", perchè forse le donne "non vogliono perchè, forse, hanno altre priorità ", dovrebbe ascoltare storie come quella sopra raccontata.
mercoledì 14 aprile 2010
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